Fra Martino: “I bisogni crescono”

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I prodotti gastronomici confezionati dai volontari momò.

“Il bisogno aumenta e di mese in mese vediamo allargarsi e modificarsi le caratteristiche delle famiglie o dei “single” che chiedono aiuto”. Fra Martino Dotta lo raggiungiamo al telefono. L’impegno – sul fronte della Fondazione Francesco per l’aiuto sociale di cui è a capo – lo porta soprattutto ad essere presente nelle realtà del Luganese e del Locarnese ma il cuore della Fondazione pulsa anche nel Mendrisiotto dove un gruppo di volontari momò, da anni, si dà da fare per confezionare e vendere prodotti gastronomici (soprattutto sott’olii, marmellate e liquori) il cui ricavato va dritto a sostegno dell’opera sociale di fra Martino.
A conti fatti, sommati i ricavati delle vendite e le offerte della gente, nel 2020 sono stati in totale 5’500 i franchi che il gruppetto di volontari momò ha potuto consegnare alla Fondazione. “Davvero un grande grazie a tutti coloro che, acquistando i gustosi prodotti, hanno contribuito a sostenere i nostri progetti di aiuto a chi è in difficoltà” ci dice commosso fra Martino.
E mai come quest’anno si è visto che tutti possono sentire la terra scivolare sotto i piedi, non solo per ragioni di salute ma anche per questioni di borsellino.

Come è la situazione attuale? Quanti pasti caldi vi vengono richiesti?
Al momento distribuiamo 30 pasti caldi al giorno presso il nostro Centro sociale Bethlehem presso la “Casetta Gialla” della Resega a Lugano e una quarantina di pasti presso il Centro di prima accoglienza sociale Casa Martini a Locarno. Ma da quando è iniziata la pandemia, abbiamo registrato anche picchi di 100 pasti al giorno distribuiti gratuitamente fra Lugano e Locarno. Bisogna pensare che prima della pandemia a consumare i pasti della nostra mensa venivano in 12 o 15 persone.

Gli occhi di fra Martino come hanno visto cambiare la situazione sociale in questo anno di Covid-19?
Ho visto un numero crescente di persone trovarsi in difficoltà. Negli scorsi mesi di marzo e aprile (alla prima ondata) si trovava nel bisogno soprattutto chi aveva attività lavorative in proprio e vedeva ancora lontano il tempo per gli aiuti cantonali o federali. In questa fase abbiamo visto già diverse famiglie in difficoltà per le necessità di base (pagare gli affitti, le casse malati e poter fare la spesa). Di fronte a questa situazione abbiamo iniziato con la distribuzione dei pasti anche a Locarno dove Casa Martini era stata inaugurata in febbraio.

Con il passare dei mesi, chi è venuto a trovarsi in manco di risorse economiche?
Abbiamo visto aggiungersi quelle persone che avevano un lavoro ma lo svolgevano a orari ridotti e si sono trovate minori entrate senza avere la possibilità di ottenere le indennità di disoccupazione.

E ora?
Adesso arriva l’onda di chi ha perso il lavoro, soprattutto nell’ambito della ristorazione ci sono numerose persone che si sono viste licenziare. Diversi di loro (aiuto-cucina, lavapiatti, ausiliari di pulizia) percepivano già un salario modesto e non avevano quindi la possibilità di accantonare delle riserve. D’altra parte, la Cassa disoccupazione riconosce l’80% (per chi ha famiglia) ed il 70% (per chi è “single”) dell’ultimo stipendio percepito.

In questi casi, davvero i conti non possono tornare… Come li aiutate?
Oltre ai pasti, abbiamo creato un Fondo solidarietà per l’aiuto finanziario diretto. Le bollette che non riescono a pagare, insomma. Lo scorso anno, per aiuti finanziari diretti specifici-Covid, abbiamo elargito 190 mila franchi. Nelle situazioni più urgenti, diamo le carte per la spesa (nel 2020 ne sono state date per un totale di 50mila franchi).

E se volessimo tracciare un bilancio dello scorso anno?
Nell’insieme, sull’arco del 2020, fra pasti e aiuti finanziari, abbiamo elargito circa mezzo milione di franchi. In aprile, ricordo, in un mese abbiamo distribuito quasi duemila pasti! E in maggio i pasti chiesti erano stati 2’369.

Come potete sostenere un tale aiuto?
Riceviamo molti contributi da associazioni o da privati che sostengono i nostri progetti. Se abbiamo potuto distribuire tanto, è grazie alla generosità della gente poiché per statuto la nostra Fondazione non sollecita sussidi pubblici.

A Locarno esiste la possibilità di essere accolti…
Sì, a Casa Martini abbiamo 8 stanze doppie e accogliamo chi attraversa momenti particolarmente difficili e intanto cerca una sistemazione. Al momento abbiamo anche un nucleo famigliare.

E a che punto è il progetto dell’ex-Masseria di Cornaredo dove, fra l’altro, verrà integrato il servizio che ora svolgete alla “Casetta Gialla”?
Il cantiere per la ristrutturazione dovrebbe avviarsi nei prossimi mesi. Diciamo in marzo. Proprio a motivo delle accresciute esigenze sociali, in collaborazione con la Città di Lugano, il Municipio di Porza e il Rotary Club Lugano-Lago, la Fondazione Francesco per l’aiuto sociale si è fatta promotrice di un progetto di ristrutturazione dell’ex-Masseria di Cornaredo. Dobbiamo immaginare che sarà una cittadella sociale che sarà gestita dalla Fondazione Francesco con altri enti.

Che cosa vuole dire oggi alle persone in difficoltà?
Che è importante anche vincere il senso di pudore e vergogna e andare a bussare alle porte dei Comuni e del Cantone. Noi possiamo intervenire in maniera sussidiaria, ma in questi momenti gli enti pubblici mettono a disposizione delle risorse di cui si può usufruire. Devono bussare alle porte senza timore di essere giudicati, poiché la situazione pandemica non è una colpa individuale.