
Nel 2016 per la prima volta il numero dei camion transitati attraverso la Svizzera è sceso al di sotto di 1 milione, mentre le merci trasportate su rotaia sono aumentate del 6,4%. Hupac, l’operatore intermodale nato a Chiasso 50 anni fa, è tra gli artefici maggiori di questo successo. Non poteva essere migliore la cornice in cui si è svolta venerdì scorso a Chiasso la festa per questo importante compleanno, rivolta ai collaboratori e ai loro famigliari; ma Hupac ha voluto offrire agli operatori economici e ai rappresentanti della politica l’occasione per guardare al futuro dei trasporti invitando al tavolo dei relatori i responsabili del gruppo, i consiglieri nazionali Roberta Pantani e Fabio Regazzi, nonché Fabio Pedrina, presidente onorario dell’Iniziativa delle Alpi. Infine il fotografo Gian Paolo Minelli ha presentato le sue opere realizzate nel 2016 e interamente dedicate al mondo di Hupac.
Probabilmente gli uomini che l’8 giugno 1967 diedero vita a Hupac (diminutivo di ‘Huckepack’), mai si sarebbero immaginati che un giorno l’azienda sarebbe diventata il principale gestore di rete nel traffico intermodale europeo. Furono due spedizionieri, Pietro Ris e Jacky (Ulrich) Maeder, entrambi attivi sulla piazza chiassese, e altrettanti trasportatori come il chiassese Sandro Bernasconi e l’argoviese Hans Bertschi, padre dell’attuale presidente del CdA del gruppo Hans-Jörg, a lanciarsi nell’avventura, insieme all’allora direttore del traffico merci delle FFS Hans Hegner il quale, nonostante le resistenze all’interno delle ferrovie, credette sin dall’inizio al progetto.
Hupac nacque da precise necessità del mercato ed è diventata una realtà aziendale che ha saputo cogliere al meglio le opportunità di questa terra di frontiera e di incontro tra le culture.
Uomini come Pietro Ris e Sandro Bernasconi, entrambi dei pragmatici abituati ad agire sul terreno, si trovavano confrontati con una serie di problemi. Un esempio? Alla testa della Fratelli Bernasconi, Sandro Bernasconi organizzava regolarmente trasporti di vino tra l’Italia e il nord dell’Europa; attività che svolgeva pure Pietro Ris attraverso la Serbatoi Vino SA ereditata dal padre Arnoldo, non senza ostacoli. Oltre alla chiusura invernale del Passo del Gottardo bisognava fare i conti con il limite delle 28 tonnellate imposto agli autocarri in Svizzera, ciò che determinava l’aggiramento del territorio elvetico con tempi e, soprattutto, costi eccessivi. Unire il trasporto stradale con quello ferroviario, dunque il camion con la rotaia: ecco la soluzione rivoluzionaria pensata dai pionieri di Hupac. Il solo pensiero di caricare un autocarro su un treno sembrava allora una vera e propria utopia priva di logica, ma i fatti, come si è visto anche venerdì scorso, daranno ragione a questi visionari. La storia di Hupac è ricca di pagine legate al “fare impresa” ticinese, come quella del profondo legame con le Ferriere Cattaneo di Giubiasco per la costruzione dei carri ferroviari. Il prossimo, progettato con il team di ingegneri del gruppo di Chiasso entrerà sui binari tra un paio d’anni, sarà dotato di freni a disco come la versione precedente e potrà trasportare pesi maggiori a velocità superiori tutto questo con meno emissioni foniche.