
Ha destato curiosità e interesse, l’estate scorsa, la segnalazione dell’ esistenza nel Parco delle gole della Breggia di una marmitta, una cavità nelle rocce formatasi alla fine dell’ultima era glaciale. La notizia mi dà lo spunto per riproporre, in parte, un articolo pubblicato nel 1990 sulla rivista “Terra ticinese” dedicato alle grotte in Valle di Muggio. E per riflettere sulla possibilità di valorizzare questi doni della natura.
Premetto che di grotte d’origine carsica, poste dunque in un territorio di solubilità della roccia calcarea nell’acqua, ce ne sono parecchie, di tutti i tipi e di diverse dimensioni; proprio come quella appena ritrovata, non tutte sono facilmente raggiungibili ed esplorabili. Le montagne del Mendrisiotto sono particolarmente ricche di cavità, a volte sorprendenti, per la forma delle rocce o dei suoi colori; a volte pericolose, adatte solo all’esplorazione di esperti speleologi o speleo-sub, come la conosciutissima Grotta Bossi ad Arogno, percorsa costantemente dall’acqua. Per la maggior parte si tratta di grotte sub verticali, profonde da pochi metri fino a ottanta metri; una di queste è la Tana di Piai a Lattecaldo. Occorre prestare molta attenzione anche alle basse temperature, soprattutto in presenza costante di acqua o di forti precipitazioni, aspetto che “attiva” talune grotte, come il Böcc da (la) Tógna, sotto l’abitato di Campora, a strapiombo sulla Breggia.
La Valle di Muggio, con i suoi terreni calcarei, è ricca di grotte d’origine carsica. Tutta la valle a meridione, scendendo lungo i versanti del Generoso e del Bisbino, è posta sopra un sistema di rocce carsiche, il più delle volte con la presenza di gallerie comunicanti fra loro. Ogni corso d’acqua risulta così in stretta relazione con gli altri. Le acque sorgive che alimentano gli acquedotti dei nostri villaggi provengono nella maggior parte da queste grotte e fiumi sotterranei. I loro nomi hanno in genere origine storica o geologica e si collegano in alcuni casi pure alla narrazione popolare, come il citato Böcc che si rifà appunto alle vicende sull’origine del nome di Caneggio, anche se effettivamente solo di raccontisi tratta, in quanto il nome del villaggio ha un’origine storica.
Per ritornare alle grotte, in valle sono conosciute quelle in Val della Crotta (vedi Grotta di Brüghée – Bruzella, del Böcc Giümera – Cabbio, della Zocca Tana – Cabbio), del Pozzo della Cinta (Valle Cugnolo – Cabbio), della Tana dal Sperücc – Cabbio, della Grotta della Peste – Muggio, della Sorgente di Lügarno – Muggio, della Risorgenza Vallaccia – Muggio, della Zocca dal Fracc – Muggio, della Grotta del Baraghétt – Muggio, del Böcc dala vulp – Ponte di Scudellate, della Grotta all’Alpe di Sella – Scudellate, del Böcc da (la) Tógna – Campora, del Buco di Roncaia – Monte, del Covo dei ragni – Monte, della Grotta del Cacciatore – Casima, del Böcc dal Cornà (a) – Castel San Pietro, zona Scóo tra Obino e Campora, della Grotta alla cava Scerri – Castel San Pietro, della Tana di Piai – Lattecaldo, della Grotta del Demanio – Morbio Superiore, delle Grotte del Vallone – Vacallo/Pizzamiglio, del Böcc da la Cucöö – Vacallo/Roggiana… e altre ancora.
Gilberto Bossi