Fra tante razze di polletti testate in queste settimane, alla fine ha prevalso quella del “collo nudo nero” che si presenta sul serio con il collo senza piume ed è di un nero-notte, comprese le zampe. Le ragioni di questa scelta sono soprattutto due: una volta che arriva sulla tavola, questo polletto risulta particolarmente gustoso e in secondo luogo perché, la sera, rientra a casa da solo poiché è abituato da generazioni a vivere in natura e si regola bene. È disciplinato! Nel pollaio, ad attendere i polletti, c’è un sistema automatizzato che ad una certa ora fa sì che la porticina si chiuda e i ruspanti facciano sogni d’oro. Incontriamo i 107 esemplari (metà maschi e metà femmine) che provengono da San Gallo. Ora scorrazzano allegramente in un quadrato di vigneto della Famiglia Ortelli. Siamo a Corteglia in via alla Selva 3 e ciascun polletto ha in media 10 metri quadrati di spazio. È qui che Enzo Ortelli di Corteglia (nella foto) e Lorenzo Tognola di Caneggio, due giovani agronomi, hanno dato vita ad un’idea che è maturata fra loro durante il lockdown. “Volevamo riuscire a produrre derrate alimentari in vigneto durante il periodo di riposo vegetativo della vigna” spiega Enzo mostrandoci il pollaio mobile, costruito con amici, secondo le esigenze di questo progetto. “Dopo alcune ricerche ci siamo focalizzati sulla produzione di pollame, che oltre alla produzione primaria, aiuta notevolmente il viticoltore nella gestione ecologica del manto erboso, produce un ottimo fertilizzante e assimila con molto piacere gli scarti della vendemmia”. La prova di quanto i polletti siano golosi di uva la vediamo in diretta: il giovane agronomo di Corteglia stacca un grappolino d’uva dai filari e lo porge al gallo che inavvertitamente lo lascia cadere. Un polletto velocissimo glielo soffia da sotto il becco. “Succede sempre così – sorride Enzo – lui è più alto, riesce a staccare gli acini ma poi gli altri glieli portano via e lui diventa matto!”