La teletermica di Chiasso

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Quante belle cose si possono fare quando l’ente pubblico, in questo caso la Città di Chiasso, collabora con il privato, avendo le medesime visioni strategiche.
Per esempio installare sul vasto tetto piano della casa degli anziani un impianto per la produzione di acqua calda e energia elettrica che serve gli stabili cittadini, dalle palestre cantonali alla scuola dell’infanzia di via Simen, e alcuni palazzi.
I primi. Perché la centrale, alimentata dal gas naturale della rete Age SA proveniente dai gasdotti che corrono lungo l’Europa, è solo al 45% del suo potenziale. Si pensa già agli stabili più piccoli e a portare la teletermica nei quartieri oltre la stazione.
La collaborazione fra pubblico e privato permette ai cittadini di beneficiare di impianti all’avanguardia poco inquinanti. Aveva guardato lontano l’autorità comunale, quando, giusto vent’anni fa, nel 2001, dopo un acceso confronto fra i partiti, decise di dare all’antica municipalizzata la forma della SA, a intera partecipazione pubblica. Così l’azienda, non dovendo più dipendere dai tempi lunghi della politica, pur rimanendo una controllata al 100%, è diventata più veloce e riesce a proporre cose nuove, che hanno un forte impatto sulla popolazione; seguendo, in questo – grazie anche a una direzione sveglia – i ritmi del mercato che nell’ultimo ventennio ha imboccato la strada della riconversione energetica, camminando di pari passo con la nascita di numerose società private.
Fra queste società, “figlia” di Age SA, c’è Agere SA, venduta interamente lo scorso anno a una società basilese del settore, pur rimanendo operativa a Chiasso. E “gemella” di Aee SA, acronimo che sta per Efficienza Energetica SA, con il 30% di azionariato tenuto da Age SA, dunque in mano pubblica e il rimanente 70% ai privati.

Nel 2008 i primi passi del fotovoltaico furono duri, ricorda il direttore dell’Age SA Corrado Noseda; nel momento in cui Chiasso proponeva il fotovoltaico i cittadini e i proprietari erano scettici, non si fidavano. Ma quando videro che i pannelli sui tetti degli stabili comunali funzionavano per davvero, anche loro si fecero avanti. Tanto che oggi Chiasso può permettersi di lasciare in secondo piano il fotovoltaico, che ormai si sta sviluppando da solo, senza spinte particolari, per sposare la causa del teleriscaldamento.
In altre parole: se si muove il pubblico, e lo fa bene, il privato segue a ruota. È accaduto anche con la fibra ottica. E con le auto elettriche.

Un modello d’efficienza
Quello montato sul tetto di Casa Giardino è un modello di efficienza energetica: produce acqua calda, ma anche elettricità, energia per il raffrescamento delle stanze dei residenti; si vedono i pannelli, il tubo del gas che sale, ma anche il cogeneratore, una specie di motore – tipo quello di un camion – che utilizzando il gas viaggia e produce a sua volta preziosa energia elettrica.

La votazione del 13 giugno
L’incontro con la stampa per presentare queste novità, martedì scorso 4 maggio, è comparso in agenda poche settimane prima della votazione del 13 giugno sulla nuova legge del CO2. Noseda spiega che Chiasso sta facendo la propria parte per diminuire le sostanze che inquinano l’aria perché l’obiettivo seguito – la riduzione dei consumi – ha portato con sé una diminuzione del 25% di CO2. Questo grazie al rinnovamento o al rifacimento degli impianti e alla progressiva sostituzione della nafta con il gas, precisano Claudio Zanini, direttore, e Oscar Piffaretti, responsabile dell’acquisizione dei progetti dell’Aee.
Ma anche il metano, pur producendo quantità inferiori di CO2 è considerato un combustibile fossile dalla Confederazione che tuttavia lo ammette come vettore energetico transitorio, in attesa che ne sia trovato un altro efficiente allo stesso modo e non più caro. Il biogas? No, invece, al petrolio e al carbone. No anche alla legna? Certo: il direttore dell’Age di Chiasso sostiene che le centrali che bruciano pellets di legna producono polveri fini e finissime molto dannose all’ambiente.

Come funziona la teletermica di Chiasso? La centrale alimentata a gas produce calore, trasmesso all’acqua che si diffonde in città attraverso le condotte in quella che si chiama rete di distribuzione primaria; la quale, a un certo punto, incontra quella secondaria degli utenti. Qui avviene lo scambio di calore attraverso la sottocentrale installata negli edifici, in cui entra l’acqua calda per riscaldamento e acqua sanitaria. Perso il calore, l’acqua torna verso la centrale per essere nuovamente riscaldata e distribuita.

Quei “boiler” in bagno e in cucina
Non possiamo entrare con una Ferrari in una cantina, affermano i responsabili di Aee SA. Per dire che il teleriscaldamento, con la sua moderna tecnologia necessita di un impianto adeguato negli stabili in cui si interviene: “smontiamo, portiamo via le caldaie vecchie, pitturiamo… In una palazzina abbiamo trovato numerosi bollitori e la proprietà faceva fatica ad affittare appartamenti che hanno ancora il “boiler” in cucina o nel bagno”. Il collegamento con l’utente, lo smaltimento della vecchia caldaia e tutti i costi relativi all’installazione della rete di riscaldamento sono a carico della società, mentre la manutenzione viene assunta dall’Age. Il cliente del teleriscaldamento non paga la tassa d’allacciamento (si tratta di alcune migliaia di franchi!) e in definitiva ha un investimento iniziale nullo o comunque assai modesto. La fornitura d’acqua calda è stabilita nel contratto: il cliente paga il servizio con una tassa base e un prezzo per l’energia consumata.
Fatti i conti, scaldare casa attraverso la rete non costa meno rispetto a un impianto individuale. Ma alle spalle il cliente ha le garanzie di un Comune efficiente; e nessun costo di manutenzione.