
Il potenziamento della A2 tra Lugano e Mendrisio – progetto noto con l’acronimo PoLuMe – è stato inserito dal Consiglio federale nel pacchetto di misure contemplate dal Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali.
La comunicazione giunta mercoledì da Berna è stata salutata con grande soddisfazione dal Governo ticinese. Di fatto, il sostegno ottenuto sul piano federale accorcia di dieci anni l’orizzonte inizialmente previsto per il varo del grande cantiere che – è il meno che si possa affermare – non ha raccolto solo consensi nel bacino d’interesse tra il capoluogo e il Basso Ceresio.
La medesima sorte non è toccata a un altro progetto che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro nel Mendrisiotto, tra sostenitori e oppositori: il prolungamento della superstrada Mendrisio-Stabio fino al valico del Gaggiolo, è stato mandato definitivamente agli archivi.
I due ambiti non sono slegati, in quanto l’analisi della viabilità sulla direttrice nord-sud – e viceversa – non può fare astrazione dall’intensità dei flussi di traffico transfrontaliero che, inevitabilmente, coinvolgono la zona di Stabio (e chi vi abita).
Un aspetto che fa riflettere anche il gruppo promotore della petizione “No alla terza corsia tra Lugano e Mendrisio” che lo scorso anno ha consegnato a Palazzo federale 6’300 firme raccolte nella regione contro la concretizzazione del progetto elaborato dall’USTRA. È di profonda delusione e amarezza il sentimento espresso da Marzio Proietti, membro del gruppo promotore, alla luce dell’accelerazione impressa da Berna al PoLuMe.
I riflettori, come detto, si accenderanno con due lustri di anticipo sul risanamento autostradale a sud di Lugano, spostando l’orizzonte dal 2040 al 2030.
A Bellinzona, l’altroieri, si è gioito. Il Consiglio di Stato si è detto ancor più soddisfatto per la scelta dell’Esecutivo nazionale di anticiparne l’esecuzione al 2030, poiché il progetto – è stato illustrato – si riferisce a un grande agglomerato urbano e “contribuisce a rimuovere importanti criticità”. Secondo il Consiglio federale, inoltre, “lo stato di pianificazione raggiunto giustifica il passaggio all’orizzone realizzativo 2030”. Il discorso si è concentrato anche sugli aspetti urbanistici e ambientali e sull’inserimento dell’opera nel paesaggio.
Gli oppositori all’edificazione della terza corsia si sono sempre dichiarati preoccupati che il nuovo disegno pianificatorio peggiorerà un quadro ambientale già compromesso, sacrificando un territorio fortemente provato dal traffico di transito.
Marzio Proietti ha ribadito lo stupore di fronte all’anticipo realizzativo – giudicato ingiustificato – e il disappunto per il fatto che le autorità, contrariamente a quanto era stato dichiarato, non hanno tenuto conto dell’opinione della regione che ha mostrato a più riprese di non appoggiare l’ipotesi pianificatoria tracciata dall’Ufficio federale delle strade.
Il gruppo che avversa la terza corsia, ancora una volta, ha criticato la mancanza di una visione globale delle problematiche legate al traffico e di coordinazione pianificatoria riguardante non solo la strada ma anche la ferrovia.
Avrei capito, ha detto Proietti a l’Informatore, se si fossero accorciati i tempi sul collegamento veloce A2-A13, ma non per quanto riguarda il tracciato a sud di Lugano. Intervenire in quest’area, potenziando le capacità dell’arteria autostradale, e accantonare definitivamente la conclusione della Stabio-Gaggiolo è visto come un controsenso: uno spostamento del problema che aggraverà ulteriormente la situazione in questo angolo di distretto.