Com’è finita la candeggina nel torrente Faloppia?

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(red.) Chi ha gettato la candeggina nel Faloppia? Il torrente ne ha ricevuto il 13 luglio una dose sufficiente per far girare i pesci a pancia all’aria. Così li ha trovati il pensionato Giuseppe Giussani, a passeggio col proprio cane, come fa tutti i giorni. Giussani è “la nostra sentinella del Faloppia”, ama chiamarlo Matteo Muschietti, municipale di Coldrerio, che riceve da lui puntuali “report” sullo stato del corso d’acqua. È un torrente transfrontaliero che nasce a Faloppio, attraversa la Valle dei Mulini, disegna il confine a Seseglio, incontra il Roncaglia a Novazzano, entra a Chiasso passando da Via Sottopenz, Via Cattaneo, il quartiere di Via Soldini, attraversa la città incanalato, fino a sbucare ai Corni di Vacallo per unirsi alla Breggia e gettarsi infine, dopo un percorso di 5 km, nel Lago di Como. Secondo il Dipartimento del territorio, citato da Muschietti, le cause dell’inquinamento “sono da attribuire alla presenza puntuale di cloro attivo nell’acqua, con origine sul territorio italiano”. In sintesi, si legge nella documentazione distribuita da Muschietti durante la conferenza stampa di mercoledì nella cancelleria comunale di Coldrerio, si tratta di una immissione di candeggina proveniente a monte del depuratore di Ronago, con la conseguente esclusione di qualsiasi responsabilità dell’impianto.
Ma qualcuno la candeggina l’ha gettata. A dolersene è anche il sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni, già presidente per lunghi anni dei pescatori di Novazzano, alla guida di una città che sta facendo ingenti investimenti, pubblici e privati, per migliorare il quartiere di Via Soldini. I tre quarti dei lavori sono stati eseguiti e in vista ci sono anche opere di rinaturazione, “ma c’è qualcosa che non va, se si vedono acque di vario colore, sul verde e sul rosso…”.

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