
Dopo più di 300 giorni dalla scoperta della presenza nel pozzo Prà Tiro di perfluoro-ottansulfonato (PSFOS) e un intervento mirato e realizzato nonostante il periodo di pandemia, si è passati da una presenza di 0.27 microgrammi per litro (il limite stabilito dall’ordinanza federale sull’acqua potabile è 0.3) a un valore minore di 0,04 (zero spaccato dai soli filtri esterni). Ecco quindi che a quasi un anno Age Sa insieme al Consorzio Azienda pozzo Prà Tiro Chiasso-Balerna fanno il punto della situazione.
Il presidente del Consorzio Bruno Arrigoni: “Il pozzo Prà Tiro, in dotazione da 60 anni, verrà dismesso con l’apertura dell’acquedotto regionale a lago, verosimilmente nel 2025/2026. Visto però che l’acqua è un bene prezioso, non potevamo fare finta di nulla e abbiamo pertanto deciso di investire circa 1,7 milioni al fine di continuare a fornire acqua potabile. Non che essa non lo era lo scorso maggio…”. Durante la spiegazione dei lavori svolti infatti è stato più volte messo in luce che l’acqua erogata dal pozzo Prà Tiro era potabile, indipendentemente dalle sostanze sintetiche PFOS rilevate nel maggio dello scorso anno.
Corrado Noseda, direttore di Age SA ha spiegato come “si trova quello che si cerca”; infatti a livello nazionale e cantonale già a fine 2019 si è espressa la volontà di controllare specificatamente le eventuali contaminazioni dell’acqua da parte della famiglia dei composti perfluoroalchilici (PFAS). Solitamente a fare queste analisi – a livello cantonale – o si parte da Chiasso e poi si procede a tappeto fino ad Airolo o si fa viceversa. Partendo quindi dal Comune più a Sud del Ticino, il 19 maggio 2020 il Laboratorio cantonale segnalava la presenza di PFOS nel pozzo Prà Tiro.
Michele Tadé, vicedirettore Age e capoesercizio acqua e gas: “Dopo aver appreso la notizia, ma non avendo comunque grosse esperienze con questo inquinante perché ancora non lo si conosce, l’unica cosa che potevamo fare era agire, nel concreto dapprima mettendo in atto delle misure di emergenza, poi concretizzando un progetto a lungo termine”. E così è stato fatto. Il costo dell’azione, come detto, è di 1,7 milioni di franchi. In cosa consiste la spesa? Il pozzo Prà Tiro è stato potenziato installando sei filtri in acciaio per la filtrazione su carbone attivo. Questa implementazione garantisce quindi un abbassamento dei valori di PFOS rilevato (prima era di 0.27 e ora è tra i 0.04 e gli 0 microgrammi per litro).
Giordano Vassalli, responsabile laboratorio qualità acqua ha poi spiegato che queste sostanze idro e oleorepellenti sono totalmente sintetiche e sono inoltre resistenti alle temperature. Infatti è stato evidenziato come, se la situazione di misurazione fosse stata superiore al limite decretato dalla legge, l’acqua del pozzo Prà Tiro sarebbe stata dichiarata immediatamente non potabile totalmente. Tornando alla famiglia dei PFAS, essi sono contenuti nella galvanoplastica, nelle schiume antincendio AFFF, in tessili e tappeti, ma anche in abbigliamento, prodotti di pulizia,…
Durante la conferenza stampa è emerso che, molto probabilmente, si può ipotizzare che la causa della contaminazione di alcune falde sia data dalle schiume antincendio (gli attori principali hanno già sporto denuncia penale ed è in corso un’inchiesta), visto che la falda del Prà Tiro è ubicata in un punto che ha subìto, nei decenni, un gran numero di eventi pompieristici. Ma se ne saprà di più quando l’inchiesta verrà chiusa. Sui costi, Corrado Noseda ha puntualizzato che saranno i singoli Comuni a decidere in merito ad un innalzamento, ma facendo dei calcoli ha stimato che potrebbe esserci un aumento variabile tra i 5 e i 15 centesimi al metro cubo (o meglio, su 1000 litri). Noseda ha pure messo in luce come il costo medio dell’acqua in Svizzera oscilla tra l’1.70 e i 2,50 franchi/m3; per dare un’idea il direttore Age ha rilevato che al momento attuale a Chiasso l’acqua viene pagata 0.90 ct/m3, a Balerna 0.70 e a Morbio Inferiore 2.10 (ma quest’ultimo Comune non ha più una fonte propria).