L’Ala Sud dell’OBV apre le porte

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Il team di specialisti del RAMI di Mendrisio: Milos Mijic, Erika Carrara, dr. med. Fabiano Meroni, dr. med. Davide Grassi, dr. med. Davide Pagani, dr.ssa med. Diana Breibach.

Il Reparto Acuto di Minore Intensità, basato su un concetto innovativo di presa a carico e sulla definizione di un percorso riabilitativo mirato, è entrato in attività martedì scorso. Il RAMI occupa l’intero terzo piano dell’Ala Sud dell’ospedale regionale di Mendrisio che sarà inaugurata alla fine del mese. Dotato di 22 camere singole e 4 doppie, si rivolge a pazienti in condizioni di stabilità clinica che necessitano di un periodo di cura in regime stazionario.
Ampie pareti vetrate aperte sul paesaggio, luce naturale e colori caldi. Sono gli aspetti che catturano l’attenzione al primo ingresso nel nuovo Reparto Acuto di Minore Intensità (RAMI); entrato in attività questa settimana, al terzo piano dell’Ala Sud dell’Ospedale della Beata Vergine di Mendrisio, il reparto ha accolto martedì la prima paziente.

Un concetto innovativo
L’offerta si basa su un concetto innovativo di presa a carico. Il RAMI è concepito infatti per pazienti in condizione di stabilità clinica che, a causa di una situazione di temporanea fragilità, necessitano di trascorrere un periodo di cura – di durata variabile da pochi giorni ad alcune settimane – in regime stazionario. Una sorta di tappa mediana, per dirla in altri termini, che faciliti il rientro al domicilio dopo la dimissione dall’ospedale acuto per persone per le quali non è indicato un regime di riabilitazione intensiva. Ma anche un luogo di approdo per coloro che, per ragioni disparate – a seguito di un incidente, di una malattia che li ha debilitati o perché bisognosi di cure infermieristiche quotidiane – sono impossibilitati a rimanere a casa propria, laddove la logistica non favorisce l’autonomia.
La degenza è intesa nell’ottica di fornire prestazioni che richiedono una sorveglianza costante dello stato di salute e per consentire alla persona di ritrovare la migliore condizione. Non ci sono limiti di età per quanto riguarda l’ammissione, né limiti temporali legati alla permanenza.
“Si tratta in effetti di una struttura di presa carico intermedia” spiega il dr. med. Fabiano Meroni, responsabile medico RAMI a Mendrisio che, con Rosy Bernasconi (responsabile infermieristica OBV) e il caporeparto RAMI Milos Mijic, illustrano a l’Informatore le peculiarità legate agli spazi all’ultimo piano dell’Ala Sud dell’ospedale regionale in via Turconi che verrà inaugurata ufficialmente alla fine del mese.

Il programma di riabilitazione
La capacità massima è di trenta posti. Il reparto dispone di 22 camere singole e 4 doppie, dotate di servizi privati, TV e telefono. Le aree comuni arredate con poltroncine, tavoli e sedie sono localizzate alle due estremità del reparto. Le attività riabilitative rivestono un ruolo di primo piano con sale dedicate a fisioterpia e trattamenti diversi e una palestra attrezzata. Non manca una cucina pensata anche per esercizi legati all’ergoterapia. I corridoi che percorrono in lunghezza tutto il piano, così come le scale, potranno fungere da “area di allenamento” per la ripresa della mobilità.
Il percorso riabilitativo è mirato, attraverso il recupero delle risorse pisco-fisiche e funzionali, a supportare il paziente accompagnandolo verso il rientro al proprio domicilio, oppure il trasferimento in un’altra struttura.
La presenza medica è costantemente garantita. Per quanto riguarda il servizio infermieristico, come conferma Milos Mijic, l’accento è posto sul rapporto di fiducia che si instaura tra paziente e curante. Il raggiungimento degli obiettivi di recupero passa in effetti attraverso l’assegnazione a ogni degente di un infermiere di riferimento, figura fondamentale anche per le comunicazioni con i familiari che potranno fare visita ai loro cari tutti i giorni tra le 13 e le 20.

L’importanza della rete
Il lavoro, aggiunge Rosy Bernasconi, è organizzato in ottica di team. L’attenzione è posta sull’importanza della sinergia tra infermieri, operatori socio-sanitari, assistenti di cura, fisioterapisti, ergoterapisti, dietisti,…
Il concetto di rete è esteso anche a enti che operano a livello territoriale nella prospettiva di preparare al meglio il rientro a casa, attivando tutti i servizi di cui può necessitare il paziente. L’assistente sociale collabora con il personale curante nella pianificazione della dimissione e presa in carico a domicilio.
L’ammissione al RAMI, come osserva il dr. med. Fabiano Meroni, richiede la prescrizione da parte di un medico operante in ambito ospedaliero o di un medico di famiglia del territorio. La stessa è definita sulla base di criteri di inclusione specifici. L’équipe del reparto, disponendo del fascicolo completo del paziente che tiene conto degli aspetti sociosanitari, valuta l’insieme delle problematiche che si presentano e il potenziale riabilitativo del candidato. Da un lato, come detto, è fondamentale la stabilità clinica della persona, dall’altro devono essere definiti degli obiettivi di ristabilimento raggiungibili attraverso un percorso ben determinato.
Settimanalmente viene fatto il punto della situazione con tutto il team allo scopo di analizzare il cammino compiuto e di vagliare eventuali opzioni adatte alle esigenze del paziente e alle sue condizioni cliniche.