
“La figlia di Piero Guccione, responsabile della fondazione che mantiene e promuove l’opera del padre, è rimasta sorpresa per la bellezza del chiostro del nostro museo”: Paolo Danielli, capo dicastero musei e cultura, ha sottolineato in questo modo, durante l’affollata conferenza stampa, la particolarità di questo antico edificio alle porte di Mendrisio, che riesce a presentare al pubblico nella medesima e sobria cornice, le tendenze più diverse.
Stavolta la tranquillità delle sale si sposa con quella del mare dipinto da Piero Guccione sul filo dei decenni; in modo “quasi ossessivo”, ha detto il direttore del museo Simone Soldini. Quella dell’artista siciliano può assomigliare alla pittura paesaggistica dell’Ottocento. Ma così non è. Guccione dipinge il mare e gli ambienti che gli stanno intorno con una grande precisione, assoltamente lontana dalla riprododuzione pura e semplice della realtà; la sua è una “manualità pensante” che restituisce e sviluppa visioni contemporanee.
Non c’è mai stato un artista che sia riuscito a dare la dimensione della luce e della relazione tra l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione, si legge nella presentazione della mostra, che resterà allestita fino al 30 giugno. Egli è stato tra i maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento. Ha guardato il mare cercando di coglierne le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per trovarci sempre l’anima dell’uomo.
“Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento”. È questa la grande impresa che quotidianamente ha affrontato: guardare il mare con il desiderio di fissare qualcosa in continuo movimento.
Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla realtà. Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel dato realistico, figurativo.
Il Museo coglie l’occasione per presentare al pubblico alcune opere della propria preziosa collezione, in qualche modo legate al tema della mostra.
Ringraziamento pubblico, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra, per Paolo Sulmoni, per il quale questo è l’ultimo allestimento. Sulmoni passerà presto al beneficio della pensione, dopo 30 anni di lavoro nel museo. Il direttore Simone Soldini lo ha ringraziato per questo lungo impegno e le competenze dimostrate.