
“Mi chiedono spesso se il futuro dell’agricoltura ticinese sarà peggiore di adesso o ci riserverà delle opportunità. Non lo so. In questo periodo di cambiamenti e incertezze, ci sono segnali contrastanti”. Andrea Zanini, allevatore di Novazzano, presidente di OrTi, organo sindacale degli orticoltori, nonché membro della direzione dell’Unione contadini ticinesi, è preoccupato.
“È un momento davvero delicato, l’ho sottolineato nell’ultima direttiva dell’Unione contadini. La dimensione del “mercato globale” spegne lo spirito cooperativo che finora ha segnato la storia delle grandi organizzazioni ticinesi che si occupano di vini, prodotti orticoli, latte, carne…”.
Il mercato è sempre più complesso; e alle difficoltà commerciali si sommano le filosofie, i pensieri, le mode, che si riflettono direttamente su chi sta al fronte. Zanini – che è anche municipale a Novazzano e deputato al Gran consiglio per la Lega dei ticinesi – cerca di sdrammatizzare, la mette un po’ sul ridere, ma è preoccupato: “Io il fieno non lo mangio. Non lo digerisco… se le mucche sono capaci di trasformare un alimento che io non mangio in un cibo che posso mettere nel piatto, dobbiamo essere contenti”. Una battuta che Zanini utilizza per spiegare quali conseguenze possano avere talune visioni: “è rischioso, per esempio, il pensiero secondo cui cibarsi di carne fa male all’ambiente, sostenendo che per produrla occorrono enormi quantità d’acqua. Cosa ne facciamo del foraggio che cresce nei prati e sui pendii delle nostre vallate? Lo gettiamo via? Ci vuole equilibrio: troppe regole minano la produzione indigena, che non riesce a spuntare prezzi dignitosi. C’è una parte dell’opinione pubblica che guarda agli allevatori svizzeri come se fossero dei malfattori”.
E così via per tutto ciò che appartiene alla produzione “convenzionale” – ma pur rispettosa delle leggi in materia – sotto le serre, nelle stalle, nei caseifici, nei vigneti… “Evidentemente a contare non è la sola questione “filosofica” intorno al cibo – continua Zanini – ma è proprio il venir meno dello spirito solidale fra noi, e il crescere dell’individualismo che ci mette in crisi. Uno dei grandi orticoltori ticinesi, per esempio, ha lasciato la TiOr e ha sottoscritto un contratto privato con la grande distribuzione che fino a ieri si riforniva da questa cooperativa, il braccio commerciale della Federazione ortofrutticola ticinese FOFT, facendo dunque concorrenza agli associati più piccoli”.
Segnali positivi
Restando nel settore, gli orticoltori devono arrangiarsi da soli, non ricevendo alcun contributo; diversamente dai contadini di montagna, che, pur faticando anche loro, ricevono i pagamenti diretti, in buona parte commisurati al grado di difficoltà in cui si trovano a lavorare. “Fino a qualche anno fa – osserva Zanini – i coltivatori di ortaggi regolavano la produzione sulla base della stagione precedente. Oggi devono guardarsi dalle minacce del mercato globale”. Fra chi tiene duro e si rinnova, c’è chi ha associato, alla coltivazione nelle serre, la vendita diretta dei propri e di altri prodotti di frutta e verdura, come l’orticola Oberti a Riva San Vitale, riuscendo così a mantenere un giusto margine di guadagno, importante per la sopravvivenza dell’orticoltura, margine spesso non riconosciuto dal mercato. “Un segnale positivo, senza dubbio, commenta Zanini; e ce ne sono altri: la ProVaMM di Mendrisio, che si occupa dei prodotti caseari della Val di Muggio, il Gin biologico del Bisbino, la Fondazione L’Orto, che si sta impegnando per aprire un commercio di verdure preparate, di “quarta gamma”, pronte per la tavola”, l’impegno della Cetra SA, entrata da poco nella LATI, nell’affinamento dei formaggi”.
Meglio oltre San Gottardo
La FELA SA, che si occupa da sessant’anni di mangimi e granaglie ed appartiene alla Federazione produttori di latte, adegua la propria attività ai cambiamenti. Con gennaio ha smesso di produrre in proprio mangimi tratti dalle coltivazioni ticinesi: costa meno inviare i cereali da foraggio oltre Gottardo, farli lavorare là e riportare il mangime in Ticino per la vendita. La società, che da alcuni anni dispone, vicino alla sede di Cadenazzo, del negozio “Gusto Ticino”, ha aperto alcuni giorni fa a Castione un altro punto vendita con una vasta gamma di articoli agricoli e per il giardinaggio, con lo scopo di rimanere vicina alla popolazione del Bellinzonese e delle Valli. Grazie all’impegno della famiglia Zanini, FELA rimane presente nel Mendrisiotto con un negozio a Novazzano, aperto a giorni alterni, rimediando così al grave danno di qualche anno fa, quando la sede situata presso la stazione di Mendrisio andò distrutta da un incendio.
Anche nella produzione e nel commercio del vino ci sono cambiamenti. Il gruppo Coop, un paio d’anni fa, ha acquistato una fiorente e storica azienda vinicola del Mendrisiotto. Se, in generale, i piccoli produttori e la aziende vinicole private ottengono buoni risultati in un mercato assai difficile, la Cantina Sociale, che è una cooperativa, sta attraversando un periodo delicato, culminato con la ricerca di un nuovo direttore e la trattenuta di una parte dei pagamenti delle uve ai soci, con lo scopo di finanziare gli investimenti.
Latte, nuovi capitali
Sul fronte del latte, la LATI SA, per salvarsi, è stata costretta ad accettare sostanziosi capitali non ticinesi, (v. articolo in questa stessa pagina), operazione di cui i 180 fornitori della Federazione ticinese dei produttori di latte, cooperativa “madre” della società, non sono stati coinvolti direttamente ma che hanno dovuto accettare loro malgrado.
Bovini e suini
La filiera ticinese della carne, che nel Macello Ticino di Cresciano (MATI) ha un interlocutore importante, è fragile. Il numero attuale dei capi macellati e le richieste di carne da parte dei macellai ticinesi non aiutano a migliorare la situazione. Molti allevatori, Andrea Zanini compreso, vendono parte del bestiame, bovini in particolare, a gruppi commerciali che fanno capo al macello industriale di Oensingen, nel canton Soletta, appartenente a società del settore carni. Nei cantoni tedeschi la carne di manzo, pure quella proveniente dal Ticino, è apprezzata nella salumeria. Sul fronte della carne suina, fra gli allevatori ticinesi rimasti, da anni è impegnata nella produzione di qualità in Ticino la SA Salumi del Pin, con un allevamento attento alle esigenze degli animali. Azienda che, in chiave moderna, continua la tradizione di un’antica macelleria di Mendrisio.