Risalendo la linea del sangue

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Ronald Willemse, segretario della Società Genealogica della Svizzera Italiana.

(p.z.) “Risalendo l’albero genealogico, sono riuscito a sapere che mio nonno, di mestiere, faceva lo spiegatore di film muti nelle sale cinematografiche. Mentre scorreva la pellicola, spettava a lui raccontare al pubblico quello che succedeva”. Una scoperta intima, familiare, ma anche curiosa e soprattutto rivelatrice di come siano mutati i tempi da allora ad oggi. Il nonno-commentatore è quello di Ronald Willemse di San Pietro di Stabio. Nella sua veste di segretario della Società genealogica della Svizzera italiana, lo incontriamo a Rancate dove è stata di recente smontata la mostra itinerante concepita dalla Società per i 20 anni di attività genealogica nella Svizzera italiana (cfr. in basso). A lui, in questo impegno espositivo nel Mendrisiotto, si sono affiancati il presidente della Società Renato Simona ed il membro di comitato Flavio Gambazzi di Rancate. Queste persone, così come altre in Ticino, tramite la Società mettono a disposizione di tutti la loro competenza e passione per la genealogia. E come? In forma di consulenza, proposte, incontri aperti al pubblico e anche incontri con la stampa come quello che intratteniamo con Ronald Willemse per i lettori de l’Informatore. A lui chiediamo se è vero che ciascuno può ricostruire il proprio albero geneaologico. “Certo – sorride – ma serve pazienza e volontà”. E allora proviamo a ricostruire il percorso.

Quale è il primo passo da compiere?
Il primo passo da fare è sempre in famiglia. Bisogna intervistare i genitori e i nonni per ricostruire il più possibile la stirpe. Chi ha ancora i bisnonni è fortunato!

Il secondo passo?
Di regola noi consigliamo di visitare i cimiteri dove sono deposti i familiari. Sulle tombe si trovano le date di nascita e di morte che sono molto importanti. E poi anche le fotografie possono essere interessanti.

A questo punto?
Una volta esaurito quello che puoi trovare in famiglia (comprese eventuali lettere o documenti scovati magari in solaio o in cantina) se vuoi veramente andare più indietro nel tempo, puoi fare riferimento allo Stato civile locale, cioè del tuo Comune che copre gli ultimi 20 o 30 anni. Purtroppo però a questo punto ci si confronta con il fatto che i Comuni danno informazioni limitate. Nel caso del Mendrisiotto, gli atti dello Stato Civile sono stati centralizzati a Mendrisio.

A cosa è dovuta la resistenza a fornire informazioni?
Una certa reticenza è soprattutto da ricondurre ad una questione di rispetto della privacy. Esiste una legge di base riconosciuta a livello generale, secondo la quale occorre rispettare il diritto alla privacy delle persone in vita. Gli ufficiali dello Stato Civile tendono quindi a fornire informazioni solo ai diretti interessati della famiglia. Tale diritto invece decade quando la persona è defunta. A volte siamo chiamati a fare ricerche genealogiche (anche all’estero) e in questi casi presentiamo allo sportello una procura da parte dell’interessato. L’accesso alle informazioni va a discrezione dell’ufficiale dello Stato Civile. È un filtro. Non è una barriera.

Cosa si vuole evitare, negando dati e informazioni a chi non è direttamente legato alla persona?
Sappiamo che a volte la ricerca innesca discussioni per questioni ereditarie. Alcuni familiari vogliono sapere se la coppia era sposata legalmente o se viveva in forma di convivenza o altre questioni di questo tipo.

Quindi, tornando all’indagine…
Dal 1950 in avanti, o trovi le informazioni all’Ufficio dello Stato Civile del tuo distretto o le raccogli in famiglia. È lo spazio di tempo più difficile da sondare proprio per questa limitazione dovuta al rispetto della privacy. Del resto, gli uffici dello Stato Civile non sono obbligati a collaborare. Hanno molti altri impegni da svolgere. In alcuni casi, se devono mettere a disposizione un impiegato che aiuta a fornire indicazioni, chiedono un contributo (ad esempio 50 franchi l’ora).

Andiamo più indietro…
Fino al 1950, nei Comuni si usava tenere dei registri compilati a mano. Ogni tanto il registro veniva aggiornato ed una sua copia veniva portata a Bellinzona. In teoria quindi, i registri della popolazione si trovano in due luoghi: una copia presso l’Archivio comunale ed un’altra copia (non sempre aggiornata) presso l’Archivio di Stato a Bellinzona (al quale a volte bussiamo ricevendo buona collaborazione!).

Al massimo, quanto si riesce a risalire a ritroso nel tempo seguendo la linea della famiglia?
Direi che seguendo il cammino paterno (le donne non venivano considerate a causa del cognome che non si tramandava), a un certo punto giungi a quella persona oltre la quale non riesci più ad avere informazioni. Allora ti fermi. Può essere il 1700, meglio il 1600 e qualche volta si riesce anche ad arrivare al 1500.

Già sembra impossibile!
In effetti, con il Concilio di Trento (1545-63), è stato introdotto l’obbligo nelle parrocchie di tenere un registro contenente nascite e battesimi, matrimoni e decessi. Quindi da quel tempo in poi, salvo incendi, alluvioni o topi voraci, si sono conservati i cosiddetti “libri della Chiesa” (archivi parrocchiali diocesani di Lugano e Como). Va detto che in alcune località si è iniziato a registrare questi dati solo verso il 1600 o 1700. Un’altra fonte di informazioni può essere l’Archivio notarile presso l’Archivio di Stato a Bellinzona: contiene la registrazione di compravendite di terreni e passaggi di eredità che in alcuni casi possono essere d’aiuto.

Come è nata la sua passione per le indagini genealogiche?
Io sono olandese di origine ma vivo in Ticino da oltre 50 anni. Ho iniziato a interessarmi di genealogia quando ancora vivevo in Olanda. In materia di origini familiari, quel Paese è molto più avanti rispetto alla Svizzera. In Olanda, tutti i dati si trovano digitalizzati. Oggi ad ogni modo esistono dei siti internet dai quali si può attingere per la grafica del proprio albero genealogico. L’informatica viene in aiuto per la gestione dei dati genealogici. Gli studi realizzati in Ticino potrebbero confluire in un’unica banca-dati, così da essere accessibili a tutti gli interessati.

Oggi le famiglie si sgretolano e si ricompongono con altre persone. Avvengono le adozioni e forse si bada più ai rapporti interpersonali che alla forza di una stirpe. Perchè dunque è importante definire i propri legami di sangue?
Ognuno di noi può nutrire la curiosità di sapere da dove proviene, come si sono mossi i propri avi. Svolgere una ricerca genealogica non significa unicamente definire i nomi delle persone che ci hanno preceduto ma anche approfondire il contesto storico, geografico e sociale nel quale hanno vissuto. Comprese le esperienze di emigrazione.