L’opinione/ Di gatte e madonnine

0
1515
La nuova madonnina collocata a Morbio Superiore.

La libertà di stampa è un diritto indissolubile del nostro Stato e garantisce ai cittadini la libertà di espressione. La stampa, di conseguenza, ha tutto il diritto (e il dovere) di riportare i fatti di cronaca. Riportare i fatti non significa necessariamente avere il diritto di commentarli, ipotizzando per i rei il perturbamento di qualsivoglia libertà, giudicando aprioristicamente e criticamente il comportamento di coloro che di questi fatti sono (stati) “artefici”. Sto scrivendo del fermo, da parte della polizia, dei tre giovani del Mendrisiotto che nei mesi scorsi hanno fatto sparire o danneggiato delle statuette sacre (si parla di 17 casi di vandalismo). “C’è chi temeva l’esistenza di una setta, chi credeva fosse tutta opera di un gruppo anticattolico e chi invece ha tirato in ballo le femministe (cfr. il CdT del 18 dicembre 2018). Non è mia intenzione minimizzare i fatti (ci mancherebbe…), però l’eco mediatica del loro fermo non è stata un po’ troppo sproporzionata? I titoli, a caratteri cubitali, da parte dei due quotidiani ticinesi nel darne notizia, e alcune considerazioni nei rispettivi articoli, mi hanno infastidito e portato a riflettere. L’analisi su la Regione di uno psichiatra – “Da subito ci si è chiesti: perché sono stati presi di mira dei simboli sacri? (…); in questi episodi c’è un attacco al simbolismo sacrale, le Madonnine (…); si attacca un po’ la comunità, almeno nella dinamica psicologica che c’è dietro (…)”. Senza voler fare di ogni erba un fascio, per chi scrive sono ben altri i simboli, in carne e ossa, che stanno sconvolgendo in questi ultimi anni i fedeli della Chiesa cattolica. Se la discesa in campo del Vescovo è più che legittima, l’attivazione della politica cantonale (vedi richiesta di condanna inoltrata da alcuni parlamentari) lo è un po’ meno. Mah! Dopo tutto c’è la Magistratura che sta indagando. E se si trattasse di ragazzate dovute a futili motivi, come par di capire da alcune “fonti”? Occorre capire prima di giudicare o, peggio ancora, “crocifiggere” (sentenziare), con il rischio di demonizzare dei giovani probabilmente fragili (per ragioni diverse), magari con un vissuto (per fortuna ancora corto) particolare alle spalle. Ripeto, se di “semplici” goliardie si trattasse, il proverbio della gatta, del lardo e dello zampino potrebbe trasformarsi nell’altrettanto conosciuto proverbio della gatta e dei micini ciechi. E noi, in qualità di genitori, di rappresentanti delle istituzioni (politiche, religiose, scolastiche…) non abbiamo delle responsabilità? Lascio al lettore trarre le dovute risposte a questo interrogativo. Ma, per favore, non lasciamo che il tutto scivoli nel comodo calderone della “società malata”. È l’amore, attraverso l’ascolto, il dialogo, l’affetto, che vince su tutto.
Gilberto Bossi, Caneggio