Acqua del lago in anticipo

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• (red.) In un paio di giornate la Protezione civile è in grado di garantire tutto l’occorrente per pompare l’acqua del lago e trasferirla nella rete dell’acqua potabile di Mendrisio. Un “ponte” provvisorio che potrebbe diventare un importante test.

 

È questa la soluzione tecnica allo studio in queste settimane, come ha scritto il Giornale del popolo venerdì 13 agosto, affinché la città possa garantire acqua nei rubinetti – soprattutto a Mendrisio, Capolago, Salorino e nella regione del Generoso – anche nei periodi di penuria d’acqua. Come quelli che ci stiamo lasciando alle spalle.

“Mai vista un’erogazione così elevata…”.
“Mai visto erogazioni giornaliere così elevate come nel luglio scorso, in questo comparto di distribuzione”, dice all’Informatore l’ing. Gabriele Gianolli. “Da un’erogazione media di 4 mila – 4’500 metri cubi, siamo passati a punte giornaliere di 6’400”, precisa il direttore delle Aziende industriali Mendrisio, AIM. “Ci siamo resi conto che una situazione del genere ci impedisce di garantire simili quantitativi sull’arco di diverse settimane, non bastando né le sorgenti del Paolaccio, né la falda di San Martino, né il pozzo Sulmoni, ai Prati Maggi, attivato solo in caso di emergenza”.

La popolazione ha  capito subito
L’ ordine di “sospensione immediata dell’uso dell’acqua per servizi non domestici” pubblicato il 21 luglio ha avuto un notevole impatto positivo: i cittadini hanno subito capito che per veder continuare l’acqua scendere nei rubinetti della cucina e nella cassetta dello scarico del gabinetto dovevano smetterla di bagnare piante, giardini e orti. L’ordine è poi stato revocato il 3 agosto; ma, saggiamente, le AIM si sono poste il problema del dopo, pensando che le statistiche sull’aumento delle temperature terrestri e dell’abbassamento delle falde non riguardano soltanto gli altri.

Acquedotto, non prima di sette anni
In vista c’è l’acquedotto regionale a lago, con  la sua tappa iniziale di messa in rete degli acquedotti esistenti (tappa 0) e quella successiva di “presa”dell’acqua dal Ceresio. Alcuni lavori importanti e milionari sono già stati eseguiti, come quelli andati in cantiere nell’ambito della costruzione del nuovo svincolo autostradale. “Ma per vedere l’opera completa ci vorranno 7 anni almeno. Il progetto che ora stiamo verificando nel dettaglio insieme al Consorzio dell’acquedotto regionale, all’AGE SA di Chiasso e ai tecnici del Cantone, non è nuovo. Nel 1990 l’esercito  – ricorda l’ing. Gianolli – fu coinvolto dalle AIM per una fornitura d’emergenza con acqua pescata di fronte al Lido di Capolago. Ma poi piovve e il dispositivo non entrò in funzione. Rispetto ad allora ci sono stati dei cambiamenti, climatici e legislativi. Questo tipo di competenza tecnica è stato assunto anche dalla PCi e le norme di potabilità sono diverse, essendo l’asticella posta ben più in alto dalle Ordinanze federali. Per questo ci stiamo indirizzando verso il punto di pescaggio previsto nel progetto di acquedotto a lago, in zona Ronchi, a Riva a San Vitale, ad una profondità di una trentina di metri”.

Acqua di alta e stabile qualità
La qualità dell’acqua, da quelle parti, è ottima e stabile. Le misurazioni condotte dalle apparecchiature della stazione di rilevamento situata nel prefabbricato collocato sulla riva lo provano da diversi anni, ormai.
Si tratta ora di discutere i costi del progetto, soprattutto per quanto riguarda la potabilizzazione. L’impianto situato a San Martino, dove già si effettua la clorazione dell’acqua della falda, che viene poi miscelata con quella della sorgente Paolaccio, trattata con UV, non sarebbe in grado di trattare anche il quantitativo d’acqua proveniente dal Ceresio. Si prevedono 25 l/sec, erogazione minima per far quadrare l’operazione. Bisognerà dunque pensare ad un impianto “di soccorso”: scartata una versione “mobile”, si tratta di riflettere sull’opzione di allestirlo ai Prati Maggi, dove già si trova  il Pozzo Sulmoni, che viene attivato quando le sorgenti del Paolaccio scendono sotto un certo livello, peraltro non toccato nel 2015. Lì, ai Prati Maggi il progetto di Acquedotto Regionale del Mendrisiotto (ARM) prevede pure la costruzione della stazione di consegna dell’acqua del lago per quanto riguarda la distribuzione a Mendrisio e a Castel San Pietro; l’altra stazione è prevista a Coldrerio per questo Comune, Ligornetto, la Montagna e Stabio, come pure, sempre a Coldrerio, è progettata la conduzione dell’acqua verso la zona del Pra Tiro, a Chiasso, per le necessità del Basso distretto. Un’altra opzione per l’impianto di potabilizzazione provvisorio  è a Bena, dove si trova la captazione del Paolaccio. L’acqua del lago potrebbe dunque essere pompata fino a Bena e quindi trattata e immessa nella rete. In questo caso l’impianto “di soccorso” potrebbe essere poi integrato nell’ARM.