Balerna, tra pressione e bientraitance

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Volantini, servizi, interviste, vignette satiriche come se i fatti fossero accaduti ieri, ricostruzioni televisive. Il trattamento riservato dai mezzi d’informazione al caso di Balerna sta suscitando notevoli disagi tra chi lavora nelle case degli anziani, ai residenti e alle loro famiglie.  “Ci sentiamo tutti sotto pressione; mi chiedo a chi possa giovare questo clima”, dice all’Informatore il direttore delle case anziani cittadine di Chiasso, Fabio Maestrini. Maestrini riflette il sentimento dell’Associazione direttori delle case anziani della Svizzera italiana (ADICASI), in cui rappresenta le strutture del Mendrisiotto e Basso Ceresio insieme al direttore della “San Rocco” di Morbio.

Redazioni sollecitate
Da una parte c’è il Municipio, autorità di nomina del personale, impegnato a riportare nella struttura un clima di lavoro normale, con un occhio particolarmente vigile sulla direzione, affinché, nei tempi stabiliti, raggiunga gli obiettivi di miglioramento organizzativo  indicati dalle autorità cantonali e dallo stesso Municipio. Dall’altra vi sono persone e ambienti molto attivi nel tenere alta la pressione attraverso i mass media, ritenendo che le responsabilità politiche della vicenda non siano state affatto chiarite. Tanto che lo scorso venerdì tutte le redazioni  – come se si volesse condannare le persone prima del processo – hanno ricevuto da un legale copia dell’atto d’accusa, firmato dal procuratore pubblico il 12 maggio 2015 a carico della curante cui sono addebitati i fatti più importanti, avvenuti tra il 2008 e il 2011. La donna aveva lasciato il centro nel 2011, subito dopo che l’autorità le aveva chiesto conto del suo operato. In misura minore e diversa sono chiamati a rispondere alla giustizia tre altri curanti, per fatti accaduti successivamente, messi sotto inchiesta nel 2015; uno di essi oggi non è più alle dipendenze della casa, non avendo più il Comune di Balerna rinnovato la nomina (sull’Informatore del 22 dicembre 2016 il punto all’intera situazione fatto dal sindaco davanti al Consiglio comunale).

Le parole del sindaco domenica scorsa
Il Municipio aveva deciso sul finire di dicembre di non più intervenire, dopo aver garantito che grazie alle misure intraprese presso il Centro era stato ripristinato un clima di lavoro normale ed erano ormai date tutte le condizioni di sicurezza e di rispetto degli ospiti.
Ma il sindaco ha preso nuovamente posizione a nome del Municipio. Alzando la voce. Lo ha fatto domenica 15 gennaio in occasione della cerimonia d’inizio d’anno, davanti ai cittadini, rispondendo a coloro che accusano il Comune di voler mettere tutto a tacere: “qui non si tratta di nascondere la polvere sotto il tappeto ma di fermare con urgenza questo accanimento mediatico, fatto sulla pelle dei nostri ospiti, dei loro famigliari e del personale curante” ha affermato Luca Pagani aggiungendo che “un conto è l’informazione, certamente lecita e doverosa, un altro l’accanimento tendenzioso e strumentale”.

L’adesione al progetto
della “bientraitance”
Fra le misure importanti già messe in atto, oltre alla presenza nel 2015 per due mesi dell’infermiere cantonale, c’è l’adesione del Centro anziani di Balerna al progetto cantonale “Bientraitance”, secondo il progetto curato dalla SUPSI e dal Cantone, dice all’Informatore Moreno Doninelli,  al quale il Municipio, lo scorso aprile, all’inizio della legislatura, ha affidato la responsabilità politica del Centro degli anziani. La scelta è caduta su un municipale che conosce a fondo questi temi, essendo attivo da decenni in ambito ospedaliero nel campo infermieristico e della sicurezza delle cure.
Il progetto si è già svolto in diverse strutture ticinesi. La traduzione in italiano, “buontrattamento” non rende il significato attribuito dalla lingua francese. Non è neppure il contrario di cattivo trattamento, ma un percorso per modulare sempre con maggiore chiarezza i comportamenti dell’équipe. Ci sono case in cui si fa qualche fatica in più. In altre si rimane sorpresi, in positivo, dalla buona relazione costruita dal personale con i residenti.

