Quelli che parlano con gli occhi

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Nella Casa per anziani San Rocco  a Morbio Inferiore è andata in porto un’esperienza  di grande valore: da qualche mese alcuni disabili che hanno abitato per decenni nelle strutture della Fondazione Diamante, e che ora sono diventati anziani, sono stati trasferiti qui, dove vivono il resto della vita insieme ai residenti. Per il personale coinvolto nel progetto si tratta di un arricchimento di competenze professionali. L’accompagnamento individuale, caratteristico dei foyer della “Diamante” è stato mantenuto anche nella nuova situazione. Sabato 19 novembre, si è svolta la Giornata dei mercatini, con tante bancarelle di prodotti locali ed artigiani al lavoro; per i bimbi gli animali della fattoria.

 

Assomiglia ad una piccola città la casa per anziani San Rocco; a seconda dell’ora e della giornata si possono trovare mamme che portano i bambini al preasilo, clienti che comperano pane, cornetti e torte, mercatini, gente seduta al bar, gruppi e società intorno ai tavoli imbanditi, famigliari premurosi verso i loro congiunti in carrozzina; se nel parco delle città di sono gli anatroccoli nello stagno, qui a Morbio nel piccolo pollaio razzolano le galline, fiere del proprio gallo.

E così l’ultima tappa della vita, carica di malanni, invalidità e amnesie, sembra meno triste che altrove. Sarà per questa vitalità, per questo scambio continuo tra dentro e fuori, che è andata in porto un’esperienza  di grande valore: da qualche mese alcuni disabili che hanno vissuto per decenni nelle strutture della Fondazione Diamante, e che ora sono diventati anziani, sono stati portati alla “San Rocco”, dove vivono il resto della vita insieme ai residenti. Parrebbe, a prima vista, un passaggio normale, un trasferimento come tanti, in bilico tra necessità e rassegnazione, perché lasciare la propria casa non è mai facile. In realtà è stata necessaria una preparazione attenta perché le due fondazioni hanno missioni diverse; la “Diamante”, impresa sociale che si occupa in tutto il cantone di  circa 600 persone, ha un approccio socio educativo, mentre la “San Rocco”, che sta mettendo in piedi una rete di due nuove strutture con i Comuni di Coldrerio e Vacallo, esercita soprattutto la funzione della cura, delle attenzioni infermieristiche e mediche.
Per intanto sono tre, gli invalidi arrivati a Morbio, altri due giungeranno presto. Prima abitavano nel foyer di Villa Giuliana in via Motta a Mendrisio. Per qualche tempo la fondazione li aveva seguiti, con altri disabili nel Locarnese, nell’ambito di un progetto su misura di anziano. Ma i mali dell’età che passa, quando si è invalidi, provocano cambiamenti repentini e queste persone non potevano più essere seguite nella loro residenza abituale perché c’era il rischio di trascurare quelli che stanno bene. Così, spiegano Maria-Luisa Polli e John Gaffuri, direttori delle due strutture, con la collaborazione degli uffici cantonali e del DSS in particolare, è stato costruito un modello di integrazione, facendo tesoro di esperienze condotte anche in altri cantoni, con l’assunzione di due educatrici sociali che seguono queste persone, in uno spazio appropriato.
Si è lavorato all’insegna del pragmatismo e del buon senso, precisano le direzioni dei due enti. Poca teoria, tanta pratica e un denominatore comune: fare in modo che tutti i residenti possano continuarsi a sentirsi cittadini.  
I nuovi arrivati,  oltre ad essere seguiti nelle attività in cui sono capaci, come la preparazione dei pasti nella piccola cucina del loro spazio, vivono alla San Rocco insieme agli altri anziani che hanno alle spalle una vita di lavoro, di affetti, di esperienze “normali”; anziani di ottanta, novanta e più anni che mostrano di gradire il contatto con i nuovi compagni, meno vecchi di loro, che fanno fatica ad esprimersi ma che parlano con gli occhi.