Gioco di riflessi tra culture

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Samson Ogiamien e Juri Cainero.

Un gioco di rimandi tra culture e mercato dell’arte, con una riflessione sul “saccheggio coloniale”. Sono i tratti distintivi di Lo Specchio di Iyagbon, lo spettacolo multidisciplinare che la Compagnia Onyrikon porterà in scena dal 9 al 13 giugno alle Cave di Arzo. l’Informatore ne ha parlato con il regista Juri Cainero che illustra la nascita e la realizzazione del progetto.

Il tema trattato è singolare: quali problematiche mette in luce?
I grandi musei etnografici europei (e anche svizzeri) sono oggi in parte e loro malgrado gli archivi pubblici di quello che è stato il sistema di sfruttamento e alienazione coloniale. Da mezzo secolo e più intensamente negli ultimi anni, diverse nazioni africane reclamano la restituzione dell’enorme patrimonio custodito in questi musei.Il nostro spettacolo non propone una soluzione a questa complessa problematica, ma piuttosto un atto poetico, una rielaborazione onirica delle tensioni incarnate da questi oggetti in diaspora.

Come è nato il progetto?
È nato dall’incontro con lo scultore nigeriano Samson Ogiamien, che appartiene a una gilda tuttora attiva, fondata nel 1288 nel regno del Benin. Ogiamien ci ha raccontato la storia della sua città, tristemente famosa per essere stata devastata e saccheggiata nel 1897 dall’esercito britannico. I bronzi creati dalla gilda sono stati in seguito rivenduti a migliaia e si trovano oggi sparsi in musei e collezioni private in Europa e Stati Uniti. Abbiamo quindi riflettuto sul destino di migliaia di oggetti sacri rubati dai templi e trasformati in bottino di guerra, poi in “curiosità etnografiche”, in “arte primitiva”, in “arte tribale” e infine in “arte africana” secondo criteri d’interpretazione sempre europei.
E se provassimo a percorre il cammino inverso? Se provassimo a ritrasformare una di queste opere in oggetto sacro? Siamo una troupe artistica con membri svizzeri, nigeriani, messicani, francesi, colombiani, italiani, franco-congolesi e cileni. Ci piace credere che attraverso il teatro, la musica, la scultura, la danza, sia possibile, per un istante, generare una comunità effimera, inventare un rito e viverlo con il pubblico.

Lo spettacolo debutterà ad Arzo: perché questa scelta?
Le cave di Arzo sono un luogo importante per me, lo frequento fin da bambino e nel 2018 abbiamo realizzato lo spettacolo site specific CAVA per inaugurare il sito. Ad Arzo abbiamo tessuto un forte legame con la comunità locale che ci appoggia in molti modi, per questo troviamo che sia il luogo ideale per proporre un’anteprima esclusiva dello spettacolo prima di partire in tournée nei musei etnografici di Ginevra, Stoccarda, Vienna, Marsiglia, ecc. E poi io ho accompagnato Samson a Benin City in Nigeria la sua città natale per forgiare la maschera di Iyagbon con i fonditori reali, ora mi fa molto piacere fargli conoscere la mia terra natale.

La tournée toccherà diversi musei internazionali: come è stato accolto il progetto?
Lo Specchio di Iyagbon tocca un tema molto caldo e delicato per i musei etnografici che si trovano a fare i conti con un passato pesante. Tuttavia molti curatori, ricercatori e direttori di queste istituzioni hanno uno sguardo critico sull’eredità coloniale delle loro collezioni e affrontano la pressione dell’opinione pubblica, che sempre di più interroga l’etica di certe collezioni. Il dibattito è aperto e fortunatamente varie istituzioni si sono rivelate interessate al nostro progetto, in quanto stimola il dialogo e permette di avvicinare il pubblico a queste problematiche.

La pandemia ha modificato i piani iniziali?
L’anteprima è stata posticipata di un anno. Abbiamo dovuto abbandonare il formato itinerante per garantire il rispetto delle normaive. Abbiamo scelto di affrontare le limitazioni in modo creativo e le sorprese non mancheranno!

Le rappresentazioni andranno in scena alle Cave di Arzo i giorni 9, 10, 11, 12 e 13 giugno. La prevendita è aperta con prenotazione obbligatoria sul sito web https.//cavaviva.ch/specchio-di-iyagbon.