Beltraminelli: “La dedizione
fa sempre meno rumore”
C’è stato l’8 novembre scorso a Manno un seminario su questo tema, intitolato “La forza e la debolezza: il percorso alla scoperta dell’altro, nel rispetto della bientraitance”. Salutando i partecipanti, il direttore del DSS Paolo Beltraminelli ha spiegato che la bientraitance “mira ad istituire una vera e propria cultura del benessere dell’utente; con una viva attenzione al rischio del maltrattamento, la bientraitance tende ad una continua ricerca di servizi e prestazioni che siano personalizzati, mirati, adatti alle esigenze di quella precisa persona. Ma la bientraitance non può venir ridotta ad assenza di maltrattamento (anche il più sottile) o alla sua prevenzione. È qualcosa in più. È dignità, libertà, autodeterminazione, conversazione (…). La bientraitance deve diventare, con il lavoro di professionisti qualificati, un termine imprescindibile nel rapporto con gli anziani”, ha precisato il direttore del DSS, che aveva pure fatto riferimento nella medesima occasione alla vicenda di Balerna: “cogliamo questi episodi come stimolo ulteriore, sempre con la consapevolezza che la dedizione – come la bientraitance – non fanno altrettanto rumore, nonostante tali modi di lavorare siano presenti in quantità assai maggiore”.

“Strutture organizzative
fra le più complesse”
Concorda con ciò anche Luisa Lomazzi, responsabile per la SUPSI del progetto “Bientraitance” e della “Rilevazione  della qualità percepita dalle persone residenti nelle case per anziani e dai loro famigliari”, con il quale il Cantone raccoglie, in tutte le case per anziani ticinesi, il punto di vista e il livello di soddisfazione delle persone residenti e dei loro familiari, coinvolgendo complessivamente circa 4.000 persone ogni tre anni. “La pressione mediatica di questi giorni è destabilizzante per chi lavora in tutte le case degli anziani ticinesi e non aiuta curanti, residenti e famigliari a lavorare e a vivere in un clima costruttivo e sereno. Non rende neanche merito – continua Lomazzi –  all’importante percorso intrapreso in questi anni dagli istituti ticinesi, connotati da una tensione positiva ricca di innovazioni e attenzioni sempre più raffinate nel garantire una vita di qualità alle persone residenti. Occuparsi di qualità di vita rappresenta una sfida quotidiana per queste organizzazioni ad alta complessità, per molteplicità di bisogni ed esigenze, a cui rispondere in modo interdisciplinare, per le dinamiche che vi si svolgono e che devono tener conto dei cambiamenti rapidi della struttura sociale in cui viviamo e diventiamo anziani”.

I risultati della rilevazione
L’ultima rilevazione sulla qualità percepita da ospiti e famigliari, nel Centro anziani di Balerna, risale al 2014, tre anni dopo le dimissioni della curante accusata di coazione. Sia per gli uni che per gli altri – spiega all’Informatore Moreno Doninelli –  su una scala di valutazione che va da insufficiente a molto buono, ben 10 fattori considerati hanno raggiunto la valutazione “buono” e gli altri 15 “discreto”. Il punteggio più alto tra gli ospiti è stato raggiunto dalla qualità e dall’immagine della casa e, tra i famigliari, dall’animazione. Anche il fattore “rispetto e qualità del personale” avevano raggiunto una buona valutazione. I punteggi non si discostano molto da quelli rilevati nella precedente valutazione, nel 2011, conclude Doninelli.