
(red.) Daniele Caverzasio, candidato al Consiglio di Stato per la Lega dei ticinesi, 39 anni, di Arzo, gestore patrimoniale, subentrò in Gran Consiglio nel 2011 a Rodolfo Pantani, quando il leghista chiassese si ritirò. Caverzasio dal 2014 ricopre anche il ruolo di capogruppo nel Parlamento cantonale. “Ora non servono più picconatori, ma qualcuno che costruisca”, mi disse Pantani”.
L’intervista, raccolta il 2 marzo, nel suo ufficio di Mendrisio, avviene nei minuti esatti in cui la polizia parte a sirene spiegate verso San Pietro, per l’ennesima rapina. Signor Caverzasio, Berna lo scorso anno ha annunciato l’intenzione di chiudere di notte i posti di frontiera minori, come la Lega e molti cittadini, avevano chiesto. Ma i valichi sono ancora aperti…
Abito a breve distanza dalla frontiera, ad Arzo, e conosco bene il problema. Sono convinto che, al di là dell’indispensabile chiusura notturna, una presenza costante delle guardie di confine ai valichi minori sarebbe un buon deterrente contro i delinquenti che entrano dall’Italia. Non dimentichiamo tuttavia che sulla sicurezza sono già stati fatti passi avanti e altri ne arriveranno: la Polizia, grazie ad un ampio sostegno politico, sarà presente sul territorio più di quanto fatto finora.
Il Mendrisiotto, come il Luganese, a gennaio ha avuto un tasso di disoccupazione più basso della media ticinese, 4,1% contro 4,8%. Molte, troppe auto in giro, è vero. Ma sull’altro piatto della bilancia ci sono i posti di lavoro, mai così numerosi. Un gran movimento…
Chiediamoci piuttosto quanti nuovi posti di lavoro per i residenti ha creato nel Sottoceneri questa situazione… Non si parla mai, nelle statistiche sulla disoccupazione, di coloro che non riescono a tornare nel mondo del lavoro e sono costretti all’assistenza. Se c’è una crescita economica sana, che paga salari dignitosi, ne approfittano anche i residenti. Ma così non è: la pressione sui salari costringe molte persone a chiedere aiuto allo Stato; per non parlare dello sfruttamento del territorio, a volte invasivo. Il Ticino è il Cantone svizzero che ha il maggior numero di Contratti normali di lavoro (CNL), ben 14: è insomma toccato allo Stato intervenire per imporre in 14 settori diversi dei salari minimi. Ma minimi davvero, se pensiamo che sono intorno ai 3’000 – 3’500 franchi, assolutamente inadeguati per vivere dignitosamente. La politica deve essere lungimirante e costruire i presupposti affinché il Ticino possa crescere in modo sano e con continuità.
Come giudica l’economia di frontiera, dopo l’abbandono della soglia minima di cambio franco/euro?
Al Ticino farà male, ne siamo tutti consapevoli. La situazione è critica ma non bisogna dimenticare che la BNS, quando introdusse il tasso minimo, disse chiaramente che si sarebbe trattato di una misura temporanea. Le aziende avrebbero dunque avuto tempo per cambiare le strategie. Chi ha affrontato con saggezza questo periodo probabilmente ne uscirà rafforzato. Ma non tutte l’hanno fatto; e hanno continuato a pagare salari bassi, invece di puntare verso la crescita e l’innovazione.
Mancando di mirare ai “valori aggiunti”? Ci dica Daniele Caverzasio, cos’è, per lei, il “valore aggiunto” di un’impresa?
La nostra società, la ricchezza del nostro Cantone verranno salvaguardate soltanto se garantiremo ad ogni ticinese un lavoro dignitoso, perché dignità e lavoro sono e saranno un binomio inscincibile. Per me quindi i valori aggiunti del “fare impresa” sono l’impegno di assumere residenti, la volontà di pagare salari corretti e l’attaccamento al territorio. Mi viene da dire che il vero valore aggiunto lo creano i nostri artigiani con le loro piccole ditte. Ai quali bisogna prestare maggiore attenzione. Sono loro, da tempo, a dover pagare la concorrenza “sleale” dei padroncini provenienti da oltre frontiera. Giusto puntare sulle tecnologie innovative; ma se penso che lo Stato ha dovuto imporre un CNL anche nel vasto settore dell’informatica ticinese…
Ha vissuto e vive le aggregazioni come cittadino, deputato, consigliere comunale a Mendrisio. È la strada giusta?
I processi aggregativi devono partire dal basso, come il nostro. Poi ci vuole del tempo affinché il nuovo Comune viaggi con i criteri dell’economicità, mantenendo elevata la qualità dei servizi. Mendrisio, più d’una città, è un insieme di paesi; assolutamente normale, dunque, sentirsi sempre di Arzo, di Rancate, di Salorino…. E’ molto importante il dialogo con i quartieri e i cittadini, non ce ne devono essere di serie A e altri di serie B. Le aggregazioni sono importanti anche nell’ambito della revisione dei compiti dello Stato e giocheranno un ruolo determinante: occorrono Comuni forti per fare in modo che tale obiettivo non si riduca ad un semplice riversamento di oneri finanziari dal Cantone ai Comuni.
Lugano ci sta provando, senza grandi risultati…
Il dialogo è appena iniziato, sono fiducioso. La revisione dei compiti dello Stato va di pari passo con l’attribuzione di nuove risorse e funzioni ai Comuni.
La Lega a Mendrisio ha perso la battaglia contro la Filanda. Nel suo bilancio personale di consigliere e deputato qual è… l’attivo?
Anche questo fa parte della nostra amata democrazia. Sarebbe sbagliato, dopo la mancata riuscita del referendum, fare un’opposizione nuda e cruda. Impegnamoci a far funzionare il meglio possibile il centro culturale, una volta che ci sarà, con un occhio attento ai costi. Sul piano personale sono contento che siano passate due mie mozioni, quella sulla trasparenza dei mandati gestiti in privato dai municipali e la mozione sulla banca del tempo, che aiuta le persone a non sentirsi sole, soprattutto se anziane. A livello cantonale mi sono battuto su più fronti; ne cito due: il referendum contro la presenza “statale” del Cantone all’Expo di Milano (e il referendum mi ha dato ragione!); e contro i tagli lineari dei sussidi sui premi delle casse malati, misura che poi è diventata più mirata con la seconda riforma.
Perché votare Daniele Caverzasio?
È ora che il Mendrisiotto abbia un suo rappresentante in Governo. Il Mendrisiotto rappresenta, per l’intera Svizzera, una finestra aperta su ciò che accade in Europa e sinceramente ciò che vediamo mi preoccupa moltissimo. Questa è l’Europa che non volevamo e di cui oggi purtroppo vediamo i danni provocati al nostro paese. Sono convinto che un paese che non protegge i residenti e le proprie radici, che non regola i flussi migratori, che non difende le sue frontiere, è un paese finito.