Il cerchio della plastica riciclata

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Nei pressi della “pesa”, sul piazzale della ditta Puricelli, a Riva San Vitale, sono in vendita da qualche tempo sagomati e altri materiali per i “pavimenti tecnici”, ma anche per il giardino, la piscina, il posteggio; o ancora le tegole per il tetto della casetta degli attrezzi; ecco anche dei contenitori capienti e molto resistenti. Articoli che stanno suscitando interesse fra i privati, i Comuni, gli artigiani, i giardinieri. La novità non è che siano in plastica riciclata, diffusa da decenni. Ma che si tratta di prodotti della stessa azienda italiana, certificati, brevettati – che non vengono dunque da chissà dove – a cui Puricelli porta sia la plastica “domestica” raccolta nei sacchi situati nei piazzali di 72 Comuni ticinesi, sia la plastica industriale, ritirata presso le industrie o i centri commerciali. Si tratta di 1400 – 1500 tonnellate di preziosa plastica che altrimenti finirebbe ogni anno nel termovalorizzatore-inceneritore cantonale di Giubiasco; cui si aggiungono le plastiche che arrivano dall’edilizia. L’impianto è in funzione soltanto da poco tempo e non ha ancora raggiunto la capacità operativa, progettata per lavorare quantità assai maggiori.
La “chiusura” del cerchio del riuso della plastica, con la vendita dei primi articoli è una bella soddisfazione per la famiglia di Mirko Puricelli e dei figli Aron e Luca. È un cerchio che ha un preciso significato economico, oltre che ambientale.
Il dialogo con i cittadini e le autorità comunali sul valore della plastica, e dunque dei vari imballaggi che ciascuno di noi si trova in casa, è stato aperto dalla ditta nel 2008, quando ancora non era in funzione il termovalorizzatore di Giubiasco; e ancora continua, se solo si pensa alle visite guidate agli impianti di Riva, proposte, con successo, alle scuole ticinesi.

Le prime benne da cantiere “ribaltate” negli anni ‘70 per cercare materiali utili

La Fratelli Puricelli SA ha alle spalle 13 anni di esperienza nell’ambito del riciclaggio. Era stato il padre di Mirko Puricellli, Pietro, ad accorgersi già negli anni Settanta del secolo scorso – quando l’ecologia e l’ambientalismo erano in fasce – che nelle benne provenienti dai cantieri c’è parecchio materiale che si può riusare; è stato probabilmente il primo imprenditore ticinese del settore a “ribaltare” le benne per togliere a mano dalla massa di materiale tutto quanto poteva essere riutilizzato. Nel tempo la ditta si è specializzata e oggi è leader in Ticino nel settore del riuso di molti materiali, tra cui la plastica.
La selezione, pur essendo assai tecnologica, necessita anche del lavoro manuale, nell’immagine più a sinistra. Qui accanto la parte dell’impianto con il lettore ottico che riconosce i tipi di materiale plastico, in arrivo a velocità elevata sul nastro trasportatore: il lettore manda all’istante un segnale a un gruppo di ugelli che soffiando aria sono in grado di inviare gli oggetti di plastica su tre nastri differenti a seconda del materiale di cui sono composti. L’intero ciclo è stato certificato da IFEC, una società internazionale di consulenza nel campo dell’energia, della fisica delle costruzioni, dell’acustica e delle scienze ambientali applicate, presente anche in Ticino con una sede a Rivera. Gli esperti di IFEC sono stati sul posto diversi giorni e hanno seguito dall’inizio alla fine il percorso della plastica: la raccolta nei Comuni, la selezione, l’imballaggio, le pratiche doganali, la lavorazione nell’azienda italiana, alla quale i consulenti hanno richiesto la copia di tutte le autorizzazioni e certificazioni ottenute dalle autorità competenti.

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