(red.) Benessere di allievi e docenti oltre che riuscita scolastica: sono i due obiettivi sui quali si è lavorato negli ultimi mesi e si lavorerà quest’estate. La scuola dell’obbligo in forma ibrida – in parte in sede e in parte a casa – sperimentata in Ticino nell’ultimo mese, come è stata vissuta dai vari attori coinvolti (docenti, allievi, genitori, direttori)? E che cosa si può migliorare? Un sondaggio capillare è stato promosso per poter rispondere a queste domande cruciali. Aiuterà il Dipartimento educazione, cultura e sport del Ticino (DECS) a prendere importanti decisioni in merito alle modalità di riapertura delle scuole ticinesi a settembre 2020. Tutto dipenderà – è vero – dall’evoluzione della pandemia di Covid-19 ma farsi trovare pronti a fine estate rispetto all’opzione della scuola a distanza (completa o in parte) appare come un obiettivo importante. I risultati del sondaggio saranno annunciati entro il 24 agosto.
Quali sono i vissuti, le esperienze, le difficoltà e i bisogni emersi durante la fase di scuola a distanza e durante il periodo di scuola parzialmente in presenza (marzo-giugno)? Una radiografia il più possibile completa di quali problemi – e viceversa quali soddisfazioni – possano aver vissuto i vari attori della scuola ibrida è l’obiettivo del sondaggio realizzato nelle scorse settimane dalla SUPSI su richiesta del DECS. Entro il 17 luglio sarà prodotto un rapporto interno intermedio all’interesse del DECS. Entro il 24 agosto sarà pronto un rapporto definitivo che sarà portato a conoscenza di tutti i partecipanti all’indagine e dell’opinione pubblica. Il tenore delle domande? Va sottolineato che nel sondaggio rivolto ai genitori, sono inserite anche diverse domande per i figli. Si chiede loro se hanno trovato difficoltà tecnologiche nell’affrontare gli studi a distanza o se si sono sentiti supportati dai docenti e dai genitori. A padri e madri si chiede invece: “In quanti adulti e quanti minori eravate a casa nelle settimane di lockdown?”; “Era più facile o più difficile motivare vostro figlio allo studio ed ai compiti?”; “La mole di lavoro (compiti e lezioni) proposte dalla piattaforma informatica usata dalla scuola, secondo voi, era eccessiva, proporzionata o troppo esigua?” E ancora: “Vostro figlio o figlia è apparso stressato, in ansia, sereno, ecc.?” “Gestire l’andamento familiare e domestico era più semplice o più complesso rispetto al solito?”
Le dimensioni considerate nel progetto e quindi anche sondate con le domande sono tre: le pratiche didattiche, le tecnologie e il contesto istituzionale. La responsabilità istituzionale del progetto è affidata al direttore del DFA, Alberto Piatti. In questi giorni e fino al 3 luglio sono in corso anche delle interviste o focus groups con persone che si sono rese disponibili ad approfondire il tema.