Il dolceverde… È il nomignolo dato al vecchio tram, per quel suo color pisello, che per oltre quarant’anni, nei primi decenni del Novecento, fece il suo andirivieni da Chiasso a Capolago e Riva San Vitale. Eravamo all’inizio di ferventi iniziative di motorizzazione delle (poche) vie di comunicazione, non solo nel nostro distretto ma un po’ ovunque nel Ticino e in Mesolcina, con mezzi tramviari o linee ferroviarie che permettevano il trasporto di persone e merci dalle periferie ai centri. Erano, per tutti i comuni mortali, i mezzi di trasporto pubblici, quei mezzi tanto invocati oggigiorno! Ma torniamo al nostro “Dolceverde”. Il prof. Mario Medici, grande conoscitore e storico di Mendrisio scriveva in merito, nel 1980, quanto segue.
Il Consorzio dei Tram elettrici mendrisiensi venne fondato nel 1908 e due anni dopo, il primo tram, parato a festa, percorse, fra la generale curiosità, sferragliando sulle rotaie e scampanellando, il tratto Chiasso-Mendrisio-Capolago e Riva San Vitale (1) (lunghezza km 12; costo fr. 852.000; direttore dei lavori: Ing. Ettore Brenni fu Raimondo).
Sei motrici e due rimorchiatori forniti dalla ditta Schlieren entravano allora in esercizio (2) e per oltre quarant’anni il “Dolceverde” fece il suo andirivieni dal capolinea, diventando la “Carrozza di tutti” di deamicisiana memoria. A Mendrisio, in località “Banchette” sorgeva la Centrale elettrica, scomparsa (3); a Chiasso la Rimessa che sussiste ancora.
Sei presidenti si susseguirono nel Consiglio di amministrazione: Adolfo Soldini, Rinaldo Borella, Arnoldo Bernasconi, Elvezio Borella, Elvezio Pessina, Giulio Guglielmetti. Più numerosi i direttori, i segretari, i tranvieri, i bigliettari, i controllori, i guardalinee, i cantonieri, i meccanici: una legione, impossibile citarli tutti per nome. Durante gli otto lustri di attività non è che tutto sia filato via liscio per il vecchio tram: deragliamenti frequenti (e che spavento per i passeggeri!), bruschi arresti; fermate più lunghe dell’orario (il filo s’era spezzato; l’archetto mandava scintille e fiamme da impaurire) (4).
Povero diligente e umile “Dolceverde” quante volte hai rifatto lo stesso cammino, nella neve d’inverno e al solleone d’estate? Ricordi il guardalinee che ti precedeva con la lunga pertica che scorreva nelle rotaie per togliere quanto inevitabilmente avrebbe inceppato la tua facile corsa? Ricordi com’erano le strade di allora; piccoli i paesi e le borgate per i quali transitavi; le case sorte, di quando in quando, quasi a far ala al tuo passaggio? Forse ti mise pena, in tempi vicini a noi, lo sfrecciare sempre più numeroso delle veloci automobili? Nel 1934 si dibattè la questione se convenisse sostituire il vecchio tram con il Trolleybus oppure con l’autobus. Per sciogliere il dilemma fu fatta eseguire una perizia all’ing. Thomann, perizia che fu favorevole alla prima soluzione: “è da escludersi l’autobus a motore a scoppio, sia avente per carburante benzina od olio greggio perché: occorre importare il carburante stesso dall’estero; licenziare il personale; non si aumenterebbe la velocità, aumenterebbe invece il rumore e la saturazione dell’aria per l’incompleta combustione del carburante, ecc”.
Il perito proponeva il Trolleybus perché: “veniva tolto il binario dalla strada; si aumentava la velocità e quindi si diminuiva la durata del percorso; il veicolo è silenzioso, fatto importante dato il passaggio attraverso le strette strade del borgo; permette di mantenere in servizio il personale; è mosso da forza elettrica generata nel paese”.
Fatto sta che nel 1951 (1° gennaio) il tram fu messo “a riposo” per sempre e sostituito con un servizio d’auto (5). Una delle sue motrici l’hanno tuttavia allogata al Campo sportivo comunale a far da monumento o piuttosto da “casa di giuoco” per ragazzi e monelli che la trattarono con troppa confidenza (o forse anche lei rideva delle loro follie?). Poi l’hanno sfrattata anche da lì e relegata (ultimo ripiego)… alla discarica di Vallera! Più non corrono i fili aerei e le rotaie del vecchio tram sulle strade ormai asfaltate e allargate. Nuove fiammanti vetture dell’Autolinea mendrisiense hanno continuato il suo servizio (6). È il destino di ogni cosa. O non forse assomiglia anche il suo destino a quello degli uomini?”.
NOTE
1. Tuttavia, già qualche anno prima, si parlava di dotare il distretto di un mezzo tramviario. Infatti nei Protocolli comunali è registrata nel 1906 l’offerta della Ditta Wegmann-Hauser di Zurigo per l’impianto di un tram senza rotaie da Chiasso a Capolago. Ma non se ne fece nulla.
2. Due anni dopo (1912) il tram trasportò 44.706 viaggiatori. Nel 1916 il tram provvede all’innaffiamento delle via del borgo, nel periodo estivo, dalle Banchette alle Cantine.
3. La vecchia officina venne demolita nel 1960 per sistemare il pericoloso crocicchio delle Banchette.
4. Il 3 giugno 1933 un giornale scriveva testualmente: “A distanza di pochi giorni dal deragliamento di una vettura tramviaria allo scambio delle Banchette, un secondo si è verificato martedì sera alla svolta del Campaccio. Non siamo in grado di precisare la causa di questi sviamenti, ma stando a quanto si dice, sembra dipendano dal cattivo stato della linea. Questi inconvenienti suggeriscono una pronta soluzione del problema stradale Capolago – Chiasso”.
5. In quest’ultimo anno furono trasportate 687.013 persone.
6. Nel 1975 il numero dei viaggiatori fu di 1.774.555, cifra che dimostra la validità del servizio auto tramviario per il distretto.
Fonte: Mario Medici, Storia di Mendrisio, Edito dalla Banca Raiffeisen di Mendrisio, Mendrisio 1980.