Le rondini hanno mutato il modo di fare i loro nidi. Li nascondono nelle travi invece di costruirli in maniera più esposta come erano solite fare in passato. Sanno che le loro “case” vengono spesso distrutte e quindi cercano soluzioni più sicure. Sembra questo il motivo che le spinge a nidificare negli incavi delle murature in pietra e negli intagli delle travi di legno oppure, come vediamo in questa immagine inviata a L’Informatore da Luigia Carloni, architetta conosciuta nella regione anche per il suo impegno a favore dei cavalli del Bisbino e della natura in generale. “L’ho scattata sotto i portici a Bissone, presso il Bar Olmo, dove mi hanno detto che sono intenzionati a tenere questi nidi. Sotto di loro è stato posato un cartone a protezione sia di questi uccelli che dei clienti. Trovo molto positivo che tengano le rondini poiché è una specie protetta che trova sempre più difficoltà a trascorrere questi mesi alle nostre latitudini!” In altri punti dei portici di Bissone, i nidi già abitati dai rondinini sono scomparsi. E Ficedula – l’Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera Italiana – ha sporto denuncia contro ignoti definendo “un atto ignobile e vergognoso” la distruzione del nido. La Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici prevede sanzioni severe contro chi va a colpire o danneggiare speci protette. E la rondine – come abbiamo detto – è una di queste. A suo parere di quanto è calata la presenza delle rondini nel nostro Cantone? “Oggi come oggi sono poche; – annota Luigia Carloni – direi che sono calate del 40% rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta. E questo cambiamento è dovuto in gran parte al mutare della società stessa. Nidificavano nelle stalle, negli androni delle case… ambienti che oggi sono molto più rari da trovare. Ora prediligono i portici, soprattutto quelli di fronte ad un lago dove possono trovare materiale per costruire il nido”.
Nel Mendrisiotto come nel resto del Cantone le vediamo giungere… “Nel mese di aprile. A loro piacciono molto i portici! Arrivano dall’Africa dove trascorrono quelli che nel nostro paese sono i mesi più freddi. Il loro viaggio è lunghissimo; – spiega Luigia Carloni – se all’andata verso l’Africa procedono a scaglioni, il ritorno nei nostri paesi possiamo definirlo veloce. Hanno come una frenesia di fare il nido e spiace pensare che in molti casi lo trovano distrutto”. I motivi sono spesso legati alla sporcizia che le “residenze” delle rondini arrecano e possono essere comprensibili ma la loro presenza è di grande importanza per l’equilibrio naturale come spiegava in un articolo l’etologo italiano e grande amico degli animali nonché divulgatore scientifico, Danilo Mainardi. La maggior parte delle rondini percorrono circa 6’000 km per raggiungere le loro mete invernali o tornare a settembre in Europa. A marzo si muovono per la riproduzione, a settembre per lo svernamento. Sanno riconoscere la loro casa. Arrivano da lontanissimo “in loco”, esattamente al proprio cornicione, al proprio nido. Deceduto nel 2017 a Venezia, Mainardi aveva spesso parlato di allarme vero “perché le rondini stanno rapidamente scomparendo un po’ dappertutto in Europa. Gli ultimi censimenti parlano, per l’Italia, di un calo del 40% in pochi anni”. Suo è il testo che vi proponiamo di seguito.
“La generazione dei senza rondini”: Si può vivere, non c’è dubbio, pure senza rondini. Sopravviveremo. Anche se il loro forte calo ci spaventa, facciamoci coraggio: ce la caveremo. L’uomo è ingegnoso e troverà la soluzione. Ma che vita sarà una vita senza rondini? Be’, forse anche questo è uno di quei problemi che, simpaticamente, col tempo si autorisolvono. Basta che scompaia quella generazione (la mia) che è nata quando ogni casa aveva le sue rondini e alla sera, d’estate, le piazze cittadine si adornavano di rondoni che lanciavano strida assordanti sfidandosi in precipitosi inseguimenti. Per poi lasciare, col sopravvenire del buio, il posto ai pipistrelli (che stanno pure loro scomparendo). L’importante, penso, è, un po’ per volta, riuscire ad abituarsi a vivere senza. Non so se l’avete notato, ma da qualche anno è cominciata a circolare della gente con una mascherina di garza bianca sulla faccia. Certi pedalano in bicicletta, altri passeggiano a piedi: fanno esercizio, si stanno abituando a vivere senza l’aria pura. E quanta è ormai la gente che beve l’acqua del rubinetto, per non parlare di quella delle fonti e dei pozzi? Bevono tutti l’acqua cosiddetta minerale o altre bevande più o meno artefatte e colorate. Anche loro, anche questi, stanno studiando come si fa a vivere in un mondo privo di un’acqua bevibile. Pasolini, tanti anni fa, in uno dei suoi Scritti corsari, lamentò la scomparsa delle lucciole. Ebbene, alla loro carenza siamo pure sopravvissuti. Vedrete che i nostri nipoti saranno bravissimi a vivere senza. E poi, d’altro canto, per ogni cosa o essere vivente che scomparirà avranno in cambio un oggetto, o un vivente, virtuale. Così, oggi che ancora esistono, seppure in minor numero, le rondini e i balestrucci e i topini e quelle affascinanti pseudorondini che sono i rondoni, ci si può domandare: ma i nostri nipotini li conoscono? li hanno mai sentiti cantare? sanno distinguerli? Qual è, mi chiedo, il loro mondo animale? Temo che in quelle giovani menti confusamente convivano il passato e il presente, il vero e il falso. Dinosauri, leoni, godzilla… Tutti, i veri e i falsi, i viventi e gli estinti, immaginati, omologati, patinati e colorati. Mai, comunque, incontrati se non su uno schermo. E loro, i nostri nipotini, saranno gli adulti di domani. La generazione dei senza rondini. La generazione che ha imparato a vivere senza, seppure con tanti oggetti virtuali in cambio. E allora scopro, la sopravvivenza delle rondini è fondamentale indipendentemente da ogni ragionamento (o paura) di ordine ecologico. È importante che questi uccelli vivano perché possano aiutare i nostri nipotini a salvaguardarsi dal divenire quell’agghiacciante generazione. Ricca sì di oggetti da consumare ma priva, ormai, della natura vera.