
“Un sogno svizzero che si è realizzato”. Così è stata descritta la nuova biblioteca dell’Accademia di Mendrisio all’interno di Palazzo Turconi durante la sua inaugurazione.
I lavori di ristrutturazione dello stabile, iniziati a gennaio 2019, si sono conclusi negli scorsi mesi, lasciando così spazio a 130 mila volumi. Un numero importante che permette al nuovo centro di documentazione e di ricerca scientifica di essere uno dei più importanti d’Europa in tema di architettura e arte. Oltre all’acquisto di nuove pubblicazioni e di quelle regalate da privati, la strategia di raccolta delle opere è stata quella di acquisire intere biblioteche d’autore. Sono stati trovati gli spazi appropriati per queste collezioni, allestite quindi così com’erano state posizionate dai precedenti proprietari.
Nella giornata di mercoledì, il taglio del nastro è stato affidato al presidente del Governo ticinese Manuele Bertoli, accompagnato per l’occasione dal rettore dell’USI Boas Erez e dal sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini.
Ideato in origine come ospizio, dal 1860 l’edificio ha svolto per un secolo la funzione di ospedale cantonale del Mendrisiotto. Preso il nome del conte Alfonso Maria Turconi, a partire dal 1996 il Palazzo è stato destinato a sede dell’Accademia, che ha visto la luce nello stesso periodo su iniziativa dell’architetto Mario Botta, anche lui presente all’inaugurazione.
La nuova biblioteca si estende su 1’800 m2 e dispone di 110 postazioni di studio individuale e quattro sale per lavori di gruppo.
Negli scaffali a libero accesso sono presenti la collezione generale, le biblioteche d’autore e una vastissima raccolta di riviste.
Una volta all’interno di Palazzo Turconi, si nota che questo stabile sembra essere stato costruito per ospitare una biblioteca. Serviva, infatti, uno spazio unico e unitario, ma controllabile da un singolo accesso.
Progettata in collaborazione con lo studio Cube di Losanna, la ristrutturazione doveva garantire una visibilità totale di tutti i reparti, rispettando al contempo le esigenze di conservazione e protezione delle opere, compresi gli aspetti legati a climatizzazione, luce e acustica. Il progetto si è adattato in maniera del tutto naturale alle caratteristiche spaziali della struttura, costruita da quattro ali affacciate sulla corte centrale. L’unico accesso è consentito dallo scalone d’onore che porta al primo piano, al termine del quale si trovano reception, info point e banco prestiti. Il loggiato della struttura accoglie numerose riviste. Le sale 1 e 2 conservano le biblioteche d’autore, mentre la collezione primaria si trova nella terza e nella quarta sala, dove sono stati costruiti dei matronei adatti per garantire maggiore spazio alle opere sfruttando gli oltre 6,4 m di altezza.
La zona più notevole e apprezzabile è l’ala nord-orientale, in cui si scorgono le sale 5 e 6. Queste ospitano le collezioni di libri antichi, di grafica e fotografia, che maggiormente hanno bisogno di protezione. Le pregiate raccolte necessitano di finestre specifiche che impediscono ai raggi dannosi di penetrare, una climatizzazione stabile e una temperatura che tra 19-21°C, mentre l’archivio fotografico richiede tra i 17 e i 19°C e dei filtri per l’aria ad alta efficienza.
Inoltre, a causa del peso considerevole dei libri, sotto ogni scaffale il pavimento è stato irrobustito da rinforzi rimovibili che non hanno intaccato la struttura principale.
Durante la conferenza stampa il rettore dell’USI Boas Erez ha fatto notare in modo umoristico il controsenso di inaugurare una biblioteca durante la nostra era digitale, ricordando però che “il libro non è sparito e non sparirà”. Anzi è una “medicina per l’anima”, come menzionato dal sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, di cui tutta la popolazione potrà nutrirsi.