Mosè poliedrico emigrante

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La grande famiglia di Bertoni intorno al 1914: Eugenia e Mosè circondati da figlie, figli, generi e nipoti. È riprodotta nel volume a pagina 102.

Mosè Bertoni, emigrante bleniese in Paraguay, è fra le figure più straordinarie dell’emigrazione ticinese di fine Ottocento. Lo vediamo in quest’immagine (a destra), con la barba, al centro di una grande famiglia e siamo intorno al 1914. Dai sogni giovanili al naufragio finale: sulla sua vita e le sue opere si sono chinati gli storici Patrizia Candolfi e Danilo Baratti con la pubblicazione del volume “Dalle Alpi al Paranà” (Edizioni Casagrande, 2022) che sarà presentato domenica 3 aprile dalle 17 alle 18.30 a La Filanda di Mendrisio.

Il libro “Dalle Alpi al Parana. Vita e opere di Mosè Bertoni, emigrante bleniese in Paraguay (1857-1929)” segna una tappa importante nel percorso di ricerca di Danilo Baratti e Patrizia Candolfi sul “sabio Bertoni”. Come sottolinea lo storico Renato Simoni “il denso volume dialoga a quasi tent’anni di distanza con l’Arca di Mosè, la biografia epistolare sullo scienziato bleniese, pubblicata nel 1994 e che rimane, con le sue 830 pagine, l’opera di riferimento sul poliedrico personaggio: agronomo e meteorologo, antropologo, studioso delle lingue e cartografo”. La nuova pubblicazione, dopo un lavoro di ulteriore indagine al di qua e al di là dell’Atlantico, diffusa in vari studi sull’arco di un ventennio, costituisce un’aggiornata sintesi rivolta ad un più largo pubblico di lingua italiana. Come spiega il professor Simoni, questa pubblicazione segue le due edizioni di Vida y obra del sabio Bertoni (la prima nel 1999 e la seconda accresciuta nel 2019). Il volume che sarà presentato il 3 aprile non è la semplice traduzione dell’ultima versione spagnola, ma la completa con ulteriori adattamenti ed un nuovo capitolo. Lo studio si struttura in tre sezioni. La prima traccia la biografia di Mosè tra Europa, Argentina e Paraguay, mettendo in luce il suo apporto alla nascita della Scuola nazionale di agricoltura di Asuncion (1896) e la sua attività di ricerca nella colonia da lui fondata a Puerto Bertoni (1893).
La seconda sezione propone degli approfondimenti esaminando criticamente il suo contributo alla conoscenza dell’uomo e della natura, “evidenziando i tratti contrastanti della sua vita e del suo pensiero: un idealizzatore del “buon selvaggio” guaranì o un colonialista che voleva cristianizzare e civilizzare gli indios?” anticipa Renato Simoni. E ancora: “Un uomo semplice e frugale o un uomo dalle ambizioni smisurate? Un marito e padre esemplare o un patriarca tirannico? Un vincitore o uno sconfitto?”
Le risposte – annota Simoni – “sono complesse anche perché il protagonista, se da un lato mostra una impressionante coerenza nel tempo, dall’altro non finisce di sorprenderci e sfugge a rigide etichettature”. La terza parte dello studio si incentra sull’eredità e le fortune dell’opera bertoniana. Tra i meriti degli autori di questa pubblicazione – scrive Renato Simoni – oltre alla conoscenza di questo nostro illustre emigrante di Lottigna, occorre anche accennare al supporto che essa ha dato al problematico ricupero e alla conservazione del suo patrimonio, stimolando autorità pubbliche (paraguaiane, svizzere, ticinesi) e fondazioni private ad intervenire per la salvaguardia di quanto era ancora possibile.