Maggio segna tradizionalmente la riapertura di piscine e lidi, la ripresa dei lavori nell’orto ma anche, da alcuni anni, l’inizio dei trattamenti indispensabili per frenare la diffusione della zanzara tigre. Una lotta coordinata tra ente pubblico e privati cittadini per raggiungere uno scopo condiviso: dichiarare guerra alla Aedes albopictus, la zanzara cittadina – nera con striature bianche sul corpo e sulle zampe – che colonizza prevalentemente piccole raccolte d’acqua.
Originaria del sud-est asiatico, la zanzara tigre si è diffusa a livello europeo negli anni Novanta del secolo scorso. Dal 2000 in Ticino è attivo un sistema di sorveglianza, guidato dal Gruppo cantonale di Lavoro Zanzare. Dal 2007 questa specie ha cominciato a colonizzare gli ambienti urbani del Mendrisiotto, propagandosi rapidamente verso nord dove si è insediata nella maggior parte delle aree urbane del Ticino.
Proprio il distretto più meridionale del Cantone, che per primo ha conosciuto il fenomeno della zanzara tigre, ha deciso di congiungere le forze: sedici Comuni del comprensorio si sono uniti formando un gruppo di lavoro allo scopo di convogliare gli sforzi per contenere il più possibile l’espansione della zanzara “tigrata”, potenziale mezzo di diffusione di malattie, oltre che fastidiosa presenza infestante le case nei mesi più caldi (cfr. pagine 27 e 28).
Da diciannove anni, come detto, nel nostro Cantone è in atto un monitoraggio regolare della Aedes albopictus. I primi esemplari sono stati rilevati nel 2003; quattro anni più tardi la zanzara tigre aveva già colonizzato le aree urbane del Mendrisiotto. Per capire qual è lo stato attuale della presenza di questo insetto nel comprensorio l’Informatore si è rivolto alla dottoressa Eleonora Flacio, ricercatrice del Laboratorio di microbiologia applicata della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
Il Mendrisiotto è stata la prima regione ad essere colpita. Oggi tuttavia non si rilevano particolari differenze rispetto ad altre aree urbane del Cantone, dove il fenomeno è sotto costante monitoraggio. Concretamente si è riusciti, grazie alle misure messe in atto, a frenare il trend di crescita. Segnale – prosegue – che le informazioni circa la diffusione dell’insetto sono state correttamente recepite. Sia l’ente pubblico – che effettua regolari trattamenti contenitivi, grazie anche all’indispensabile apporto della Protezione civile – sia i privati si sono attivati nella lotta alla zanzara tigre.
Naturalmente, non si si può abbassare la guardia. È importante far passare il messaggio che ciascuno può fare la propria parte e che è indispensabile un’azione coordinata e uniforme sull’insieme del territorio.
Quali sono le principali regole da seguire? Sostanzialmente, in ambito di prevenzione, ci si muove lungo due direttrici. La prima passa attraverso abitudini di gestione di orti, giardini e in generale degli spazi esterni alle abitazioni. Si combatte la zanzara tigre, innanzitutto, togliendole l’acqua: svuotando i contenitori, impedendo i ristagni d’acqua (ad esempio nelle grondaie), chiudendo le fessure con della sabbia e i bidoni ermeticamente.
La seconda riguarda il trattamento di tutti i punti d’acqua stagnante che non è possibile eliminare, quali tombini, pozzetti di grondaia, griglie, ecc. In tal caso è consigliabile l’impiego di prodotti (granelli) a base di BTI (Bacillus thuringiensis israelensis) biologici e selettivi per le larve di zanzara.
È fondamentale – precisa la responsabile del Laboratorio di microbiologia – che il trattamento venga eseguito con regolarità, settimanalmente, da maggio fino a settembre per garantirne l’efficacia. Si mette così in atto un lavoro di squadra tra pubblico e privato.
Al di là del fastidio provocato dalle punture di zanzara, che tipo di rischio possono rappresentare questi insetti per la popolazione?
Quando si parla di zanzare, il rischio non è mai pari a zero – risponde la dr.ssa Flacio. – Meno esemplari ci sono in circolazione, più si riduce il rischio di diffusione di malattie. In Ticino vige un efficace sistema di allerta, coordinato dall’Ufficio del medico cantonale, e di presa a carico di persone affette da patologie causate da punture di zanzare contratte all’estero. Nel nostro Cantone, finora, non si sono mai verificati casi di trasmissione della malattia a livello locale. Il territorio fortunatamente è piuttosto contenuto ed è costantemente sotto controllo.
Abbiamo detto del ruolo fondamentale che ciascun cittadino può svolgere nella guerra alla zanzara asiatica. Quale altro apporto può garantire la popolazione?
I residenti in determinate zone possono fungere da antenne. Il territorio – ricorda la nostra interlocutrice – è sotto sorveglianza; i funzionari comunali sono molto attenti sotto questo punto di vista. Nondimeno, alcune situazioni possono sfuggire al controllo, là dove ci sono, ad esempio, aree dismesse, cantieri in disuso, cisterne sotterranee, ecc. È importante che vengano segnalati contesti particolari, dove le concentrazioni di insetti appaiono anomale. In generale il dialogo con il cittadino è sempre costruttivo.
Accanto alla zanzara tigre, in Ticino proliferano altre specie?
Altre due specie sono oggetto di costante attenzione. La “Aedes japonicus”, che vive perlopiù in aree boschive, è meno presente nel Mendrisiotto. Attualmente non rappresenta un particolare pericolo per la popolazione. Inoltre i trattamenti impiegati per la zanzara tigre risultano efficaci anche per questa specie. La seconda, chiamata “Aedes koreicus”, è invece diffusa nel distretto di Mendrisio, ma fortunatamente non funge da vettore di malattie infettive.
La zanzara tigre è una “cattiva volatrice”, non è infatti in grado di compiere autonomamente lunghi spostamenti; si è rivelata tuttavia un’abile “viaggiatrice clandestina”. Grazie a mezzi di trasporto quali automobili, tir e treni è riuscita a spostarsi da una nazione all’altra. La sua presenza è significativa, dunque, non solo nel nostro Paese, ma a livello continentale. La lotta a questo insetto aggressivo è recepita quale urgenza anche all’estero?
In Italia, Paese geograficamente più vicino, diverse Regioni stanno lavorando molto bene. A ridosso del confine si comincia attualmente a muoversi. Il Laboratorio cantonale, invitato dalle autorità d’oltre frontiera, sta promuovendo l’informazione in questo momento soprattutto nel Varesotto. Il “modello” ticinese, ovviamente, non può essere esportato in quanto tale, poiché esistono sostanziali differenze di gestione del territorio a livello amministrativo e burocratico, tuttavia – conclude la dr.ssa Eleonora Flacio – i principi sui quali si basa la prevenzione restano i medesimi.