Marcello, la primavera del Vela

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(red.) È conto alla rovescia, a Ligornetto, in vista della riapertura del Museo Vincenzo Vela dopo gli importanti interventi di ristrutturazione che hanno comportato la chiusura al pubblico della prestigiosa villa.

 

I lavori di miglioria stanno volgendo al termine. Grazie ai moderni sistemi di allarme e climatizzazione, il Museo potrà continuare a ospitare opere provenienti da istituzioni nazionali e internazionali. Il 2014, per quanto concerne l’impegno culturale, è stato caratterizzato da numerose esposizioni “extra muros”, da un’intensa attività editoriale e di ricerca e da alcune singolari iniziative, rivolte ai buongustai e alle scolaresche. Alcune opere appartenenti al Museo, in particolare, sono state esposte al Kunstmuseum di Olten e al Museo nazionale svizzero di Zurigo. La mostra autunnale “I fratelli Vela e la committenza d’Adda ad Arcore” – allestita negli spazi delle Scuderie di Villa Borromeo d’Adda – ha riscosso un grande successo: 1300 visitatori in 6 settimane!
La riapertura al pubblico della struttura di Ligornetto è prevista durante la primavera con la mostra Marcello dedicata alla scultrice Adèle d’Affry (1836-1879), duchessa di Castiglione Colonna, in arte Marcello: una vita breve, al centro dell’élite artistica del tempo, da Courbet a Delacroix. La mostra presenta, per la prima volta al pubblico di lingua italiana, l’opera interessante e originale dell’artista friburghese, che visse tra corte e bohème.
Adèle d’Affry fu una personalità appassionante e moderna: un’aristocratica consapevole dell’audacia delle proprie scelte e delle sofferenze che queste le avrebbero causato; un’artista la cui identità va ricercata a metà strada tra la femminilità esibita nelle mise che scelse per i suoi ritratti fotografici e la monumentalità androgina delle sue eroine scolpite; una protagonista al centro e al margine del suo tempo, tesa tra lo scolpire e lo scrivere, la cui vita fu vissuta tra dubbi e certezze, affermazione e rinunce; una vita in cui gli sforzi fisici necessari al lavoro sono stati minati dalla salute cagionevole.
Grazie alla sua intelligenza e forza di volontà, e nonostante le costrizioni del tempo che le hanno impedito di frequentare l’École des Beaux-Arts (e dunque anche di accedere ai grandi temi e alle corpose committenze pubbliche), l’artista ha saputo ottenere il massimo dalla sua appartenenza aristocratica e contemporaneamente ha attratto l’attenzione e conquistato la stima di numerosi artistiti di prim’ordine, divenuti suoi ammiratori, mentori ed esimatori: tra questi Clésinger, Carpeaux, Courbet e Fortuny.

Un “armarcord”
di affinità elettive
Nel corso di tutto il 2014, il sito ha raccolto testimonianze di visitatori, artisti, critici, scrittori. Un “amarcord” di affinità elettive e di ideali condivisi, come svelano lo psichiatra Graziano Martignoni, il regista Luigi Ceccarelli e lo scultore Pierino Selmoni.
“Con stima riceva una stretta di mano” è una formula epistolare tratta dalla corrispondenza di Vincenzo Vela. S’intitola allo stesso modo l’iniziativa del Museo per mantenere vivo il contatto con il pubblico durante la chiusura dell’edificio. Hanno svelato il loro rapporto con lo scultore e con la Villa gli scrittori Giuliana Pelli Grandini, Alberto Nessi e Mauro Valsangiacomo, il critico d’arte Vito Calabretta. E poi ancora Peter Assmann, direttore del Museum Angerlehner a Thahleim bei Wels e Pierino Bernasconi, “ambasciatore” locale del Museo Vincenzo Vela.
Ne è scaturito un ventaglio di memorie, di esperienze, di persone incontrate. In particolare, Pierino Selmoni rievoca il suo apprendistato alla bottega di Dante Rossi e svela il suo rapporto con l’arte di Vincenzo Vela, omaggiata con la copia in marmo del “Guglielmo Tell”. Martignoni racconta il suo percorso didattico incentrato su volti e sguardi delle opere di Vela. Infine, le parole di Ceccarelli trasmettono la magia di una notte al Museo.