Casa Astra ringrazia tutti coloro che hanno creduto in quest’operazione, sostenendola. Il Movimento dei Senza voce è infatti riuscito ad acquistare lo stabile dell’Osteria del Ponte di Mendrisio per trasferirvi Casa Astra e raddoppiare così i posti-letto e le chances di reinserimento degli ospiti nella realtà del territorio, grazie alla prospettiva di dar vita ad un ristorante-mensa aperto al pubblico al primo piano della struttura. Grande soddisfazione è stata espressa da parte di chi si è dato da fare nella raccolta di fondi: le parrocchie della regione, il Municipio di Mendrisio e altri comuni del Mendrisiotto, oltre ad alcune fondazioni.
Tempo sei mesi per adeguare la struttura ai criteri di sicurezza anti-incendio, e Casa Astra farà trasloco reagendo in questo modo al continuo aumento di richieste, negli ultimi anni anche da parte di ticinesi e svizzeri. Lo stabile dell’Osteria del Ponte risponde perfettamente allo scopo: 24 posti letto suddivisi in 11 camere (rispetto alle 4 della sede attuale a Ligornetto) e quel che ha convinto a fare il salto è anche la possibilità di dare un tetto pure alle donne, ai minori e alle famiglie in difficoltà grazie a due o tre camere particolarmente protette. “Negli ultimi 3 o 4 anni abbiamo ospitato circa 80 persone all’anno e sull’arco dello stesso periodo abbiamo dovuto respingere circa 200 richieste. L’anno scorso 54 donne hanno fatto richiesta senza poter essere accolte, proprio per la conformazione delle camere a 4 letti” spiega Donato Di Blasi, fondatore e responsabile di Casa Astra. “Chi bussa da noi, – ha continuato – arriva al limite delle proprie energie e per ripartire deve poter dare fiducia a qualcuno. Meglio affidarsi a persone che vivono con te piuttosto che andare ad uno sportello!” L’operazione è andata in porto. Costo globale dell’investimento 2 milioni di franchi di cui 700 mila (come detto già raccolti) necessari per staccare l’ipoteca ed avviare un progetto di gestione in supporto del quale è stata fondata – nello scorso mese di agosto – la Fondazione Casa Astra.
A dieci anni dalla sua apertura, avvenuta nel 2004, Casa Astra trova dunque la sua nuova, ideale, sede. Casa Astra, aperta 24 ore su 24 365 giorni all’anno, non è solo un dormitorio ma un centro di prima e seconda accoglienza: l’unico nella Svizzera italiana, che offre sì vitto e alloggio, ma soprattutto favorisce il reinserimento dei suoi ospiti ed il costante accompagnamento, in stretta collaborazione con i servizi e gli enti, comunali e cantonali, presenti sul territorio.
Di sicuro non ci si vuol sostituire ai servizi già esistenti!, è stato detto. “Piuttosto ci preme dare un’accoglienza a quelle persone che stanno attraversando un periodo di zona grigia per un lutto, la perdita del lavoro, lo sgretolarsi della famiglia o per altre circostanze ancora” ha sottolineato Roberto Rippa, presidente del Movimento dei Senza Voce. “Casa Astra non è mai stata un dormitorio; – ha spiegato – si è sempre cercato di agganciare gli ospiti ai servizi sul territorio ed ora – sia il progetto del ristorante al primo piano della futura sede che l’orto avviato a Riva San Vitale – offriranno occasioni in più per rendere attivi gli ospiti che non sono solo migranti ma anche svizzeri e ticinesi che attraversano un periodo di difficoltà”. Anche il Comune – ha aggiunto Giorgio Comi, municipale di Mendrisio – ha già pensato di poter a volte integrare nelle squadre esterne quegli ospiti che dimostrano di avere le competenze necessarie. Mendrisio, nella raccolta fondi, ha contribuito con 60 mila franchi. “I Comuni stanno rispondendo bene. D’altra parte, è già stata testata l’efficacia della struttura quando nei paesi si sono verificati dei bisogni urgenti di alloggio” ha fatto rimarcare Ivo Durisch, vicepresidente della Fondazione Casa Astra e vicesindaco a Riva San Vitale. In rappresentanza delle parrocchie che si sono attivate in questi anni nella raccolta fondi, erano presenti gli arcipreti di Balerna e Mendrisio, rispettivamente don Gian Pietro Ministrini e don Angelo Crivelli. Notevole e forse anche un po’ inaspettato – hanno sottolineato – il consenso registrato lo scorso anno con la colletta natalizia a favore del progetto Casa Astra. La popolazione guarda con favore a questo “tetto” sotto il quale gli ospiti stanno da una notte fino a 2 anni (nell’esperienza maturata fino ad oggi). “È ora che impariamo a sfatare il mito della persona problematica – ha commentato Maria Invernizzi, fondatrice e membro del gruppo di gestione di Casa Astra – tutti noi nel corso della vita possiamo trovarci in difficoltà, stare male. Non deve esserci distanza fra chi ha bisogno e chi si sente bene”.