A sorpresa, in piena messa, un fedele sale all’altare, si dirige al microfono e contesta la gestione delle nuove misure anti-Covid applicate al momento delle celebrazioni. Altri fedeli rimasti fuori dalla porta ci rimangono talmente male da lasciarsi andare alle lacrime. Sono due esempi capitati la scorsa domenica in una chiesa della regione. Ma un po’ ovunque sale la tensione, c’è smarrimento, confusione e anche nervosismo fra chi frequenta le celebrazioni nelle chiese del Mendrisiotto. Il motivo è da ricondurre alle recenti restrizioni anti-Covid imposte fra i banchi.
In molti si chiedono quali siano esattamente queste regole. Le proponiamo nello schema verde. In sintesi si impongono le varie misure (fatte di mascherine, distanze e tracciamento, oltre che un uso massimo di 2/3 della capienza del luogo) nel caso in cui si arriva ad un massimo di 50 fedeli. Al di sopra dei 50 invece è obbligatorio il certificato Covid e decadono tutte le altre misure. Di fronte a tale piano non è difficile immaginare lo smarrimento. Nella pratica, appare di difficile applicazione. E il peggio è che, in base alle testimonianze da noi raccolte, le restrizioni vengono interpretate e messe in atto in modalità diverse nei vari paesi. Cosa sta succedendo? Cerchiamo di capirne di più.
• Il vicario foraneo: “Anche i parroci
sono in difficoltà”
“Effettivamente non sono solo i parrocchiani a sentirsi smarriti. Ricevo molte telefonate dai parroci che mi chiedono come affrontare questa situazione. Non è facile; – rileva don Gianpietro Ministrini, vicario foraneo del Mendrisiotto – oggi ad esempio celebrerò un funerale e so già che sarà molto frequentato. Ci si può immaginare come può essere difficile, in situazioni del genere, applicare le normative”. Lei che indicazioni fornisce ai parroci che le chiedono aiuto? “Io li invito a spiegare le attuali norme ed a fare un discorso tipo “contiamo sulla responsabilità dei fedeli in funzione di un rispetto degli altri”. È il concetto che conta. Dobbiamo capire che le chiese non devono essere luoghi in cui si propaga il contagio”. Le parrocchie nel Mendrisiotto sono una trentina. Quel che vale per loro vale anche per le altre. Le misure non sono per nulla facili da applicare. Chiediamo lumi in Curia. “Anzitutto va detto che le nuove disposizioni sono quelle indicate dall’Ordinanza federale entrata in vigore il 13 settembre scorso; – si chiarisce dalla Curia vescovile – un certo smarrimento nei fedeli è comprensibile anche perché le restrizioni sono sempre in rapida evoluzione a seconda della situazione sanitaria. Bisogna osservare che, in generale, le parrocchie hanno da subito dimostrato correttezza nel rispetto e nell’applicazione delle regole. L’introduzione del vaccino ha fatto sì che venisse modificata l’impostazione generale delle stesse. Una novità importante è la quantità variabile delle persone che possono accedere alle celebrazioni: fino a 50 fedeli si applica uno schema (mascherina, distanziamento, capacità limitata e tracciamento), al di sopra subentra un’altra modalità (presentazione del certificato Covid)”.
A livello pratico risulta difficile seguire questa soluzione. Facciamo entrare 50 persone senza certificato e poi se entra la 51.ma dobbiamo chiedere il Pass a tutti quelli che sono già entrati rispettando le regole sotto le 50 persone? Decidiamo di bloccare l’afflusso a quota 50? Ci affidiamo al senso di responsabilità del singolo che entra in una chiesa affollata solo se ha il certificato? In una e-mail circolare inviata lo scorso 10 settembre dal vicario generale don Nicola Zanini alle comunità religiose, si forniva un aiuto concreto all’organizzazione delle misure: “Nelle comunità dove abitualmente il numero di fedeli supera le 50 unità, sarà necessario iniziare la verifica del certificato Covid sin dal primo fedele”. Quanto al tracciamento (fra l’altro mai imposto nelle chiese in un anno e mezzo di pandemia), don Nicola Zanini indica che “l’Ordinanza federale a questo riguardo è chiara e non lascia, al momento, margine di manovra. Sono state comunque segnalate le difficoltà attuative e di principio di questa disposizione che, sinora, avevamo potuto evitare – prosegue il vicario generale, sempre rivolgendosi alle comunità – qualora vi fossero dei cambiamenti al riguardo, ve li comunicheremmo tempestivamente”. Dunque un canale di comunicazione diretta fra parrocchie e Curia, attivato sin dal primo istante della pandemia.
• Dalla Curia:
“Libertà di culto e
protezione sanitaria”
“È vero – si aggiunge dalla Curia – la normativa è complessa sia per i partecipanti sia per chi è chiamato ad applicarla, parroci e consigli parrocchiali. Tuttavia dobbiamo tenere presente che la suddivisione fra lo schema fino a 50 persone e quello sopra il 50, permette di frequentare le celebrazioni anche a chi non è vaccinato e questo è un aspetto importante poiché assicura a tutti la libertà di esercitare il culto da un lato e una protezione sanitaria dall’altra”.
• Fedeli sollevati
dal precetto festivo
Da sempre esistono messe feriali poco frequentate che potrebbero costituire un’alternativa. Monsignor Vescovo, Valerio Lazzeri, fin dall’introduzione di restrizioni al culto nell’ambito della lotta alla pandemia, ha scelto di dispensare i fedeli dall’obbligo di soddisfare il precetto festivo. Comprensione dunque viene dimostrata di fronte a chi – in tempo di Coronavirus – preferisce frequentare la messa feriale.
Di sicuro di questi tempi – aggiungiamo noi – alcuni sperimentano altre vie come il collegarsi al proprio credo in mezzo ad un bosco o sul balcone di casa di fronte ad un tramonto autunnale! O seguire la messa via radio o Tv. Anche perché far la corsa ad accaparrarsi un banco in chiesa escludendo di fatto chi arriva un po’ più tardi… non viene vissuta come una mossa particolarmente evangelica. Quel che sembra emergere è che occorre trovare un equilibrio fra le proprie esigenze, quelle degli altri e la vocazione delle chiese che è anche quella di unire le persone, creare rapporti sociali e rispetto reciproco. Chiese che invece stanno ora vivendo un momento di prova con la diminuzione del numero di fedeli che le frequentano.