A Rovio la storia di Moira che adotta due yak rimasti senza le cure di una mamma

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La dolcezza dell’intesa fra la piccola yak Meringhetta e Moira che se ne prende cura.

Raggiungiamo il recinto dove pascolano 26 pecore. Su un dolce pendio, in fondo al sedime situato a poca distanza da San Vigilio, si scorge un battuffolone marrone-scuro beatamente disteso al sole. Siamo a Rovio. “Mary vegn!” dove “Mary” sta per Meringhetta, il nome assegnato a questo piccolo jak femmina di appena 5 mesi. Peserà una quarantina di chili. Cosa ci fa a Rovio una simile creatura?

“D’estate gestisco l’Alpe Cadlimo per la Federazione Ticinese dei consorzi d’allevamento Ovino e Caprino con il pastore Nicola Toscano di Mesocco. All’alpe vengono caricate pecore (dai 250 ai 300 capi) e yak (dai 170 ai 200 capi) provenienti da tutta la Svizzera. Da inizio luglio a inizio ottobre, gli animali sono gestiti in queste altitudini ma non esiste solo il nostro di alpe per gli yak; nella Svizzera tedesca ne sono attivi altri di dimensioni minori”. Stiamo parlando con Moira Schera, una donna che a Rovio conoscono in molti sia per il tempo che spende a lavorare al negozio di generi alimentari del paese “La Bottega” che per la sua attività con Giacomo Bianchi in un’azienda di pecore sempre a Rovio. Ed è proprio qui che la incontriamo. Meringhetta non vuol saperne di alzarsi, sta troppo bene al sole tiepido. Così Moira la va a prendere e la porta fuori dal recinto dove ci sediamo per ascoltare questa storia sotto l’occhio vigile delle pecore. Meringhetta si lascia accarezzare. Il suo è un pelo foltissimo. Gli yak sono detti anche bovini tibetani per la loro terra d’origine – l’Himalaya – dove sono sempre stati impiegati soprattutto per il trasporto. Lo yak è un animale che assomiglia ad un grosso bufalo ma dal pelo più folto e lungo. Un pelo che addirittura forma dei “dreads” e dal quale si ricava lana pregiata per confezionare tappeti o coperte molto calde. Di yak ve ne sono di domestici e di selvatici. E le gradazioni di colore vanno dal chiaro al biondo-oro fino allo scurissimo. Fisicamente sono molto forti. Resistono anche a 40 gradi sotto lo zero e mangiano di tutto. La loro resistenza fisica è ben superiore a quella delle mucche ma soffrono parecchio il caldo e per questo durante i mesi estivi, questi esemplari vengono fatti salire in quota.
Mentre parliamo, la piccola bovina attacca a succhiare le stringhe delle nostre scarpe e intanto si fa coccolare da Moira. Fra loro c’è un’intesa profonda. Cosa ci fa Meringhetta a Rovio? La storia – a dire il vero – inizia quasi tre anni fa ed ha coinvolto anche il paese. Quanti bambini e adulti passano a vedere le piccole yak salvate da Moira!

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