
• (red.) “Quando il tubo è risalito, da una profondità di una ventina di metri, col suo carico di materiale ghiaioso proveniente dalla falda, l’odore era molto forte; praticamente il prelievo era impregnato di idrocarburi.
È la testimonianza di chi ha visto i lavori di indagine che da qualche giorno lo Studio Geotest di Zollikofen sta conducendo nel sottosuolo della stazione di rifornimento BP del Centro commerciale Breggia, a Balerna. Conclusi i primi carotaggi, martedì gli operai hanno infilato nei fori tubazioni fisse che permetteranno future ispezioni.
I chimici dei laboratori sono già al lavoro per analizzare tutti i campioni, alla ricerca di informazioni precise sulla natura delle sostanze rinvenute. Le responsabilità dell’inquinamento scoperto nell’estate del 2008 nell’acqua dei rubinetti di Morbio, riforniti dall’acqua pescata dal Pozzo Polenta, tornano dunque sotto i riflettori. Si erano spenti un paio d’anni fa, quando le televisioni avevano filmato il funerale del pozzo: il 20 giugno 2015 sfilò il corteo di protesta di numerosi cittadini, delusi dall’esito delle indagini penali; che non avevano portato a nulla, come poi dovette precisare la Procura qualche mese più tardi, il 7 ottobre, rendendo noto il decreto d’abbandono. Un nulla di fatto che ha lasciato insoddisfatto anche Emanuele Centonze, per quel che riguarda la storia ultracentenaria della sua società, ma anche quella personale, di imprenditore da sempre attento a tutte le problematiche che riguardano la sicurezza e l’ambiente. Le indagini, riprese in questi giorni nell’ambito della procedura amministrativa lo hanno rimesso di buon umore; dopo 9 anni di battaglie, che hanno lasciato il segno nella salute e negli affari, si è finalmente proceduto ad effettuare una serie di accertamenti che la sua società aveva insistentemente richiesto di effettuare.
Alle 16.15 del 21.7.2008
L’inquinamento fu comunicato dal Cantone al Comune alle 16.15 di lunedì 21 luglio 2008, con l’ordine di spegnere le pompe del pozzo e interrompere l’erogazione. Già subito dopo la scoperta del disastro, quando il dito accusatore fu puntato contro di lui, senza prove, Centonze invitò la magistratura ad indagare proprio nei punti in cui lavora in questi giorni la trivella: lì, dove c’era il vecchio serbatoio messo fuori servizio nel 1988 ma tutt’oggi ancora in loco. All’epoca la stazione di servizio del Centro Breggia era gestita da un’altra società petrolifera a cui la Centonze è subentrata nel 2001 investendo una bella cifra per ammodernare gli impianti, installando, tra le altre cose, anche un impianto per rilevare la presenza di gas nelle condotte elettriche.
A tenuta stagna
Durante la gestione Centonze gli impianti della stazione di servizio sono sempre risultati essere a norma, in particolare nei vari controlli effettuati dai funzionari del Cantone dal 2001 in poi.
Tutto in regola, tutto a tenuta stagna, “impeccabili”, ha detto Centonze alla “Regione” di sabato 22 aprile.
Un segnale molto chiaro nel 2001
E negli anni precedenti? Un segnale molto chiaro che qualcosa non avesse funzionato per bene prima di quella data è registrato all’inizio del 2001. Si legge, infatti, in un documento ufficiale del Municipio di Morbio*: nella data citata “il Cantone ci informò che le acque sotterranee nella zona del Centro Breggia in territorio di Balerna erano inquinate da gasolio da riscaldamento”. La nafta – in quantitativi non rilevanti, a quanto pare – grazie a sbarramenti non ha mai raggiunto per fortuna il Pozzo Polenta, hanno rivelato i monitoraggi messi in atto da quel momento. Tuttavia, nelle analisi dei campioni prelevati all’epoca, secondo alcuni periti, erano già presenti degli elementi che indiziavano chiaramente che, oltre alla nafta, nel sottosuolo era già confluita della benzina.
Questi indicatori emersi nel 2001, non sono stati ritenuti rilevanti dai magistrati che hanno indagato sull’inquinamento da benzina nel 2008. Alla luce di quanto emerso dai carotaggi avviati in questi giorni, quei rilevamenti sembrano tornare ad assumere un ruolo centrale. Perché la magistratura non ha ritenuto di chiarire fino in fondo quanto emerso nel 2001? Perché gli impianti dismessi prima di quella data sinora non sono stati oggetto di indagine? Perché sulla graticola è finito un gestore che ha sempre lavorato con la massima sicurezza? Perché le autorità non hanno fatto nulla nell’ambito della comunicazione pubblica quando in anni precedenti, secondo documenti ufficiali, furono trovate tracce di benzina nel Pozzo Polenta? È possibile che la dispersione di benzina sia stata causata da manovre errate durante un rifornimento?
La proposta di Claudio Zali
Emanuele Centonze non può dire, oggi, che la benzina non era la sua; attende, come tutti, con fiducia, l’esito dei nuovi accertamenti tecnici, affidati allo studio Geotest, proposto dal capo del Dipartimento del territorio Claudio Zali; una società seria, “condivisa”, cioè accettata da tutte le parti, cantone, proprietario, gestore.
Le risposte attese da Morbio
Anche Morbio aspetta delle risposte, dopo aver ottenuto di poter prendere parte agli accertamenti effettuati nell’ambito della procedura amministrativa, che prosegue a differenza di quella penale, conclusasi con una decisione di abbandono per prescrizione. Ma per ottenere queste risposte – secondo il principio del “chi inquina paga” – bisogna capire cos’è davvero successo, mettendo se possibile le mani sulle responsabilità. Affinché il Comune possa spedire a qualcuno la fattura milionaria dei danni: solo negli ultimi due anni (2016 e 2017) 480 mila franchi.
* Comunicazione ufficiale del Municipio nella seduta del Consiglio comunale del 29 settembre 2008.