
La strategia adottata sul piano nazionale – in sintonia con quanto precedentemente deciso da Bellinzona – per fronteggiare la nuova ondata di contagi da Covid-19 è diversa dalla risposta messa in campo dalle autorità lo scorso marzo. Un concetto tradotto in parole dal consigliere federale Alain Berset che nel pomeriggio di mercoledì si è rivolto al Paese. “Queste misure sono meno drastiche di quelle adottate a marzo; ma quelle hanno avuto conseguenze importanti, non solo positive. Abbiamo imparato talmente tanto sulla pandemia che ora possiamo essere più precisi, più chirurgici nella risposta che diamo al problema”. Nessun lockdown, dunque (come invece avviene in diversi Stati europei), ma una serie di limitazioni che toccano sostanzialmente i settori della cultura, dello sport, del divertimento, dell’insegnamento universitario e della ristorazione. La Confederazione ha scelto di rafforzare i provvedimenti contro il Coronavirus, vietando in primo luogo assembramenti: non più di 10 persone nella cerchia di amici e familiari, non più di 15 persone nello spazio pubblico; niente più manifestazioni con oltre 50 persone.
Le regole per la cultura e per lo sport sono quelle che mettono in campo maggiore severità. Berna ha introdotto il divieto di attività sportive e culturali con più di 15 persone (fanno eccezione allenamenti e prove di minori di 16 anni e il settore professionale). Una decisione che si è abbattuta soprattutto sugli eventi che sopravvivono grazie alla presenza del pubblico. Pensiamo, ovviamente, alle partite di calcio e di hockey e agli spettacoli, ai concerti, alle rappresentazioni teatrali, ecc. Non fanno eccezione le celebrazioni liturgiche. La Diocesi di Lugano ha prontamente aggiornato il Piano di protezione, imponendo il limite di 50 fedeli per celebrazione nelle chiese.