
(red.) Qualche timore lo incute quel 2,5%; ma è anche il bello dell’impresa, perché partendo da lì si può solo migliorare. È il tasso di frequenza nelle biblioteche del Mendrisiotto nel cui panorama tra un paio di mesi ci sarà anche LaFilanda di Mendrisio.
Una pochezza, una miseria se ci confrontiamo con il popolo delle biblioteche su scala nazionale: poco meno del 50%. Vuol dire che una persona su due sente la necessità, qualche volta all’anno, di cercare un libro tra gli scaffali. Non considerati nella percentuale i ragazzi sotto i 16 anni, avendo essi a disposizione raccolte specifiche nelle scuole.
I dati, certamente da relativizzare, essendo le realtà sociali e culturali assai diverse nelle regioni del nostro paese, sono pubblicati dalla Biblioteca nazionale svizzera di Berna.
Perché questo abisso? Nei grandi e nei piccoli centri delle altre regioni svizzere la maggior parte delle biblioteche è stata “convertita” in anni recenti in luoghi d’incontro. Al silenzio quasi religioso, ai sussurri degli utenti, al discreto piacere del carezzare copertine si sono aggiunti tazzine di caffè, trilli di violini, hop hop di giovani pensionati alle prese con lezioni di movimento, i giochi con le carte, i corsi di cucito, le festicciole per i bambini condite dalla lettura delle fiabe, i concerti di musicisti in erba destinati ai parenti. Il semplice oziare.
La prima a Mendrisio
Dopo Zurigo, Basilea, Berna, Lucerna, ma anche piccole città come Sierre e Zofingen, tocca al Ticino. Mendrisio e il Cantone avranno l’onore d’aprire in Via Industria la prima biblioteca pubblica della nuova era. A metà settembre, quando inizierà l’avventura, alla Filanda non ci saranno solo i libri della Biblioteca cantonale trasferiti nella nuova sede dal Liceo cittadino, dove sono rimasti per decine d’anni a disposizione di tutti, studenti e comuni cittadini. I volumi, nelle varie categorie, sono stati riordinati e verranno prestati all’utente de LaFilanda con i moderni sistemi digitali.
Ma l’immenso spazio, per intanto aperto a pianterreno e al primo piano, è destinato anche ad altre attività. Già sono stati prenotati corsi per adulti e cicli d’aggiornamento per insegnanti; giovani poeti e scrittori hanno adocchiato LaFilanda e pregustano il piacere del declamare, nel ricordo delle belle occasioni d’incontro avute in passato nell’ormai ex sede della Biblioteca cantonale di via Maspoli.
Il Gruppo operativo
Idee, desideri, speranze e diverse riservazioni sono state raccolte dal Gruppo operativo, formato dalla capoprogetto Agnès Pierret, dai due bibliotecari cantonali Rolando Schärer e Urs Vögeli, da Gianna Macconi, Valeria Codoni, Barbara Ferrari. Il team fa riferimento a Simone Soldini – il responsabile dei servizi culturali della città ha dato un contributo determinante alla maturazione del progetto – e a Stefano Vassere, alla testa del Servizio bibliotecario ticinese (SBT). Il gruppo ormai da un anno sta impostando la nuova era della Filanda, che per vent’anni, dal 1988 al 2008 fu “abitata” dalla Manor, dopo un lungo restauro curato dall’arch. Ivano Gianola, progettista di un’altra grande opera, il Lac di Lugano.
I Filanderi
Ma il progetto, vista anche l’esiguità dell’organico, non potrebbe mai diventare concreto senza il contributo dei Filanderi e delle Filandere, una sessantina di persone, 2/3 donne, 1/3 uomini, di varie età, competenti in questo o in quello, chi bravo con la manualità, altri nelle cose di cultura, chi nel campo dell’educazione, altri nelle reti sociali. I Filanderi sono residenti un po’ in tutti i Comuni del Mendrisiotto e disegnano dunque una dimensione almeno regionale di ciò che sta nascendo nel capoluogo. Si tratta di persone che si sono fatte vive dichiarando la disponibilità a completare la loro giornata con un po’ di tempo. C’è chi, già pensionato, ha prenotato mezze giornate, dicendosi felice di poter fare ciò che nella vita professionale ha sempre desiderato, ma mai potuto realizzare.
