Mercoledì 17 giugno è stata rappresentata nel teatro OSC la pièce teatrale “Marcus amat Spendusam”, scritta e messa in scena dalla nostra docente e da noi latinisti di quarta media. Un modo se non altro particolare di salutare la scuola dell’obbligo e volgere lo sguardo avanti… ma che magari necessita di una piccola spiegazione dell’idea alla base del tutto. Ecco la presentazione del teatro, curata da uno studente che vi ha partecipato.
IL NOSTRO VIAGGIARE
Il nostro teatro ha una struttura piuttosto semplice. All’inizio vengono chiarite – seppur sommariamente – le sfaccettate nature del viaggio, associando ad ognuna più immagini. Abbiamo così il viaggio della quotidianità, con foto di noi mentre andiamo a scuola; il viaggio in luoghi ancora sconosciuti, con immagini della gita all’Isola d’Elba; il viaggio della memoria, con i grandi avvenimenti della storia come sfondo; il viaggio della fantasia associato ai grandi bestseller delle letteratura fantastica. Un’attenzione particolare viene rivolta al viaggio dei sentimenti, il “viaggio di conquista” di una ragazza, Spendusa, da parte di Marcus, che si conclude momentaneamente con la proposta di un appuntamento tramite Whatsapp. In seguito, da ultimo, il viaggio della speranza: un barcone di migranti, che chiude l’inizio della rappresentazione.
IN GRECO E IN ITALIANO
A questo punto seguono due parti: una, più classica, improntata alla letteratura greca, dove vengono recitati la prima parte della tragedia “Troiane” di Euripide, che simboleggia le vittime innocenti di ogni guerra: donne, vecchi e bambini; a seguire i primi versi del proemio dell’Odissea di Omero, in greco e in italiano, che riprendono il tema del viaggio; infine la poesia “Itaca” di Kostantin Kavafis, autore greco contemporaneo.
ATTORI, DECORATORI…
L’altra parte, separata dalla precedente da uno stacco ed un cambiamento netti, che coinvolgono la musica, i costumi e i testi, è stata costruita in maniera molto più marcata dagli allievi, i quali diventano anche autori, oltre che attori, sia delle parti che recitano sia del decoro, dove, sullo sfondo di un disegno di un allievo, vengono letti pensieri scritti da noi, dopo un simbolico cenno al nostro passato e al nostro presente.
MAMMA MIA, GLI ABBA!
Il finale della rappresentazione riprende la relazione tra Marcus e Spendusa, i quali si ritrovano al cinema, dove viene proiettato, con loro sorpresa, un musical degli ABBA, Mamma Mia, sulla cui musica finiscono per danzare tutti gli attori, chiudendo la rappresentazione.
Ora, questo è il teatro. In tutto ciò il filo conduttore, il famoso “fil rouge”, è il viaggio verso l’ignoto, il viaggio di cui la curiosità umana è causa, il viaggio che tutti, volenti o nolenti, compiono, ogni giorno. Sono idee radicate nelle menti degli uomini fin dall’antichità, nei pensieri dei Greci, grandi filosofi, e ce lo ricordano “Troiane” di Euripide e “L’Odissea” di Omero, che trovano dunque giusta e giustificata collocazione all’interno della rappresentazione. Ma viaggiando (guarda caso!) attraverso il tempo si ritroveranno anche Virgilio con “L’Eneide” e Dante, con il viaggio per eccellenza (che è a sua volta costellato di rimandi all’idea stessa di viaggiare), solo per citarne alcuni.
LIBRARSI VERSO L’IGNOTO
È un teatro che esalta la beltà imperscrutabile del viaggiare, inteso sia in senso metaforico sia in senso letterale: ancora agli inizi del Novecento, precisamente nel 1911, Kavafis scriveva “Itaca”, che è un vero e proprio inno al viaggio, uno sprone a librarsi verso l’ignoto, perché così sarà possibile maturare nuove esperienze ed acculturarsi.
PASSAGGIO AL PRESENTE
A questo punto giunge lo stacco, netto, un salto verso il presente: le lunghe gonne, nere e molto greche, lasciano il posto ad un abbigliamento più “giovane” e colorato; cambia la musica, che diventa più leggera e meditabonda; cambia lo sfondo, che passa da immagini varie ad una sola, fissa, disegnata da un nostro compagno nell’intento di rappresentare la sua mente di ragazzo.
Tutto questo per esaltare la volontà di proseguire il viaggio, mutando però angolazione: il punto di vista da antico greco, pur rimanendo valido, viene sostituito da una visione nostra.
Per rendere ancora più chiara l’idea di passaggio e cambiamento, si tirano fuori da un baule due oggetti ed un libro, i primi indicanti il passato e il presente, il secondo la nostra mente, della quale viene letto un pensiero al pubblico. Pensieri che abbiamo scritto, e che ci rappresentano per testimoniare l’entusiasmo e la determinazione con cui avanziamo nel “nostro” viaggio.
Si arriva poi alla fine della rappresentazione: l’incontro con una ragazza che si ama, la quale probabilmente non sospetta nulla. Un incontro da “gestire” bene, dove fare le scelte giuste: un piccolo viaggio, a guardarlo da vicino, che però non finisce, anzi: potrebbe essere l’inizio di qualcos’altro, esattamente come la fine della scuola dell’obbligo è l’inizio di qualcosa di più grande, di più adulto.
Dario Plozner,
IVD 2014/15