FC Chiasso: 5 “pappine” dal Servette

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Vice) La serie negativa dei rossoblù non si arresta nemmeno col cambio d’allenatore. La squadra di Andrea Manzo si becca cinque “pappine” dal Servette.

Non è certamente contro la capolista che ci si potesse aspettare il rilancio della squadra della città di confine alla disperata ricerca, da due mesi, di una vittoria. È stato probabilmente un caso che la settimana prima i rossoblù, affidati ad Andrea Manzo nel tentativo di raddrizzare la barca affondata insieme ad Alessandro Mangiarratti, siano riusciti ad agguantare un punto contro il rivale diretto Kriens. Si sarebbe però dovuto parlare di due punti buttati via, piuttosto che di uno guadagnato…
Allo stade de Genève il Chiasso si è presentato con le migliori intenzioni, forte sicuramente delle belle prestazioni offerte contro i granata nelle ultime stagioni, non in questa comunque, perché già al Riva IV aveva incassato tre reti. La squadra ha cercato di entrare subito in partita, forse senza badare troppo al livello e all’organizzazione di gioco della formazione avversaria e probabilmente anche senza rendersi conto che affrontare un Servette pimpante come l’attuale avrebbe richiesto un gran dispendio di energie e di assoluta concentrazione.
È però successo che dopo una ventina di minuti i padroni di casa si sono visti la porta del gol, Schalk non ci ha pensato due volte a infilare Mossi. Il raddoppio con Alphonse ha spiazzato la squadra: Alphonse, cui non bisognava concedere un metro, ha portato a tre gol il vantaggio in inizio di ripresa: sul suo conto anche l’assist dell’1-0. Se calcoliamo la sua doppietta, il rigore di Wütrich e la rete di Kone nei minuti di recupero la partita poteva benissimo finire sull’1-1 in quanto Zoran Josipovic al 75’ aveva perforato la porta difesa da Frick. Si era invece sul 4-0 a quel momento e una rimonta era pura utopia.
Qualche sprazzo c’è stato, le prime due reti sono state decisive: soprattutto la seconda. Inizialmente era sembrato che la squadra di Manzo si fosse scrollata di dosso la paura di andare sotto (vedi i due gol in cinque minuti subìti dal Kriens) ma poi l’incapacità di intrepretare la partita (esattamente come già al Riva IV coi lucernesi) è stata fatale in quanto di fronte c’era un avversario di ben altro calibro.
Come prima, più di prima
Oggi con Manzo (nella foto) si pongono gli stessi interrogativi che c’erano stati con Mangiarratti. Non ha una logica pretendere la luna da una squadra che è in sofferenza da inizio campionato (tre partite, tre sconfitte: è bene ricordarlo).
Da quanto tempo non si vince? Dalla nona giornata quando fu espugnata la Schützenwiese (0-1, Zoran Josipovic). Guarda caso sarà proprio il Winterthur, il prossimo 16 dicembre al Riva IV, a concludere quest’annata negativa culminata con cambi d’allenatori, arrivi e partenze di giocatori: che comunque hanno finito con l’indebolire un organico insufficiente per affrontare un campionato come quello di Challenge League.
Poi si sa come vanno le cose. C’è sempre un capro espiatorio in siffatte situazioni: inevitabilmente la colpa finisce col ricadere sull’allenatore.
A Chiasso negli ultimi anni si sono succeduti diversi tecnici. Con risultati non del tutto positivi. Gli ultimi campionati (parliamo di quelli senza retrocessione) sono forse stati affrontati con leggerezza. Bisognava invece approfittarne per gettare basi stabili per il futuro. Si è parlato di “progetti”, ma quali? Mangiarratti, per l’appunto, faceva parte del nuovo progetto: perché non lo si è lasciato lavorare tranquillamente?
Si poteva, se mai, discutere sulla scelta dell’allenatore (senza esperienza su panchine di ChL), però se la società ha avuto il coraggio di prendere questa decisione non è che poteva ricredersi e tornare indietro.
Non stiamo però qui a stupirci: già con Abascal si era agito analogamente. A Chiasso sembra non esserci una linea chiara sul da farsi: anno dopo anno si caldeggia una programmazione costruttiva, ma si finisce con operare in modo confuso, mettendoci qualche pezza qua e là. Ma quanto può servire continuare a interrompere bruscamente il rapporto con gli allenatori?
Quando c’è di mezzo un progetto concreto, coraggioso, magari rischioso, non bisogna solo avviarlo bensì appoggiarlo, e cercare di elaborarlo nel limite del possibile: insomma, portarlo avanti non silurarlo. Ma se i risultati non arrivano, quando la prima parte della stagione se n’è già andata, qualche dubbio è forse giustificato…