
(red.) “Vogliamo chiarezza e risposte che ci indichino se dal profilo dell’organizzazione dell’istituto o della gestione e conduzione del personale e delle cure ci siano state o ci siano delle mancanze”: il Municipio di Balerna intende andare fino in fondo alla vicenda legata ai maltrattamenti, da parte di una dipendente, di 12 persone curate nel Centro degli anziani tra il 2008 e il 2011. Lo ha detto il capo dicastero Giancarlo Gerosa, a nome del Municipio, davanti al Consiglio comunale, riunito in seduta lunedì 22 giugno.
A distanza di oltre due mesi dalla pubblicazione dei primi servizi sui giornali, per la prima volta l’autorità comunale ha parlato della situazione venutasi a creare in Via Stazione; e non ha esitato a coinvolgere la direzione. Sono stati 21 i consiglieri comunali, con un’interpellanza interpartitica datata 15 giugno – primo firmatario Nicola Fattorini, PLR – a chiedere risposte al Municipio riguardo a “fatti che fanno inorridire e non dovrebbero mai accadere in un luogo dove i nostri anziani trascorrono gli ultimi anni della loro vita; si parla di pugni in testa e tirate di capelli, strattoni e cucchiai o lavette in bocca, “castighi” o costrizioni e urla intimidatorie e persino atteggiamenti allusivi, tra l’altro confessati dalla persona oggetto di procedimento”; cioè dalla dipendente che sarà chiamata in aula penale a rispondere di ripetuta coazione. “Siamo di fronte ad un caso molto grave che, pur individuando una singola responsabilità, pone alcuni interrogativi sulla gestione politica e operativa del Centro degli anziani”; Centro in cui c’è “un clima molto teso tra il personale, di turn over molto elevato, di personale fornito da agenzie interinali a causa dell’assenteismo molto elevato”.
Il Municipio ha ripercorso davanti ai consiglieri, passo passo, i fatti, rilevando come all’inizio venne alla luce un solo maltrattamento; che bastò, al Comune (su istanza del direttore), per sospendere immediatamente la collaboratrice “che non ha più lavorato un solo giorno presso la nostra struttura”. Era il mese di marzo 2011. Ma il Municipio, che nel frattempo aveva avviato l’inchiesta amministrativa a suo carico “per mancanza ai doveri di servizio” non fece in tempo a licenziarla: la signora diede, infatti, le dimissioni. Il Municipio ha spiegato un altro punto controverso della questione, la decisione di non rivolgersi alla Magistratura. La discussione nel collegio municipale, a tale riguardo, avvenne qualche settimana più tardi dalla scoperta dei fatti, nell’aprile 2011. La decisione, della cui bontà è tuttora convinto il Municipio, fu negativa sulla base degli accertamenti eseguiti dal Medico cantonale e dei rilievi “emersi fino a quel momento”; fu però lasciata alle parti lese “la decisione di compiere tale eventuale passo”. Passo che venne, appunto, compiuto dai famigliari di un ospite, nel medesimo mese; e che di riflesso portò il Municipio ad inoltrare alla stessa commissione cantonale, a metà giugno, sempre nel 2011, “tutti gli atti”.
“Fu incaricato il direttore”
Poi più nulla fino al mese di ottobre. Su indicazioni del Medico cantonale, che aveva espresso apprezzamenti positivi per il lavoro svolto fino ad allora, il Municipio “incaricò il direttore di tenere i contatti personali con gli ospiti e i famigliari, informandoli tra l’altro della possibilità di inoltrare una segnalazione alla commissione citata”. La comunicazione, 5 mesi dopo la scoperta del primo maltrattamento, non riguardava ormai più un solo ospite, e, dunque, una sola famiglia, ma l’insieme dei famigliari degli ospiti, “che sapevamo coinvolti”, ha detto Giancarlo Gerosa. Nella stessa occasione l’ufficio cantonale chiese pure al Municipio “di valutare se dal profilo giuridico ci fossero gli estremi per una nostra segnalazione alla Procura”. Ma il Municipio, che ne aveva discusso in aprile – come visto – non andò in quella direzione. Strada percorsa, invece, dalla Commissione della Vigilanza, che – sempre stando al resoconto letto davanti al Consiglio comunale – solo nel 2013, due anni dopo l’emergere dei fatti, ritenne di aver raccolto elementi sufficienti per rivolgersi alla Procura.
Sono trascorsi ancora due anni e soltanto il 24 aprile il pubblico, grazie ai mass media, ha potuto conoscere i contorni della vicenda. Intanto, al Centro degli anziani si è reso necessario affiancare, alla direzione, la figura dell’Infermiere cantonale, “per garantire la necessaria tranquillità e una presa a carico degli anziani “conforme”; in questo senso sono stati informati “tutti gli ospiti e i loro famigliari”.
“Altre risposte dagli atti penali”
La situazione sembra dunque ritornata sotto controllo. Ma si deve attendere il processo per rispondere a quella che, forse, è la domanda principale dell’intera questione, che nell’interpellanza è stata posta nel modo seguente: “com’è possibile che fatti così gravi ed espliciti, avvenuti su un periodo così lungo, non vengano messi in luce dal personale e/o dalla responsabile delle cure e/o dal direttore ma da una stagista?” Il Municipio, dopo una riflessione sul fenomeno del maltrattamento degli anziani in generale, ha precisato che altre risposte potranno giungere quando l’autorità comunale “avrà accesso a tutti gli atti penali” e “dagli esiti di una verifica esterna”. “Dovessero emergere responsabilità o negligenze, si agirà di conseguenza” ha affermato il capo dicastero.
“Accusa grave e ingiusta”
Lunedì, con un’altra interpellanza, si è espressa anche la consigliera Adriana Sartori; la consigliera del gruppo Lega – Udc – Ind. ha parlato della vicenda soprattutto sul piano politico, puntando il dito contro il Municipio ed i municipali per il basso profilo informativo. “Un’accusa grave e ingiusta. Né il mio dicastero né il Municipio – ha risposto Giancarlo Gerosa – hanno mai voluto insabbiare nulla. Anzi, siamo sempre intervenuti immediatamente, facendo anche le necessarie segnalazioni alle autorità superiori. Il Municipio sta seguendo collegialmente la vicenda, con tutta la diligenza richiesta dalle circostanze”.