“Ricostruiremo il Mulino”

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Quel che resta dell'antico Mulino di Maroggia.

(p.z.) Alessandro Fontana, il titolare del Mulino di Maroggia, lo incontriamo mentre si fa sera il giorno dopo il rogo. Insieme ad un ufficiale dei pompieri sta collegando un cavo rosso dell’erogazione d’acqua ai locali amministrativi del Mulino. Il suo cellulare squilla di continuo ma non sempre prende la linea perché non c’è più campo fra le macerie, in quella specie di incubo. Non c’è più campo ma c’è ancora speranza. Lo capiamo parlandogli dell’appoggio e dell’attaccamento che la popolazione della regione e del Ticino sta dimostrando in queste ore online, per strada andando a vedere fuoco e fumo e scattando foto, inviando messaggi e correndo fra gli scaffali dei negozi a comperare i pacchi di farina del Mulino. Si rende conto che tutta la regione è con voi, vi sostiene e tifa per il Mulino? “Sì, l’abbiamo capito” conferma con le lacrime agli occhi. Tutto questo potrebbe darvi energia… “Mercoledì abbiamo avuto un primo incontro con i periti dell’assicurazione per valutare. Quel che è certo è che stiamo trovando delle vie per continuare l’attività appoggiandoci temporaneamente a delle aziende della Svizzera interna. È nei miei intenti radere al suolo le macerie e pensare a ricostruire”. Ieri sera qui era l’inferno. Da dove è partito il fuoco? “Pensiamo dalle cantine”. Dall’alto dell’autoscala un milite del fuoco sta irrorando le macerie che a distanza di 24 ore stanno ancora fumando copiosamente e fumeranno ancora fino a mercoledì. Da Riva San Vitale a Brusino fino a Melano, Rovio ed Arogno si è avvertito per giorni odore di fumo, qualcuno dice polenta. Che idea vi siete fatti? Come ha potuto accadere? “Pensiamo che il fuoco si sia originato dalle cantine ma è troppo presto per dirlo” spiega l’imprenditore Alessandro Fontana che dal padre e da 5 generazioni della sua famiglia ha “ereditato” il Mulino e la sua conduzione divenuta di recente moderna, automatizzata e molto efficiente. Come mai alle 17 non c’era già più nessuno? “Lunedì non avevamo macinato e i nostri dipendenti – sono in totale una quindicina – avevano lasciato il Mulino verso le 16.30”. E poi cosa è accaduto? “Verso le 17 la segretaria mi ha raggiunto nell’ufficio, qui nell’edificio rosa che insieme alla torre in cemento armato sono le uniche strutture ad essersi salvate. Mi avvisava che divampava l’incendio. Da quel momento è stato tremendo ma voglio ringraziare tutti, pompieri di Mendrisio, Melide e Lugano, i Corpi di Polizia, la Protezione civile e le guardie di confine. Tutti coloro che ci hanno aiutato e la popolazione che ci ha dimostrato moltissimo sostegno”. Le esplosioni che si avvertivano durante l’incendio erano dovute alla presenza della farina come è stato detto in quelle ore? “Non credo, perché per esplodere la farina deve sollevarsi da terra ed incontrarsi con il fuoco. Naturalmente fra calore e fiamme ad altissima temperatura non sappiamo… potrebbe anche essere accaduto. Ho dormito solo due ore e comincio ad essere davvero stanco” ci dice Alessandro salutandoci mentre viene accompagnato dagli ufficiali dei pompieri per un sopralluogo fra il fumo e le macerie.