Riva, il Comune secondo un sindaco che lo ha guidato per 25 anni

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Fausto Medici, 70 anni compiuti il 7 febbraio, 29 di politica attiva, di cui 25 come sindaco, lascia la carica tra qualche settimana, il 18 aprile. Tocca ad altri raccogliere il risultato di una campagna elettorale particolarmente intensa in paese. Eletto in Municipio nel 1992 sulla lista del Partito popolare democratico, al quale è rimasto sempre fedele, Medici nel 1996 ricevette il maggior numero di voti e divenne sindaco, alla guida di un Municipio costituito da 4 PPD, due rappresentanti del PLR e uno della Lega dei ticinesi. La geografia politica del paese è poi cambiata nel tempo e non è stata priva di scossoni. Ma Medici è stato rieletto in modo brillante di volta in volta, premiato per aver saputo salvaguardare il rapporto tra i cittadini e le istituzioni, per l’impegno nella cura delle testimonianze del passato e aver saputo guardare al futuro.

Signor sindaco, giornata di votazioni federali, quella di domenica scorsa 7 marzo. Ha passato la mattinata all’ufficio elettorale? Alla domenica mattina, in occasione delle votazioni e delle elezioni sono sempre stato presente. L’ultima volta sarà il 18 aprile, in occasione delle elezioni comunali. Poi consegnerò le chiavi del Palazzo comunale alla  cancelleria.

Oltre alle procedure previste dalla legge, a questo ufficio competono l’accoglienza e la registrazione dei votanti. A Riva 1 solo cittadino su 10, domenica, ha votato di persona.  Il voto per corrispondenza, in crescita, osservato da un sindaco di lunga data, ha forse indebolito ulteriormente il rapporto tra cittadino e Comune? Di sicuro il fatto di recarsi al seggio era un buon momento di prossimità. Alla domenica mattina si presentavano fino a 200 – 250 persone. C’erano gli “habitués” e alcuni coglievano l’occasione per parlare con il sindaco, o gli altri componenti dell’ufficio, di questo o di quello. Ci si salutava. Poche parole, magari sulla propria salute, ma importanti per tenere il contatto. Mi ricordo di una mamma e di un papà – una delle prime coppie di cui avevo celebrato il matrimonio al mio “esordio” da sindaco –  che arrivavano al seggio con le due bambine piccole, nella carrozzina; diventate maggiorenni, hanno iniziato a votare venendo al seggio con i genitori.

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