Il risultato è sorprendente. Stanza dopo stanza, da 5 anni, a Loverciano era in corso il restauro dei soffitti lignei a cassettoni e dei fregi che decorano tutti i cinque locali del primo piano della Villa Turconi a Castel San Pietro. Fregi che “raccontano” di paesaggi di mare o di valli ma anche di Nereide con i tritoni o di Satiro che scopre una ninfa e ancora di giochi fra putti e mostri marini.
Mettere mano a tutto questo patrimonio artistico è stato un percorso che la Fondazione Sant’Angelo Loverciano ha fortemente voluto per il pregio della storica proprietà e per offrire a tutti la possibilità di apprezzarlo. E allora niente di meglio che organizzare una giornata di porte aperte: domani sabato 21 maggio dalle 10 alle 16 ciascuno potrà visitare i magnifici spazi della Villa e conoscere il prezioso lavoro dei suoi formatori e apprendisti.
Sulla soglia della villa incontriamo il presidente della Fondazione Egidio Centonze. Appare molto soddisfatto e ci racconta di quest’avventura: “Abbiamo investito 500 mila franchi senza incidere sui fondi necessari per lo scopo principale della nostra attività che è quello educativo e di formazione professionale. Oltre a diversi contributi da parte di Fondazioni della Svizzera interna, abbiamo ricevuto un importante sostegno dalla NCKM Promo Mendrisio ed i sussidi dell’Ufficio cantonale dei Beni culturali”. L’intervento è stato compiuto dal restauratore Massimo Soldini sotto la direzione dell’architetto Gabriele Geronzi. La villa è della fine del 1’600, epoca alla quale risalgono anche i soffitti lignei mentre i fregi murali datano dell’inizio del 1’700 e sono opera di vari autori. La villa nasce come residenza di campagna dei conti Turconi di Como che nel 1593 acquistarono vasti fondi in una zona chiamata “Loverciano”. Eressero una prima dimora con cappella dedicata a San Carlo e poi – verso la fine del Seicento – costruirono la fastosa villa. La villa è citata in un documento di Simona Martinoli e Elfi Rüsch, insieme ad altre due ville del Mendrisiotto: quella vescovile di Balerna fatta erigere dal vescovo di Como all’inizio del Settecento e l’antica villa della Torre (o Torriani) oggi Istituto agrario di Mezzana. Ma torniamo al presente e chiediamo al presidente come sia partita l’idea della ristrutturazione: “Nel momento del passaggio di mano dalla Congregazione delle suore della Carità della Santa Croce di Ingenbohl (proprietarie dal 1950 con l’istituzione del Collegio Sant’Angelo) alla nostra Fondazione – ricorda l’avvocato Centonze – una delle suore, di nome Caritas, aveva raccomandato alla nuova dirigenza di mantenere la bellezza del luogo perché questo avrebbe costituito la metà dell’opera educativa. Il bello contribuisce alla missione educativa e alla crescita dei ragazzi, sosteneva suor Caritas. Ricordo anche quanto tenesse a dar continuità all’istituto, suor Luigia Proserpi che è deceduta alcuni anni fa”. Facciamo un passo indietro. Nel 2006 le suore della Carità ancora attive nell’istituto si mossero per evitare una chiusura dello stesso per mancanza di personale religioso. Coinvolsero amici e familiari di ospiti. Desideravano che la loro opera animata da responsabilità e passione per l’educazione radicate nell’esperienza cristiana, continuasse a favore di minori e giovani maggiorenni in situazione di disagio o con disabilità offrendo loro una formazione scolastica e professionale (le suore erano state chiamate a Castel San Pietro dall’allora vescovo di Lugano, mons. Angelo Jelmini). E così, nel 2007, grazie all’iniziativa e alla generosità di benefattori privati e all’intervento dell’allora vescovo di Lugano mons. Pier Giacomo Grampa (oggi vescovo emerito), è nata la Fondazione Sant’Angelo di Loverciano. “Fin dai primi anni ho iniziato a rendermi conto che occorreva porre mano al risanamento di diversi elementi architettonici; – continua il presidente – abbiamo iniziato con il ritinteggio esterno della villa con i suoi particolari artistici e la ridefinizione del parco storico dopo un attento studio paesaggistico. Volevamo riportarlo alla sua forma originale ed il progetto è stato eseguito con i ragazzi della formazione professionale interna all’istituto”. I terreni della villa si estendono su 50 mila metri quadrati, compresa l’azienda agricola.
L’istituto attuale è attivo su due fronti: la Scuola speciale e la Formazione professionale di ragazzi al beneficio di provvedimenti AI e che grazie ad una formazione professionale vengono inseriti nei circuiti lavorativi del settore primario (soprattutto aziende). Inizialmente le formazioni erano soprattutto legate alla cucina e l’economia domestica; dal passaggio alla nuova proprietà invece la struttura offre percorsi formativi anche riferiti alla fattoria e alla manutenzione degli immobili. “Al momento abbiamo 40 ragazzi che frequentano la scuola e 12 giovani impegnati nella formazione professionale. Risiedono tutti nel Sottoceneri” annota il nostro interlocutore spiegando come anche la fattoria sia stata riavviata e ristrutturata come luogo di lavoro per i ragazzi.
• Prossima e ultima tappa:
il risanamento energetico
La tappa finale di questo percorso di rinascita sarà il risanamento energetico della struttura. E con questa fase si concluderanno tutti gli interventi sull’edificio storico. Nelle stanze del primo piano, oltre ai soffitti ed ai fregi, si fa notare la collezione di dipinti alle pareti. Quanti sono? “In totale 350; – replica l’avvocato e la sua memoria torna ai giorni del passaggio di proprietà – suor Tiziana mi consegnò il biglietto da visita di un imprenditore basilese – André Becht – che, visitando la Villa Turconi aveva proposto di cedere la sua collezione alle suore. L’offerta era stata declinata perché al momento le sorelle sapevano che avrebbero dovuto lasciare l’istituto. Io lo contattai e accettammo la proposta. La sua collezione di quadri seguiva un filo conduttore: il valore educativo e salvifico della bellezza. L’imprenditore aveva avviato la sua collezione dopo aver scoperto di essere malato di tumore e forse la passione che sviluppò per quest’operazione lo aiutò a guarire. Oggi ha 85 anni e viene regolarmente a trovarci”. La collezione di quadri dell’imprenditore basilese André Becht è fruibile al pubblico. Per visitarla occorre accordarsi con i custodi della Villa.
• Sale a disposizione
per eventi privati o aziendali
In sintonia con lo spirito maturato in questi anni dalla Fondazione, le sale del primo piano – spiega Vania Balmelli, responsabile Eventi – vengono messi a disposizione per eventi privati o aziendali (anche matrimoni). Il ricavato serve per mantenere la villa e contribuire alla formazione professionale dei giovani che frequentano la struttura. Quella di Loverciano sembra quindi una storia di rapporti umani, di passione per la formazione dei ragazzi e di arte e bellezza.