Un volto contento, sorridente, come sempre. Marco Ferrazzini apre ogni giorno il suo negozio nel quartiere di Via Soldini a Chiasso alle 6 del mattino. E nelle settimane dell’emergenza sanitaria lo fa ancora più volentieri. Chi abita da quelle parti non è mai stato così felice di avere a poca distanza dal palazzo una bottega con tutto quanto serve per mandare avanti un’economia domestica.
Come quella di Ferrazzini, altre botteghe di alimentari, macellerie, panetterie, negozi di frutta e verdura stanno passando settimane positive. Forse nel settore economico della spesa quotidiana si sta ristabilendo un po’ di equilibrio: la popolazione apprezza l’offerta indigena sotto casa, ed è la prima volta da decenni che i negozianti non sentono il fiato sul collo della concorrenza, interna e italiana.
C’è anche una discreta scelta di bigliettini per le circostanze della vita: compleanni, nascite, matrimoni, condoglianze. Ma di questi ultimi non sembra ci sia stata finora necessità. “Da quanto mi dicono i clienti e gli amici, la brutta malattia non ha portato lutti nelle famiglie, qui intorno. Speriamo…”.
Marco Ferrazzini, 70 anni, da 46 conduce il negozio di Via Guisan, nel quartiere di Via Soldini. Con lui la commessa, Alberta, 73 anni, quasi 40 di professione, sempre qui, a Chiasso. Questo è probabilmente l’unico, o uno dei rarissimi negozi della regione, di cui colui che sta dall’altra parte del bancone è anche proprietario, cassiere, venditore, magazziniere, amministratore, responsabile degli acquisti, delle consegne a domicilio…
E anche barista nel più piccolo bar del Mendrisiotto, annesso alla bottega, ora chiuso come tutti i ritrovi pubblici. Le brevi pareti del bar sono adornate con cartoline, ritagli di giornale, disegni di bambini ma anche di artisti celebri del Mendrisiotto: ecco uno dei mille galli di Renzo Fontana, di Balerna, che qualcuno, a suo tempo, gli regalò. Si respira anche un pizzico di nostalgia e capita così che, a volte, qualcuno entra in negozio, si compra alcune birrette, ne offre ai due, tre amici che aspettano fuori; si beve in piedi – “salute!”- sulla strada deserta a confine con la proprietà del negozio e del bar, su suolo pubblico, insomma. Nel rispetto delle norme, le buone abitudini rimangono.
“Siamo stati un po’ indisciplinati – confessa Ferrazzini – sulla questione degli over 65… Noi due, ben oltre quell’età, in negozio a lavorare. Fra i clienti, numerosi sono anziani. Dovevo impedir loro di entrare? O chiudere la bottega perché noi siamo sopra i settanta? Guai: sono i benvenuti, gli anziani, naturalmente con le dovute precauzioni. Dove dovevano andare? Cosa vuole, qui non c’è la ressa; al massimo, per volta, ci sono due, tre clienti. E tutti hanno apprezzato l’apertura del negozio in un periodo così.”.
Un cliente si legge il giornale, una piccola africana dei palazzi lì vicino compera i biscotti, il titolare del negozio lascia la cassa e porta la spesa nel baule dell’auto della signora. Fuori, intanto, arriva il furgone di un fornitore. Gino, il cane, aspetta la sua padrona. Ferrazzini – azzarda qualcuno – merita il Premio Lavezzari, “perché tiene vivo il quartiere e porta i pacchi d’acqua minerale nei palazzi; ma credo che lui non accetterebbe”.
Ferrazzini, non ha mai lavorato così tanto, a quanto pare… “Come vent’anni fa… La popolazione ci tiene che nel quartiere ci sia uno spazio per la spesa, per incontrarsi, salutarsi, fare qualche risata. Tutti i clienti che avevo prima della crisi, ci sono ancora, pure da fuori città; anzi, se ne sono aggiunti di nuovi… Non ho avuto finora clienti ansiosi, spaventati dalla pandemia. Qualche battuta, certo, non manca, “speriamo che passi presto”, “io proprio non mi sento anziana”, qualche riflessione, “si sentono tutti scienziati, adesso che c’è la pandemia”, “giusto rispettare le disposizioni, ma ci vuole anche il buonsenso”. Qui persone stressate proprio non ne ho viste. Una bella esperienza di vita, per me, anche se a settant’anni così tanto lavoro, ogni tanto pesa”.
Fra i clienti della bottega di Chiasso ecco il Filosofo, ora in pensione, noto per aver insegnato lunghi decenni nelle nostre scuole superiori. A lui la battuta finale: “quando hanno introdotto il divieto per gli over 65 lo hanno fatto per la loro sicurezza. Poi martedì è stato tolto e dunque le autorità hanno cessato di difenderli”.