È la passione, oltre alle capacità, che spinge Paolo e Claudia Gabaglio e il figlio Fabio a mandare avanti l’azienda agricola in via Paü a Novazzano.
Con una quarantina di vacche da latte, insieme a quella cantonale di Mezzana, la masseria di Via Paü è fra le maggiori del Mendrisiotto. Passione e impegno. Perché guardando il prezzo del latte pagato al produttore, verrebbe voglia di chiudere subito e lasciare la chiave sotto lo zerbino: meno di 50 centesimi al chilo in inverno, 7-8 centesimi in più d’estate, quando le vacche delle altre stalle sono all’alpe e il latte è dunque più ricercato dai trasformatori.
Ma neppure pagando 80 centesimi sarebbero coperti i costi di produzione. Sul mercato, il latte è venduto nei negozi a un prezzo ben più elevato, almeno di fr 1,60–1,70 al litro, più del triplo di quanto è pagato ai paesani. I conti, insomma, non tornano mai; basterebbe calcolare le ore di una giornata che qui a Novazzano inizia alle 5 e mezza della mattina e finisce alle 20 per capire quanto il lavoro nella stalla e nei campi sia ancora poco riconosciuto; o considerare gli investimenti necessari per allevare e custodire le mucche, nutrirle bene, nel rispetto della loro natura. Il più recente è il robot per la mungitura, acquistato con un investimento notevole, nella speranza che il latte sia presto pagato di più, 4–5 centesimi, come dovrebbe accadere se la trattativa in corso tra un grande distributore su scala nazionale e il label IP Suisse si concluderà in modo positivo.
Il progetto di Rino Tami
La fattoria di Novazzano è una preziosa testimonianza vivente della storia ticinese e dell’architettura del dopoguerra. La masseria fu progettata da Rino Tami (1963 – 1994) uno dei migliori architetti del Moderno. A più di settant’anni di distanza, quella che fu l’Azienda Agricola Frieden mantiene intatta la sua bellezza contadina. Gli adattamenti alle nuove esigenze dell’allevamento non hanno alterato la funzionalità di nessuno dei suoi componenti, la casa colonica d’abitazione per due famiglie, la stalla, il fienile, i silos, i depositi, le concimaie e le rimesse.
I Gabaglio sono qui dal 1997 “e finora ce la siamo cavata” nonostante le avversità, come il maltempo dei giorni scorsi, per esempio; o l’incendio del Molino di Maroggia al quale la famiglia Gabaglio consegnava il frumento panificabile, che ora viene trasferito, con gli altri raccolti ticinesi, in un mulino della Svizzera interna. Il foraggio per la stalla di Via Paü è quasi tutto locale, ricavato dalle superfici a prato, dai campi di mais e di barbabietole; un buon mix per gli animali. Nella stalla nascono anche i vitelli, per la carne o per crescere nella stessa fattoria e diventare vacche da latte; Paolo Gabaglio, oltre ad essere contadino, è meccanico di macchine agricole, mentre Claudia Gabaglio, originaria di Olivone, formatasi a Mezzana come il marito, è pure specializzata nell’inseminazione artificiale ed è interpellata dagli allevatori del Mendrisiotto. L’azienda pratica pure la viticoltura.
I centesimi che mancano
Il sistema dei pagamenti diretti, seppur zeppo di norme da rispettare rigorosamente, funziona. “Sarebbe meglio pagare i nostri prodotti il giusto, come succede in tutte le altre produzioni, ma tant’è”. Anche la famiglia Gabaglio ha letto con interesse sull’Agricoltore Ticinese la proposta di Faireswiss. Nata un paio d’anni fa da un’idea di una contadina romanda, la cooperativa ha lo scopo di pagare i centesimi che mancano per arrivare al costo di produzione, calcolato in 1 franco al litro. In Ticino ci sono per il momento 8 associati. Nessuno per ora nel Mendrisiotto. “Non abbiamo ancora avuto tempo di valutare la proposta ma lo faremo. Sappiamo che l’adesione implica un impegno notevole”. Per intanto in Ticino un solo distributore vende il latte con il logo Faireswiss nel frigorifero dei propri supermercati, accanto agli altri tipi di latte; si tratta di confezioni preparate da un grande trasformatore romando, Cremo, che ha creduto nel progetto fin dall’inizio.
Il mercato del latte è complesso, ma il prezzo pagato al produttore non è mai stato così basso.
Un franco 30 anni fa
Uno degli allevatori ticinesi che ha aderito a Faireswiss racconta, sull’ Agricoltore Ticinese, che trent’anni fa il latte veniva pagato 1 franco al chilo; oggi 45 centesimi. Il sistema adottato da Faireswiss – di cui è “ambasciatore”, in Ticino Marco Scoglio, titolare di un’azienda agricola nel Malcantone – garantisce un prezzo equo e stando alla cooperativa i risultati sono buoni: per il primo anno si stimava uno smercio di 400 mila chili, invece è stato superato il milione; ma occorre aumentare ulteriormente i volumi per poter sovvenzionare un numero ancora maggiore di produttori.
Sembra insomma di vedere qualche raggio di luce in più per rischiarare un orizzonte che nel Mendrisiotto, ma anche nel resto del Cantone, non è fra i migliori.
Se alla voce “vino” il settore primario ticinese, soprattutto pensando ai piccoli viticoltori, viaggia da anni sull’onda del successo, pur facendo i conti con l’incubo della popillia japonica, alla voce “latte” c’è poco da stare allegri. Mariana Paquin, portavoce della cooperativa, spiega che il numero di produttori in Svizzera, in 10 anni, si è praticamente dimezzato, da 44 mila a 19 mila.
I ruderi delle villette
La terra se ne va e non c’è bisogno di farlo notare, basta guardarsi in giro. Qui a Novazzano, prima di salire verso la Torraccia, sopravvive il simbolo della speculazione fondiaria, i ruderi di quello che doveva diventare un villaggio di 25 villette, mai finito a causa del fallimento della società promotrice. Prima lì si tagliava il fieno. Oggi tocca agli operai del Comune tener sott’occhio questo luogo triste e abbandonato.
Appena più in là c’è la Via Passeggiata, il lungo stradone che attraversa Novazzano e Balerna per giungere a Chiasso. Sono stati costruiti negli ultimi anni molti capannoni e si spera che il loro destino sia migliore rispetto a quello di diverse palazzine sorte nel Mendrisiotto, rimaste vuote.
Anche la famiglia Gabaglio ha potuto acquistare di recente la macchina – robot per la mungitura. Le vacche, sia che riposino nella stalla, sia che preferiscano stare fuori, quando si sentono gonfie di latte entrano da sole nell’impianto che dapprima lava e disinfetta loro le mammelle e poi le munge. Tempo: una decina di minuti. Intanto Paolo, Claudia e Fabio fanno altre cose. “Le nostre sono vacche felici, e anche noi lo siamo perché la mungitura di 40 vacche richiedeva fino a poco fa moltissimo tempo”. Non è più la mungitrice automatica spostata dal contadino di vacca in vacca ma è l’animale che si incammina verso l’impianto. L’investimento è stato fatto pensando anche alla continuità dell’azienda, assicurata dal figlio Fabio che abita lì con la moglie Romina e i figli Amélie e Cedric, ben contenti di essere bambini in una masseria, a contatto con gli animali e la natura.