Aperta anche la domenica
È stato dunque firmato un contratto d’intenti, che impegna i volontari, ma li lascia anche liberi di rinunciare in qualsiasi momento. “Contano i nuovi divani, gli spazi generosi e senza muri, spiega Agnès Pierret, ma saranno i Filanderi – che stanno manifestando entusiasmo e tanta voglia di fare – a dare un senso a LaFilanda, accogliere il pubblico, proporre attività, in collaborazione con partner riconosciuti. E a permettere gli orari “lunghi”. LaFilanda sarà infatti aperta 7 giorni su 7, dalle 9 alle 21, 355 giorni all’anno. In questo modo vogliamo dare finalmente risposte positive a coloro che non hanno l’abitudine di andare in biblioteca perché quando finiscono il lavoro la trovano chiusa, come al sabato e alla domenica, proprio come le scuole; noi saremo aperti e proporremo tante cose, insieme ai libri”.
Il progetto è seguito con particolare attenzione e competenza dal sindaco Samuele Cavadini e da Paolo Danielli, nuovo municipale e vicesindaco, titolare del dicastero Museo e cultura, gestito, fino a qualche settimana fa, da Cavadini. E proprio Danielli ha annunciato durante la seduta legislativa di lunedì che LaFilanda sarà inaugurata sabato 15 settembre e domenica 16 con una festa popolare e le porte aperte.
La popolazione apprezza
La maggiore apertura e accessibilità rispetto alla grande maggioranza delle strutture (ogni spazio sarà tra l’altro accessibile con sedie a rotelle) è uno dei grandi valori del progetto. “LaFilanda – continua Pierret – guarda prima di tutto a coloro che non hanno mai varcato la porta di un museo, di una mostra, di una biblioteca. La Città, varando il progetto ha voluto convertire un luogo abbandonato, l’ex Manor, in una piazza di riferimento, di scambio, di arricchimento per tutti, facilmente raggiungibile a piedi, con la bicicletta, con i mezzi di trasporto pubblico, e con l’auto, considerando la vicinanza degli autosili. Abbiamo visitato numerose strutture in Svizzera e all’estero, in grandi agglomerati, ma anche in regioni rurali e in luoghi discosti. L’apertura di spazi multiuso, che hanno tuttavia nei libri la “spina dorsale”, sembra funzionare ovunque: la popolazione apprezza e frequenta intensamente qusti luoghi”.
Ci sarà sempre qualcuno dei Filandieri ad accogliere gli utenti con premura e cordialità, pronto a rispondere alle domande, a dare informazioni “di sportello” riguardo a procedure ed uffici che possono anche esser estranei alla cultura; ma anche solo alla ricerca di contatto umano. “Con i Filanderi, LaFilanda acquisisce un’inattesa diversità, pluralità e tanta umanità”, spiega Pierret.
Coinvolgere
chi si sente lontano
L’idea di fondo è di coinvolgere chi si sente lontano. Ci saranno, accanto ai libri – un curatissimo patrimonio di 60 mila volumi – una settantina di titoli di riviste e quotidiani cartacei e altri disponibili in digitale. E chi non vuol leggere potrà condividere, con altre persone, dei pomeriggi, delle serate, dei corsi di cucina, di lingua, di cucito, uncinetto, pittura, scultura, origami…; il bambino che frequenta lezioni di musica potrà suonare un concertino davanti ai propri famigliari in una delle salette; si potrà misurare la pressione… Agnès Pierret sa che tutto ciò si potrà fare soltanto se LaFilanda riuscirà a coinvolgere la popolazione: “per molti la biblioteca è ancora vista come un obbligo. Noi vogliamo che sia un piacere e siamo pronti ad accogliere nuove proposte. Cercheremo di adattarci ai desideri degli utenti e ci metteremo in gioco”, conclude la capoprogetto.