Andrea Capelletti: una vita tra i pali

0
2045

• A Chiasso erano cambiati gli interpreti, la sua uscita di scena è stata mortificante, a Bellinzona è l’ottimismo a tenerlo in trepidante attesa.

 

Henri) L’ex rossoblù Andrea Capelletti (in un’immagine d’archivio), già portiere di altissimo livello in Challenge League (il migliore in senso assoluto di categoria per diversi anni) difende ora la porta del Bellinzona. Un balzo avanti per il portierone? Figuriamoci: è sceso di 4 categorie! Infatti lo abbiamo scoperto tra i pali del campionato di Seconda Regionale. Dalle sue parole traspare, non può essere altrimenti, una certa amarezza.

È ovvio che Andrea abbia fatto suo, da quando è stato cacciato da Chiasso, il detto mens sana in corpore sano. La vita gli ha insegnato come un uomo saggio e tonico nella vita quotidiana dei nostri giorni possa vivere con lo spirito giusto anche quando viene messo di fronte a una realtà mortificante. Sei stato per anni un giocatore stimato e acclamato, pur nella dimensione di una Challenge League (in cui aveva mostrato numeri da Super League) e un giorno come un altro ti mettono alla porta: una pillola amarissima, accompagnata (succede quasi sempre così) dai soliti imbarazzanti, e anche fastidiosi, “riconoscimenti” per il lavoro fatto (bene, ci mancherebbe) e la serietà mostrata (una garanzia).
Sentiamo sempre dire che il calcio è bello perché varia continuamente, soprattutto fuori dai campi da gioco: bisogna ammetterlo. È così. Cambia tutto, e molto in fretta. Non ci sono ricette e bacchette magiche che tengano.
Capelletti non si è comunque posto troppi problemi. Ma sicuramente qualche domanda sì. Deve essere stata dura per lui, ben sapendo di possedere qualità che lo avevano portato alla ribalta anche nella Svizzera interna. Quante volte abbiamo sentito esclamare: “Schade, spielt er nicht für uns”. Un portiere non è forse nel pieno della maturazione sui 30-35 anni? Solo un esempio: Karl Grob, ha difeso la porta dello Zurigo ben oltre i 40!
Nessuno può dire di averlo visto svagato tra i pali. Certo, in carriera gli alti e bassi ci sono stati. Come per tutti noi (anche nella vita, no?). Ha giocato alcune partite dalle “sfumature grigie”, non sicuramente una cinquantina come dice il titolo di un recente film di successo. È vero invece che ha disputato delle stagioni eccellenti, veramente da “numero uno”. Quante volte è stato detto e scritto: “Una vittoria, un pareggio che si chiama Capelletti”? Tante.
A Bellinzona, a 36 anni compiuti, Andrea ha scoperto il segreto della sua seconda giovinezza. Un suo ritorno in Challenge League (col Bellinzona ci arriverà, se mai i granata ce la faranno, non prima di 5-6 anni) sarebbe una splendida favola. E anche un riconoscimento alla sua grande serietà sportiva.
Ma lasciamo perdere i sogni… Nell’ intervista  cerchiamo di fare risaltare l’immagine del “portiere eccezionale” che giocava nel Chiasso, le sue stagioni da protagonista, la sua personalità che emerge ora nel calcio regionale. Ma anche i momenti di sconforto, che ci sono stati.

Andrea, come mai giochi in Seconda Lega dopo le tue brillanti stagioni col Chiasso?
È stata una scelta del Chiasso. Con la nuova dirigenza la società ha deciso di puntare su giocatori nuovi. A malincuore ho dovuto accettare la loro decisione, anche se Chiasso è ancora casa mia: ci sono stato 6 anni, penso di avere dimostrato tanto. A Bellinzona mi hanno chiamato, quando c’era ancora Arno Rossini: c’è un buon progetto, sapevamo che non sarebbe stato facile il campionato di Seconda perché tutti giocano contro di noi come se si trattasse di una gara di Coppa svizzera.
In ogni caso sono contento: siamo un bel gruppo, mi trovo con giocatori che sono a loro volta reduci dalla Challenge League: vedi Bottani, Tito Tarchini, Sam Preisig… Non è che  siamo una squadra… stratosferica e nemmeno invincibile: siamo una buona squadra, come lo è d’altronde il Vedeggio con cui ci giocheremo fino alla fine della stagione la promozione.

Però dalla Challenge alla Seconda c’è un bel balzo, all’indietro…
In effetti tutto è cambiato, ma sono contento: devi lavorare, non fai più il giocatore da professionista. L’ho fatto per 20 anni, il primo contratto l’ho staccato alla Juve quando avevo 15-16 anni, fino a 35 ho sempre fatto il professionista. Ha ragione, è stato un bel balzo… Però sono soddisfatto, con il Bellinzona mi trovo bene: la piazza è calda ed esigente. Preferisco giocare davanti a 2000 spettatori che davanti a poche centinaia. Diciamo che i ragazzi della curva sono sempre presenti anche quando giochiamo fuori casa: si fanno sentire, c’è davvero tanta gente alle partite.

Andrea, scusa se insisto su un punto: senza entrare nel merito di quanto è successo a Chiasso, non pensi di avere dovuto pagare un dannoso dazio?
Non è che voglia farmi pubblicità… Avevo disputato il girone d’andata con una mano rotta. Mi sono trovato condizionato: ho fatto bene 195 partite, mettiamo pure che 5 siano andate male. Che dire? La nuova dirigenza mi ha fatto pesare le ultime cinque e non le altre in cui abbiamo vinto e raccolto tante soddisfazioni.

Guatelli?
Guatelli è un amico, andiamo d’accordissimo: ci sentiamo spesso e volentieri. No, Guatelli non c’entra, sarei rimasto anche come sua riserva: la scelta l’ha fatta la società.

Ma chi ha preso la decisione di metterti alla porta: i dirigenti, l’allenatore, lo staff tecnico?
Non lo so.

Ci sarebbe una lunga e bella storia da raccontare su Andrea  Capelletti:  cresce in fretta nelle giovanili delle nazionali (Under 15-20), si conquista la fiducia e la stima di tutto l’ambiente a Varese, nel Milan, nella Primavera della Juventus, a Novara. Nove anni nell’allora C1, sei a Chiasso partendo dalla Prima Lega (2) fino alla ChL (4). Ed ora, dopo una splendida carriera, la Seconda Lega: un’“avventura” finora ricca di vittorie e soddisfazioni con il Bellinzona.