
• EL) Il 13 e il 14 luglio si sono svolti a Zofingen i Campionati Svizzeri assoluti a cui hanno preso parte due atleti della VIGOR Ligornetto: Irene Pusterla e Marco Maffongelli.
Iniziamo da quella che agli occhi di tutti è una preziosa medaglia d’oro, l’unica colta dalla pattuglia ticinese ai campionati svizzeri, ma che per Irene e tutto il team VIGOR rappresenta molto di più. Per la cavalletta di Ligornetto, olimpionica del 2012, detentrice del record svizzero assoluto (6,84m) e vincitrice di oltre 30 titoli svizzeri, gli ultimi tre anni sono stati tutt’altro che semplici… È proprio quando ci si trova nel pieno della forma, al massimo dei risultati in allenamento e in gara che diventa difficile rimanerci e alle prime delusioni, ai primi infortuni è un attimo cedere, soprattutto quando il tuo sport è una delle tue più grandi passioni.
La stagione 2016 porta a Irene ben due infortuni. Una volta ristabilita, il 2017 non è certo meglio: ancora dei risentimenti che minano la stagione e poi, quando tutto sembra essere risolto ecco che il 2018 si apre con un leggero infortunio ai flessori che sul più bello impedisce l’intera stagione indoor. La continuità degli allenamenti è compromessa, le pause vanno dalle 4 alle 6 settimane, tempi in cui Irene non può allenarsi come vorrebbe; passi fondamentali per ogni atleta e ancora di più per una saltatrice del suo calibro.
Dove non si può lavorare fisicamente, lo si può e lo si deve fare a livello di determinazione, pensando che mollare non esiste! Non è un pensiero che in queste circostanze viene spontaneo, ma quando si ha al proprio fianco un allenatore, una squadra, degli sponsor, una famiglia che credono in te, anche dopo tre anni di assenza da un campionato svizzero, ci si prova ancora, con determinazione, e stavolta, come d’incanto, il titolo non lo si lascia sfuggire!
E così è stato. L’esordio alle competizioni è stato tutt’altro che dirompente, partendo da misure modeste, ma Irene ha lavorato passo dopo passo, senza perdere lucidità e motivazione, fidandosi del lavoro fatto e dei risultati che si intravedevano in allenamento ma ancora non venivano confermati in gara. Le buone sensazioni erano riapparse proprio nell’ultima competizione non programmata a Gavardo, ma voluta dal coach proprio per affinare alcuni passaggi tecnici nella rincorsa.
Sabato la gara non è iniziata nel migliore dei modi, ma Irene è riuscita a mantenere la calma e la concentrazione e a passare dalla quinta posizione alla prima al terzo salto, con un balzo di ben 6,45m. Una misura a cui ha fatto subito eco un 6,42m e un nullo di pochi centimetri nella prova finale che le avrebbe permesso di infliggere ulteriore distanza alle dirette avversarie. Un titolo svizzero che ha un grande significato, soprattutto per quel che ha passato. Una gran prova di carattere che ha davvero permesso a Ire di girare pagina.
Purtroppo, lo sport non regala solamente soddisfazioni, anzi, a volte quando tutto sembra essere stato fatto per il meglio arriva l’imponderabile. L’atletica è uno sport individuale, dove il vero giudizio arriva da un cronometro. Anche se si sono trascorsi mesi a “macinare” chilometri, a volte da soli e sotto una pioggia scrosciante o con temperature che superano i trenta gradi, a cercare di curare ogni dettaglio, a programmare le giornate in funzione dello sport che ami e sacrificando altri interessi per prepararti per uno degli eventi importanti della stagione. Il cronometro segue uno sparo scandendo il tempo della prova su quella pista e in quella disciplina. Sai di essere in forma, di poter dare il meglio di te, ma in quel momento qualcosa non va per il verso giusto, è un dettaglio, niente a confronto della enorme preparazione svolta. Il giovane mezzofondista Marco Maffongelli sulla distanza dei 1500m era in gara per le qualificazioni che avrebbero proiettato 12 atleti alla finale del giorno seguente. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma era pronto e la sua condizione fisica e la sua determinazione erano nelle sue gambe e nella sua testa per scendere in pista e lottare. Il verdetto è stato difficile: 13° rango e primo escluso dalla finale. Tanto rammarico, grande delusione e altrettanto dispiacere per tutti i compagni di squadra e per l’allenatore che lo hanno supportato e sostenuto, sicuri delle sue potenzialità.
Ma si sa che dal brutto viene sempre il bello. Che dalle ceneri si risorge verso vette più alte.
Sarà così anche per Marco, che di carattere ne ha da vendere. Superato lo scoramento momentaneo, arriverà la determinazione e la voglia di rivalsa, di vendetta verso quella pista che in quel momento gli ha negato quello che pensava di ottenere.
Una storia che fa pensare a quanto sembri ingiusto questo sport, ma che prima o poi tornerà a regalare soddisfazioni. La prima regola dello sportivo vincente è: vietato cedere!