L’allegria e il buon umore gli sono stati compagni fedeli per quasi tutta la vita. Memorabile la sua battuta sulle lunghe camicie che amava indossare, blu scuro con i puntini bianchi, ma anche all’incontrario, bianche con i puntini azzurri. Sempre le stesse? Non era vero, a quanto pare: “Me le cambio anch’io le camicie, sapete. Gli è che mia moglie ha comperato svariate decine di metri di tessuto; e piano piano…”.
Willi Inauen è morto nei giorni scorsi in una casa per anziani, dov’era degente da qualche tempo, dopo un declino che aveva addolorato tutti coloro che l’avevano conosciuto a Mendrisio, felice nella bottega d’orafo di cui era orgoglioso, nella quale a lungo aveva lavorato con la moglie Maddalena, gemmologa. Un minuscolo team di artigiani dei metalli e delle gemme preziose che, nei decenni, si è fatto notare ben oltre i confini ticinesi.
Originario del Canton Appenzello, era rimasto legato alla sua terra, anche con l’accento della lingua, pur conoscendo assai bene la nostra e diverse espressioni in dialetto ticinese.
“In onore di Willi Inauen, orafo e filosofo svizzero del XX secolo”, si legge sulla targa appesa in una sala del Museo nazionale del teatro, della musica e dell’arte, nel Palazzo Sheremetyev, a San Pietroburgo. Qui Inauen aveva portato la grande Croce del Monte Generoso, ispirata ai trasparenti delle Processioni storiche, che per anni e anni aveva pazientemente composto, insieme alla moglie, nell’atelier di Mendrisio. Un inno alle tradizioni, alla religiosità, ma anche all’ingegno manuale che ogni persona possiede e che durante la vita ha la possibilità di sviluppare. “Una testa piena di nozioni ma incapace di capire il valore delle mani è monca”, aveva spiegato il giorno della presentazione dell’opera a San Pietroburgo, nel dicembre del 2014.
Al Generoso aveva legato anche una favola, reinventando il finale della ben nota Biancaneve, andata a nozze nel luogo “degli eterni pensatori, delle idee eterne”, il Generoso, appunto. Sul quale era convenuta quel giorno una folla festosa e divertita per festeggiare lo sposalizio. Anche Inauen aveva insomma dato un contributo al turismo della nostra regione, i cui pregi e difetti amava raccontare, insieme a pensieri più profondi, quando veniva a trovarci in tipografia o in redazione con il camicione e la catena d’oro a cui erano appesi gli occhiali. Lo ricordiamo così.