
Un lampo di genio? Chissà. Ma l’idea di andare sottoterra con un piano, insieme ad altri aspetti, si è rivelata vincente. La sfida era infatti di legare la nuova ala all’attuale OBV, valorizzando questo edificio ed il vecchio Turconi. Ecco dunque, nell’immagine, come sarà, tra pochi anni, il nuovo volto dell’Ospedale regionale, con l’aggiunta dell’ala e del bel porticato, disegnati dall’arch. Michele Gaggini di Lugano.
Il cedro ultrasecolare situato nei pressi dell’ingresso dell’autosilo dell’OBV è più fortunato dei suoi due fratelli, segati quasi un anno fa, il 9 febbraio 2015, dietro al vecchio Turconi. I grossi alberi erano stati tagliati perché “il primo era malato, il secondo era cresciuto così vicino all’altro da non poter sopravvivere”. I cedri, inoltre, “sarebbero stati minacciati dalla costruzione del Teatro dell’architettura”, disegnato da Mario Botta, andato in cantiere subito dopo. Queste erano state le spiegazioni dell’Accademia che aveva deciso di avviare le motoseghe – con grande dispiacere dei cittadini, di medici e collaboratori dell’OBV che da una vita li guardavano dalle finestre – dopo aver ricevuto il permesso dal Municipio.
Può star tranquilla, invece, la terza pianta. Lo hanno messo in chiaro l’OBV e l’EOC, lunedì al Mercato coperto, presentando ad un folto pubblico di politici ed addetti ai lavori il progetto che ha vinto il concorso d’architettura della nuova ala. Uno stabile che riuscirà a coniugare concretezza, bellezza, funzionalità, creatività e flessibilità, ha detto il direttore dell’OBV Graziano Selmoni, per trovare nuove soluzioni organizzative alla sanità. L’edificio, ha indicato Daniele Caverzasio, presidente della giuria e membro del CdA dell’EOC, è chiamato ad una funzione importante, “dare una casa alla sanità del futuro”.
L’attesa per l’ampliamento dell’ospedale, è molto viva nel distretto. Ne ha parlato nei giorni scorsi, all’assemblea del suo partito, il titolare del Dicastero delle politiche sociali di Mendrisio: “un progetto comune tra SACD e Ospedale regionale permetterà di dare una nuova casa al Servizio, all’interno della costruzione che sarà realizzata tra pochi anni. Saremo così ancora più efficaci nella cura e accompagnamento degli utenti dimessi dai reparti e che si preparano a rientrare al loro domicilio. Un importante sforzo di collaborazione che porterà vantaggi a tutti noi” ha indicato Giorgio Comi.
Impegnativo il compito degli studi d’architettura. I progetti presentati sono stati 38 e il concorso si è svolto in due fasi. Nella seconda ne sono stati considerati 8, spiegati al pubblico del Mercato coperto da due membri della giuria, Marie-Claude Bétrix e Raffaele Cavadini. Il problema più difficile da risolvere è stato quello di mantenere l’equilibrio spaziale tra la nuova ala, l’edificio ottocentesco che fu la prima sede dell’ospedale e il nuovo ospedale venuto su nel 1990, concepito come struttura architettonica finita. La soluzione vincente l’ha data lo studio dell’arch. Michele Gaggini, che ha già firmato strutture sanitarie fuori Cantone e in Ticino, come la casa per anziani di Bellinzona e la nuova sede della CV di Lugano, ferma purtroppo per un ricorso.
Bisognerà vedere come il progetto sarà sviluppato nella realtà. Ma dalle spiegazioni date lunedì sembra proprio che in via Turconi il nuovo edificio sarà in grado di generare un grande spazio pubblico, con i tre stabili capaci di rafforzarsi l’uno con l’altro; a differenza degli altri 37, “Hospes” non precluderà la vista alle altre due costruzioni, non sarà uno spazio esagerato e, soprattutto, rimarrà basso perché un piano verrà interrato. Quando l’edificio andrà in cantiere (2019) dovrà tener conto di altri due fabbricati: il rotondo Teatro dell’architettura a ridosso del Turconi e i nuovi spazi destinati alla didattica a valle del medesimo edificio.
La giuria ha classificato secondo il progetto concepito dagli architetti di Ipostudio, di Firenze e terzo quello di Mario Botta.