Le preziose incertezze di Derain

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Paysage de Provence.

(red.) Sarà un caso. Ma le mostre aperte nei musei comunali di Mendrisio e Chiasso hanno un legame sottile ma davvero singolare: Alberto Giacometti, protagonista dell’esposizione al m.a.x museo, riteneva che André Derain, al centro della mostra aperta al Museo d’arte del capoluogo, fosse uno dei migliori: Derain è il pittore che mi appassiona di più, colui che più mi ha dato e insegnato dopo Cézanne. Ho un’immensa stima per la sua opera”. Giacometti scrisse queste parole quando il pittore francese morì nel 1954.
Al Museo dell’architettura è aperta un’altra mostra importante, dedicata ai disegni giovanili di Le Curbusier. Per dirla con il capo dicastero cultura di Mendrisio Paolo Danielli, in un periodo sociale così duro come questo un po’ d’arte e di cultura fa bene a tutti.
Non proprio contemporanei – Giacometti era nato già nel nuovo secolo, nel 1901 e Derain nel 1880 – le ricerche portano a concludere che Giacometti, insieme a Balthus, fu l’artista che strinse i più forti rapporti d’amicizia e stima con Derain.

I due musei hanno lavorato molto per allestire queste mostre. A Chiasso si scopre un mondo sconosciuto del grande scultore della Val Bregaglia; Mendrisio è riuscito ad assolvere un compito impegnativo: portare alla luce un artista un po’ dimenticato, Andrè Derain, una delle grandi figure della rivoluzione artistica dell’inizio del secolo scorso, “un’icona dell’arte del Novecento, amico di Picasso, Matisse, Braque”, si legge nella presentazione della mostra. E, appunto, di Giacometti.
“Una mostra importante, bellissima, frutto di una ricerca lunga e accurata, che ci fa conoscere un grande maestro del XX secolo”, osserva Chiara Cereda, dell’Ufficio comunicazione del Museo d’arte di Mendrisio. Si tratta della grande retrospettiva dedicata al maestro francese André Derain (1880 – 1954), che con Henri Matisse e Pablo Picasso ha formato la triade di artisti che ha completamente cambiato l’arte del Novecento. Ispiratore di molte delle maggiori correnti della pittura moderna e contemporanea, Derain è considerato l’erede dell’impressionismo, l’iniziatore della pittura Fauve e uno dei padri del cubismo, nonché precursone del ritorno al classicismo.
Ma è stato un artista dimenticato per anni. Lo ha ricordato Simone Soldini, durante la presentazione della mostra, mercoledì. Fu ritrovato quarant’anni dopo la sua scomparsa, verso il 1994, grazie a una mostra allestita a Parigi. Fu l’occasione per recuperare anche la sua biografia, quella di una vita travagliata, seppur Derain fosse in buone condizioni economiche. Amava il lusso e le donne. I soldi ricavati dalla sua fama, all’apice negli anni Trenta, gli servivano per acquistare sul mercato opere d’arte. Fu un grande collezionista ed era un fine intellettuale. La sua vita finì sotto una macchina.
La mostra, curata da Simone Soldini, Barbara Paltenghi Malacrida, Francesco Poli, mette in risalto le competenze artistiche e l’estro di Derain nel campo della pittura, della scultura, delle arti sceniche, della grafica.
Era un personaggio a tratti triste, maliconico. A un certo punto nessuno lo vide più, per mesi. “Derain si trovava in un punto, in un luogo che di continuo lo sopravanzava. Tutti i fondamenti, tutte le certezze, non avevano più alcun senso per lui” ricordava Alberto Giacometti, suo grande amico. Ma proprio le incertezze che lo hanno accompagnato durante l’intera vita ci hanno consegnato un grande protagonista dell’arte del Novecento

La mostra apre al pubblico domenica 27 settembre alle 10. Resterà allestita fino al 31 gennaio 2021, si potrà visitare da martedì a venerdì dalle 10 alle 12, dalle 14 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.