
“Proviamo amarezza, delusione. Siamo dei professionisti e come tali vogliamo essere riconosciuti”. Facendosi portavoce degli operatori sociosanitari, Ivana Meneghin Ceretti, infermiera e membro del Comitato operatori OSC del Sindacato VPOD, commenta in questi termini la recente decisione del Consiglio di Stato di non concedere una rivalutazione della classe economica degli stipendi di questa categoria professionale. Il livello dei salari è fermo da parecchi anni, spiega Ivana Meneghin Ceretti (nella foto). Ma come ha avuto origine la rivendicazione? “Il discorso nasce dal fatto che era stato richiesto un adeguamento rispetto alla nuova riclassificazione della scala stipendi in vigore dal 2018. Proposta che la Commissione paritetica aveva accettato ma a livello governativo il discorso non è passato. In psichiatria ci occupiamo della globalità della persona. I carichi di lavoro sono aumentati e siamo confrontati ad una scarsità di personale. Chiediamo che venga riconosciuta la nostra professionalità”. Cosa intendete fare ora? “Vogliamo mobilitarci rispettando le regole imposte dalla situazione sanitaria della pandemia, quindi seguendo piuttosto la via dei media o dei social”. Quanto soffrono il distanziamento da pandemia i pazienti psichiatrici? “In alcuni momenti dell’evoluzione del virus, anche i nostri istituti come altri sono stati chiusi alle visite di amici e parenti. Le persone con problemi psichiatrici soffrono molto di questa condizione. Noi dobbiamo star loro vicino ancor più del solito ma rientra nel nostro lavoro. Non è per questo che chiediamo un riconoscimento economico. La nostra è una richiesta di principio: il ruolo professionale che ricopriamo va riconosciuto in modo adeguato”.
Di seguito pubblichiamo il comunicato :
Il personale sociosanitario oggi è chiamato a rispondere a molteplici mansioni. Il nostro lavoro è
molto variato nell’arco della giornata. Ma il Consiglio di Stato non vuole riconoscere il valore della nostra funzione!
All’OSC ci occupiamo di persone molto fragili, a volte arrivano da noi utenti con problemi che permettono loro di rientrare sul territorio in un tempo relativamente breve, mentre a volte la malattia psichiatrica è talmente radicata che la persona purtroppo viene ricoverata spesso.
La malattia psichiatrica è la malattia più difficile, una malattia che invade la persona a tutti i livelli. L’operatore sociale quindi si confronta con una presa a carico globale ed un impegno elevato. Ci prendiamo cura dell’igiene, delle ansie, dei deliri, delle allucinazioni e dell’angoscia dei nostri utenti. Lavoriamo cercando di utilizzare la parte sana dei nostri utenti e le loro risorse, per riuscire ad ottenere piccoli o grandi traguardi.
Il nostro lavoro è un continuo scambio con medici, psicologi, assistenti sociali e laboratori protetti, per prendere a carico la persona nella sua globalità.
La nostra interazione con i famigliari riveste un ruolo molto importante, specialmente quando ci
si occupa di ragazzi, in quanto dobbiamo essere in grado di assumere il ruolo di mediatori. Le scuole ed i luoghi di apprendistato rivestono un punto di riferimento in cui l’operatore interviene per sostenere i ragazzi.
La relazione è la base del nostro lavoro, è lo strumento con cui possiamo aiutare l’altro. Senza la possibilità di instaurare una buona relazione e ricostruire la storia della persona è difficile lavorare bene. Purtroppo, sono ormai diversi anni che ci vediamo confrontati con una scarsità di personale ed una maggior burocratizzazione, questo sia all’interno dell’OSC che sul territorio.
Questa condizione non ci aiuta a svolgere bene il nostro lavoro, che abbiamo scelto e facciamo con passione.
Il nostro lavoro si basa sulla professionalità, il continuo mettersi in discussione, la possibilità di tenerci aggiornati e gli scambi tra le varie esperienze.
Tutto questo richiede tempo e personale. Purtroppo, quanto descritto sopra non ci è riconosciuto dai vertici, vediamo infatti che anche la rivalutazione della classe è stata bocciata.
Siamo stanchi di dover solo dare, vogliamo il riconoscimento della nostra professionalità anche attraverso un riconoscimento economico. Ci mobiliteremo per far sentire la nostra voce con il sostegno dei sindacati.