Accademia: nuovo stop dal cilindro della STAN

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Dall’angolo destro, scendendo in diagonale: il blocco dell’OBV; il Teatro dell’architettura; l’edificio longitudinale, ripartito in quattro unità, in buona parte interrato, progettato per accogliere gli ateliers didattici che danno su Via Bolzani, con relativo accesso; il vecchio ospedale; la chiesa dei Cappuccini. Il progetto è chiamato a valorizzare anche la parte retrostante il Turconi, oggi piuttosto dimessa. (Modello riprodotto sul sito degli architetti Buchner - Bründler, vincitori del concorso nel 2015).

Ma come? Diedero il permesso per alzare un cilindro di non trascurabile altezza, sorto pochi anni fa dal nulla; e ora impediscono la costruzione di un edificio quasi tutto interrato, a due passi da quello?

Ma come? Diedero il permesso per alzare un cilindro di non trascurabile altezza, sorto pochi anni fa dal nulla; e ora impediscono la costruzione di un edificio quasi tutto interrato, a due passi da quello?

Ma come? Diedero il permesso per alzare un cilindro di non trascurabile altezza, sorto pochi anni fa dal nulla; e ora impediscono la costruzione di un edificio quasi tutto interrato, a due passi da quello?

È quanto si chiede il cittadino comunemente acculturato dopo aver letto che una sentenza del Tribunale cantonale amministrativo ha decretato lo stop ai nuovi ateliers di progettazione dell’Accademia d’architettura; un investimento da 17 milioni, in ballo dal 4 dicembre 2015, quando la giuria proclamò vincitore del concorso bandito dall’USI lo studio basilese di Daniel Buchner e Andrea Bründler con il loro “Amarcord”. A ben guardare il cilindro con il tetto conico è assai più voluminoso della modesta chiesa dei Cappuccini e compete pure in altezza con il vecchio ospizio dei poveri. Dispiacque a molti, prima che giungessero le ruspe per scavargli le fondamenta, vedere le motoseghe tagliare in quel luogo alberi secolari; ma nessuno ancora sa, con certezza, come mai il Teatro sorse senza troppe complicazioni; forse gli oppositori non s’accorsero, quella volta, della domanda di costruzione pubblicata sull’albo del Comune?
I cittadini, come al solito, si dividono tra chi non teme il cambiamento anche nei comparti delicati, tipo questo; e chi vorrebbe che tutto rimanesse intatto, come ieri e l’altro ieri. Dal canto suo la Società ticinese per l’arte e la natura, STAN, vincitrice anche stavolta di una battaglia contro nuove costruzioni nel perimetro dell’ex ospedale, si presenta all’opinione pubblica come un ente che fa le cose per bene, rispettoso della legge; codici che, al contrario, secondo la medesima ricorrente, Municipio, uffici cantonali e Consiglio di Stato non hanno rispettato.

I giuristi della STAN si sono messi sulle tracce delle procedure fin qui seguite, scovando aspetti sufficienti per convincere i giudici a sentenziare a favore di chi, in definitiva, preferisce lasciare le cose così, conservandole tali e quali.
Il risultato è quello che gli oppositori volevano ottenere: bloccare la costruzione degli ateliers; proprio come avvenne nel 2015, quando l’Accademia voleva alzare sulla corte interna del vecchio ospizio una copertura leggera, trasparente e amovibile, per usarla come sala di lettura della biblioteca, aperta al pubblico.
Il cortile, con in mezzo il Conte Alfonso, sta ancora lì, inutilizzato, a cinque anni di distanza. È andata meglio al Teatro dell’architettura, ben più imponente di tutti gli altri edifici intorno, compreso quello che dovrebbe stare quasi tutto sottoterra.
L’Università della Svizzera italiana ridimensiona il senso della sentenza: “Non si tratta di un rigetto del progetto “Turconi 2”, bensì di una richiesta al Dipartimento del territorio (DT) di pronunciarsi nuovamente sulla compatibilità dell’intervento con i vincoli sulla Legge sui beni culturali”, rileva l’USI. L’Università della Svizzera italiana “prende atto della sentenza, molto articolata, che nei prossimi giorni analizzerà attentamente con progettisti e consulenti” si legge ancora nella nota; nella quale viene pure spiegato che “la sentenza chiede al DT di raccogliere e di prendere in considerazione nella concessione della licenza edilizia un’ulteriore perizia della Commissione federale dei monumenti storici, in ragione del prospettato contributo federale (precedentemente le autorità preposte e il Consiglio di Stato non avevano ritenuto che questa perizia fosse necessaria)”. Infine “l’USI offre collaborazione aperta, completerà gli atti per quanto di sua pertinenza e ha fiducia che il progetto, sulla base degli approfondimenti richiesti, potrà essere ulteriormente avallato”.
Toni piuttosto concilianti, certamente diversi da quelli utilizzati nella nota della STAN, firmata dal presidente Tiziano Fontana; secondo il quale il DT “dovrà emanare un nuovo avviso cantonale all’indirizzo del Municipio che dovrà pronunciarsi nuovamente sulla domanda di costruzione”. Ma prima di quel momento l’autorità comunale “dovrà garantire il diritto di essere sentito dalle parti”. La parte contraria al progetto, probabilmente, replicherà con gli stessi argomenti di oggi: il progetto “è suscettibile di pregiudicare gravemente l’ex OBV con la chiesa dei Cappuccini e il contesto collinare circostante visto lo sbancamento previsto”.