
I produttori di uve per i vini rossi ticinesi DOC potranno consegnare al massimo 800 g per metro quadrato ai vinificatori in occasione della prossima vendemmia. È la decisione principale presa martedì dall’Interprofessione del settore vitivinicolo, riunita per discutere le strategie in vista del raccolto 2020, alla luce dei gravi problemi economici causati dalle conseguenze della pandemia. I produttori, a dipendenza della situazione, dunque se professionisti, semiprofessionisti o “hobbisti” potranno tuttavia discutere con il vinificatore le condizioni precise. I prezzi delle uve non sono stati ancora trattati, bisognerà vedere come andranno le vendite nei prossimi mesi, in rapporto alla riapertura delle attività commerciali. Le uve in eccesso – questa la seconda indicazione importante – saranno ritirate a un prezzo simbolico, probabilmente tra 50 cts – 80 cts al kg per essere trasformate in altri prodotti o vinificate e quindi distillate per ottenere alcol, per fabbricare la notevole quantità di disinfettanti che necessiterà nei prossimi mesi. “In questo modo – spiega al nostro settimanale il direttore dell’Interprofessione, Andrea Conconi – il settore vitivinicolo darebbe un contributo di solidarietà per contenere il prezzo di questi liquidi, attualmente molto elevato. Ne occorreranno grandi quantità, si pensi soltanto alle scuole, ai luoghi di lavoro, ai negozi che devono disinfettare più volte al giorno i loro spazi”. Le vendite di vino ticinese sono ferme ovunque e l’invenduto, già notevole a causa dello squilibrio tra produzione locale e realtà del mercato, è destinato a crescere. Preoccupante la situazione alla Cantina Sociale di Mendrisio, che non riesce a pagare le rate come convenuto per problemi di liquidità.