
Occorre impegnarsi per ridurre al minimo i ricoveri psichiatrici coatti, in particolare quelli impropri, ovvero il collocamento di persone, senza o contro la loro volontà, nella Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio o in altre strutture private. È il senso di una mozione interpartitica presentata nel dicembre scorso dai deputati Raoul Ghisletta (PS), Massimiliano Ay (Partito comunista), Claudia Crivelli Barella (I Verdi), Giorgio Fonio (PPD), Tamara Merlo (Più donne).
Leggendo i rendiconti annuali del Consiglio di Stato, in cui figura nel dettaglio l’attività delle varie istituzioni pubbliche, i deputati mettono in evidenza che, nel 2019, i ricoveri su ordine medico, chiesti dall’Autorità regionale di protezione e dalla Magistratura, che erano diminuiti dal 2017 al 2018 da 608 a 541, “sono poi risaliti bruscamente a 665 nel 2019, pari al 36.5% del totale dei ricoveri” registrati a Casvegno. Nelle edizioni del Rendiconto del Governo pubblicate nell’ultimo decennio, i deputati hanno rilevato che quasi regolarmente il Consiglio di Stato, in seguito a proposte giunte dal Parlamento, mostra la volontà di ridurre il numero dei ricoveri coatti in genere, quelli impropri per primi.
Ma nulla accade nelle pianificazioni quadriennali che si succedono. “Improprie”, rilevano i deputati, sono le decisioni delle autorità, in particolare delle Autorità regionali di protezione (ARP), ma anche dei medici, di ricoverare delle persone a Mendrisio in mancanza di alternative; per questa ragione “il livello dei ricoveri coatti nel 2019 è deludente e preoccupante”.
“Misura estremamente grave”
Temi di cui si occupa, per legge, anche la Commissione giuridica in materia di assistenza sociopsichiatrica, organo di ricorso al quale possono rivolgersi le persone che ritengono scorretta la decisione di privazione della libertà presa nei loro confronti. Oltre a ciò, la commissione – composta attualmente da Matteo Salvadé (presidente), Siro Quadri e Matteo Pedrotti (presidenti supplenti), Marion Bernardi e Ante Bielic (membri) – allestisce rapporti indirizzati al Consiglio di Stato. I deputati ne riportano nella mozione alcuni:
• “abbiamo l’impressione che alcuni di questi casi avrebbero potuto essere trattati in modo diverso, in particolare evitando l’adozione della misura estremamente grave del ricovero coatto, che toglie all’interessato il suo diritto fondamentale alla libertà”;
• “sono stati necessari diversi interventi per sensibilizzare i medici invianti, in particolare quelli attivi nei pronto soccorso o presso servizi d’ambulanza, a un maggiore rigore formale e di merito, attirando l’attenzione sulla necessità di fornire indicazioni e giustificazioni per disporre la privazione della libertà a scopo di assistenza”;
• “spesso le misure di privazione della libertà a scopo di assistenza con il ricovero alla CPC vengono adottate per far fronte a situazioni di disagio sociale, piuttosto che come misure terapeutiche, solo per mancanza di adeguate soluzioni alternative”.
I deputati, nella mozione interpartitica, chiedono al Consiglio di Stato di “elaborare al più presto un piano d’azione per ridurre al minimo i ricoveri coatti impropri in Ticino”; e di pubblicare, sul sito del Cantone, il rapporto annuale della Commissione, che dal 2016 è sparito dal rendiconto governativo.