L’amicizia fra Svizzera e Israele

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• (red.) Le coincidenze? Parlare di Israele e della Svizzera in quest’ufficio al secondo piano di un importante palazzo del centro di Chiasso, soltanto un paio di giorni prima che gli Stati Uniti scegliessero di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola di fatto come capitale dello Stato. Cambiamento di cui nessuno era consapevole fra coloro che abbiamo incontrato intorno al tavolo dell’ufficio del presidente dell’Associazione Svizzera Israele (ASI), sodalizio d’amicizia tra i popoli delle due nazioni; ma che ha riportato al centro dell’attualità le tensioni tra Israele e il mondo arabo. Tra le sezioni, quella ticinese è la più attiva e numerosa, ed in continua crescita, soprattutto negli ultimi anni, con i suoi circa 700 associati, di cui un buon 25% residenti nel Mendrisiotto. Fra questi Benito Bernasconi, a lungo uomo di Governo, socialista, che l’ha presieduta per ben 33 anni, dalla sua fondazione nel 1967, fino al 2010, quando alla testa del sodalizio è stato designato il Dr. Adrian Weiss, oncologo, attivo nel campo dello sviluppo dei farmaci per curare il cancro.

È “apolitica e laica” l’ASI. Gli associati ticinesi al 95% non sono ebrei. Ma ciascuno dei membri si porta appresso il proprio credo e le proprie bandiere, com’è giusto che sia. Oggi, per parlare al giornalista, ci sono coloro che in seno all’ASI si occupano di comunicazione. E vale la pena sapere cosa fanno, da dove vengono, dove abitano. C’è un ex sindaco del Luganese, a lungo membro del Gran consiglio, voce autorevole, tagliente, affilata della politica ticinese che si dichiara appartenente alla chiesa cattolica ma non praticante; e non particolarmente devota a questo papa. C’è un professore di filosofia in una scuola privata cattolica, membro di un movimento ecclesiale molto diffuso anche in Ticino. Poi un giornalista, pensionato, italiano, ebreo, residente “felicemente” in un villaggio della regione molto cattolico; “ma non mi ha mai picchiato nessuno, anzi ho buone relazioni con tutti, in paese”, ride, prima di svelare le sue antichissime origini ebraiche che risalgono almeno al 1492 quando gli ebrei furono cacciati dalla Spagna; così può spiegare perché sua madre, a 95 anni, parla il ladino antico, la lingua degli ebrei spagnoli. Fa il portavoce dell’ASI e, come il presidente – già alla testa di un’importante divisione di un gruppo farmaceutico basilese – tiene molto alle tradizioni, pur non frequentando spesso la sinagoga di Lugano. Alle tradizioni e alla religione ebraiche sta guardando con grande interesse, in questi ultimi anni, un altro membro del team di comunicazione; fa il commerciante in città, è figlio di padre ebreo e di madre cattolica, e a un certo punto, verso i 13-14 anni, gli venne chiesto dai genitori se desiderava il battesimo, perché i compagni di scuola facevano la cresima; “dissi di sì e dunque alla cerimonia avevo accanto a me la mamma cattolica, il papà ebreo e i due padrini… della chiesa evangelica riformata”, ricorda, ridendo.